Intervista al CEO di BISON Ulli Spankowski – Parte 2: La DeFi è Avvincente e Come le Crypto Rendono Tutto Collegabile

Gary McFarlane
| 15 min read
Ulli Spankowski, CEO di BISON app, CDO della Borsa di Stoccarda e fondatore di Sowa Labs

Ecco la seconda e ultima parte dell’esclusiva intervista di Cryptonews a Ulli Spankowski, a capo del dipartimento degli asset digitali della Borsa di Stoccarda, fondatore di Sowa Labs e dell’app BISON di cui è CEO.

Nella prima parte dell’intervista, disponibile qui, Ulli ha coperto temi che vanno dalle leggi, il quadro generale dei MiCA (Markets in Crypto Assets) framework, la grande opportunità per l’Europa rappresentata dalle crypto e del futuro delle stablecoin.

In quest’ultima parte della conversazione, Ulli, tra le altre cose, parla di DeFi. Ne descrive il potenziale di disintermediazione come “abbastanza avvincente” seppure ritenga il suo futuro sviluppo legato alla capacità di risolvere il problema del: “su chi mi rifaccio se qualcosa va storto?”.

Secondo Ulli, al contrario degli exchange centralizzati che hanno avuto il tempo e l’esperienza per diventare resistenti alla crisi, lo stesso non si può dire dei molti attori in ambito DeFi. Aggiungi poi le avversità legate alla centralizzazione e per Ulli ci vorrà tempo prima che si possa assistere a un’adozione istituzionale dello strumento.

A proposito dell’uso della blockchain in finanza per abbattere i costi sostiene che ci siano degli elementi interessanti. Però, bisogna prima considerare a grandi linee come sarà impiegato il processo di tokenizzazione per sbloccare il valore insito tra i settori coinvolti. Per Ulli “Non si tratta solo di possedere cose in un modo diverso, ma di determinare come questi elementi diventeranno collegabili tra loro”.

Al centro della rivoluzione della tecnologia DLT (Distributed Ledger Technology) ci sarà la “simbiosi tra i servizi della finanza tradizionale e i servizi non finanziari, combinando tra loro servizi, per così dire, del settore produttivo reale e del settore finanziario”.

Dal settore dell’automotive ai programmi di fidelizzazione passando dal marketing, Ulli descrive come le crypto e le applicazioni come gli NFT possono determinare il cambiamento. Sostiene che il metaverso è un fatto, ma ci vorrà tempo prima che possa esprimere tutto il proprio potenziale. Però, questo potrebbe avvenire già nei prossimi cinque anni.

Per quanto riguarda l’app BISON ha descritto la strategia per le quotazioni, rivelando che le attuali 10 sono destinate a raddoppiare.

Noto per il suo approccio cauto e attento nella scelta delle crypto da quotare sull’exchange, Ulli ha spiegato il motivo di questo approccio visto il rapporto con molti partner istituzionali. A maggio l’app BISON ha firmato un accordo con DEGIRO, uno tra i maggiori broker in Europa, permettendo di includere nella loro offerta di titoli anche le crypto.

Date le condizioni di mercato, considera che entro i prossimi 10 mesi si potrà vedere la luce in fondo al tunnel. D’altra parte considera che l’attuale crisi energetica possa impattare negativamente sull’economia reale.

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GM: Credi che la DeFi possa essere adottata dalle principali istituzioni finanziarie? Oppure credi che saranno solo i nuovi attori nativi crypto a operare in settori derivati dalla finanza? O credi che i due ambiti possano lavorare insieme?

US: Credo che la DeFi sia un concetto fantastico. L’idea di doversi affidare sempre meno a un intermediario è piuttosto avvincente.

Però, se pensi a come vanno le cose per la finanza tradizionale istituzionale, rimane pur sempre una questione aperta: su chi mi rifaccio? Se le cose dovessero andare storto, come faccio a riavere i miei soldi? A chi posso fare causa per chiedere un risarcimento?

Ci sono alcuni protocolli e progetti DeFi che hanno già iniziato a porsi il problema, hanno dei parametri che rispettano le regole, insomma, non è il Far West.

Ma in generale, credo che la DeFi sia ancora un affare a livello B2C e peer-to-peer a livello retail e non sia ancora a livello istituzionale. Credo che l’adozione istituzionale arriverà nei prossimi anni quando si sarà risolto il problema “su chi mi rifaccio”.

Gli investitori istituzionali su ampia scala non hanno bisogno di fare profitti nell’ordine del 20/25%, si accontentano anche del tre o sette percento, in base al rischio che sono disposti a sostenere.

Per questo ritengo che si tratti più di una questione amatoriale. Se pensiamo agli attori istituzionali, la DeFi sarà più indicata per risolvere questioni come il market making automatizzato, oppure legate agli asset non tipicamente bancari o con alti livelli di scambio, però non vedo un forte coinvolgimento istituzionale al momento.

Inoltre, la DeFi non è immune alla crisi, come lo sono gli exchange centralizzati che sono sul mercato da almeno 10 anni, come nel caso di entità come Bitstamp. Ci sono state diverse crisi e bancarotte negli ultimi 5/10 anni e questi exchange le hanno superate tutte.

Lo stesso non si può dire in ambito DeFi in cui ogni settimana sentiamo parlare di un’altro bridge che è stato hackerato o si presenta un altro problema per colpa della mancanza di trasparenza per quanto riguarda governance e centralizzazione.

 

Gary McFarlane (GM): Se ci occupiamo di tecnologia distributed ledger (DLT) in maniera più ampia e di come possa abbattere i costi di gestione interna, scopriamo che molti attori istituzionali come JP Morgan hanno colto il vantaggio. Credi che ci potrà essere un futuro in questo senso o pensi che non si possa superare l’ostacolo dei problemi di interoperabilità tra sistemi bancari e di gestori di fondi in concorrenza tra loro?

Ulli Spankowski (US): Per le istituzioni questo rappresenta un problema, ognuna cerca di avere una tecnologia proprietaria per la blockchain e inoltre si torna indietro alla questione originaria, “su chi ti puoi rifare se le cose vanno male?”.

Quindi puoi operare solo con un numero ristretto di partecipanti che, diciamo, gestisce attivamente il sistema? Sistema che funziona solo se tutti di fatto accettano la tua soluzione. E inoltre, in che modo il sistema interagisce con altri mercati aperti che usano altre migliaia di persone?

Credo che ci possano essere delle occasioni per quanto riguarda la regolamentazione di alcuni ambiti del settore bancario, in cui hai davvero ampi margini di manovra e che sono controllati interamente da un’istituzione. Ma in generale credo che a prendere piede saranno soprattutto le blockchain aperte. Pensa in particolare a Ethereum, il sistema degli smart contract, i pagamenti e le soluzioni di pagamento. Credo che i sistemi aperti abbiano maggiori probabilità di successo rispetto ai sistemi chiusi tipici delle grosse istituzioni.
 

GM: Quali settori credi pronti per sfruttare il potenziale rivoluzionario della tecnologia blockchain al di là del settore industriale?

US: Credo, per esempio, che mobilità ed energia siano i settori in grado di cogliere al meglio il potenziale della blockchain, ma ritengo che la sua adozione sarà ben più ampia una volta che sempre più settori saranno in grado di integrarla ai propri processi produttivi. Si tratta di un processo integrato, dove in un’unica soluzione DLT si possono combinare proprietà, termini di contratto, di pagamento. E questo è l’aspetto più interessante. Del resto credo che sia a questo che porterà il web 3.0.

Per me la blockchain è un nuovo livello nello sviluppo di internet, in cui non solo puoi consumare ma anche partecipare, in un certo modo, al processo produttivo di internet, e puoi anche trarrne un vantaggio economico.

Se pensi alla tua identità digitale, ai dati che chiunque espone e che le grandi corporation assimilano da noi, forse potremo controllarli e riuscire a farci dei soldi con i nostri dati.

Perciò credo che si tratti di una combinazione tra settore finanziario e servizi finanziari in ambiti completamente diversi, come l’industria automobilistica e la mobilità che ho citato prima.

Mi piace l’esempio di una versione tokenizzata dei parcheggi, in cui la tua auto ha un chip inserito che ti permette di entrare e uscire ed effettuare il pagamento in modo automatico. Non è poi così fantascientifico.

La cosa davvero interessante è che puoi essere di fatto il proprietario del posto nel parcheggio oppure, grazie alla tokenizzazione, puoi diventare proprietario solo di una parte del posto auto. Quante più auto se ne servono, tanto più si possono fare soldi. Forse mi interesso di automobili perché in Germania i settori della mobilità e dell’energia possono davvero ottenere un vantaggio dalla tokenizzazione.
 

GM: Collegi questa visione della tokenizzazione a come credi possa essere impiegata la tecnologia blockchain anche a tutti i settori, ma credi che ce ne siano alcuni più adatti di altri?

US: Potenzialmente sì. Inoltre ci sono anche diversi livelli di connessione. Se pensi agli NFT è possibile credere che il settore del branding e del marketing cambino completamente.

I programmi fedeltà del passato adesso sono qualcosa di completamente nuovo, se pensi agli NFT come un titolo di proprietà in condivisione di qualcosa che può essere ripartito tra diversi intestatari. Non si tratta solo dei programmi fedeltà, ma si può iniziare da qui in maniera attiva per poi concentrarsi su qualcos’altro.

Inoltre ha un potenziale maggiore rispetto ai semplici programmi fedeltà in cui collezioni miglia, per esempio. In definitiva ti permette di partecipare attivamente come fan o supporter, e di ottenere veri benefici da questo maggiore coinvolgimento.

Poi ci sono le generazioni dei più giovani che sono completamente immersi in questo mondo e vivono sempre di più la loro vita parallela online. Mentre la nostra generazione è venuta su con Facebook, i giovani vivono completamente immersi in una realtà tipo Second Life, dove puoi fare acquisti, consumare e persino ricevere le consegne in tempo reale.

In pratica è come se si trattasse di un Amazon su tre livelli: capisci, vivi in un mondo che di fatto ti piace e in cui consumi e in un secondo momento puoi persino ricevere a casa i prodotti fisici associati.
 

GM: Stavo proprio per arrivare al metaverso. Ne hai appena parlato, quindi credi che si tratti di qualcosa di più di semplice hype. È qualcosa di reale che succederà su internet, le cose andranno in quella direzione?

US: Sì, credo che apra a una nuova prospettiva su cose come i programmi fedeltà e il coinvolgimento dei fan. Inoltre, avrà un impatto importante sul modo di fare marketing in futuro. Non si tratta solo di fare le cose in modo diverso ma di come questi elementi si potranno collegare tra loro.
 

GM: E credi che la tecnologia in quest’ambito sarà colonizzato dalle grandi big tech americane? Credi che l’Europa sarà in grado di sfruttare il vantaggio competitivo della propria regolamentazione crypto e possa iniziare a coglierne i frutti?

US: Vedi bene come queste compagnie stiano cercando a tutti i costi di prendervi parte. E così è, pensa per esempio a Meta e Facebook e dello sforzo che hanno fatto, lo sai, per cambiare il modello di business per farne parte; pensa alle compagnie che hanno fatto il salto, tutti questi marchi del lusso, che hanno fatto il loro ingresso nel metaverso per conquistare i propri clienti lì e agganciarli. Credo che sarà davvero una cosa davvero importante.

Tuttavia, non credo che sarà qualcosa di cui vedremo gli effetti l’anno prossimo. Invece credo che ci vorrà del tempo per svilupparla. Credo invece che ci vorranno almeno altri cinque anni prima che il metaverso entri davvero in funzione.

Però credo pure che in futuro ci sarà maggiore consapevolezza di tutto questo. Così immagino che la blockchain ci servirà anche per quanto riguarda i dati e l’identità personale o come ci muoveremo e comporteremo nel metaverso.
 

GM: Tornando al tuo settore d’affari. A BISON, come fate a determinare quali asset crypto quotare? È chiaro che la liquidità è un fattore determinante, ma quali sono gli altri criteri che entrano in gioco?

US: L’interesse dei consumatori e, chiamiamola così, la capitalizzazione di mercato sono elementi centrali, inoltre dato che siamo un’istituto interamente regolamentare, dobbiamo accertarsi che si compiano tutti i criteri normativi di pertinenza di quel progetto crypto. Questo può riguardare le ‘travel rules’, cioè l’analisi della chain per il tracciamento delle crypto necessaria per rispondere ai requisiti di legge.

Dato che offriamo al cliente il servizio della custodia, dobbiamo anche poter garantire soluzioni di deposito sicure per quelle coin che i clienti non vogliono tenere personalmente in portafoglio.

Ci occupiamo anche di tassazione, come i nostri clienti potrebbero essere tassati, chi c’è dietro i protocolli, ci sono aspetti legati a parti o collaboratori di cui non siamo al corrente? 

Abbiamo creato un modello di quotazione molto solido che funziona bene. La quotazione di nuovi clienti non avviene alla cieca. Richiede tempo. Inoltre abbiamo i nostri dipartimenti legali dedicati che devono inoltre esprimersi sulle quotazioni.
 

GM: Ci sono molti aspetti da considerare, è una specie di campo minato. Ma d’altra parte, alcune compagnie rischiano di essere tagliate fuori se non sono abbastanza veloci da capire a quali coin si associa il maggior volume di trading. Voi invece siete più nello stile di Rolls-Royce, o Daimler Benz in questo settore, date priorità alla qualità rispetto alla quantità e preferite una corretta due diligence rispetto alla velocità?

US: Sì, è esattamente quello che stiamo cercando di fare, ma ci concentriamo anche nel farlo in fretta. Ma se guardi i nostri clienti e i partner con cui lavoriamo, o vuoi lavorare con loro, scopri che sono persino più lenti di noi. A livello istituzionale il livello di sicurezza deve essere massimo.

Per esempio, a maggio abbiamo annunciato l’accordo con DeGiro, che è uno tra i maggiori broker in Europa, e adesso loro si servono dei nostri servizi per aggiungere l’offerta di crypto ai propri clienti.

Esattamente per questo motivo era necessario che tutto fosse in regola e totalmente legittimo. Questi partner sono molto più attenti alla compliance che ad avere migliaia di token in listino.  

 

GM: Facciamo un passo indietro per avere una visione più ampia, come immagini il mercato delle crypto e il settore in generale tra cinque o dieci anni? Credi che ci saranno progressi nei pagamenti? O che non ci sarà futuro per i pagamenti lato consumer? Oppure, si svilupperà di più l’ambito dei pagamenti del settore industriale, per esempio saranno le infrastrutture o le imprese a servirsi di questa tecnologia?

US: Per prima cosa, per quanto riguarda il settore crypto, ritengo che sarà molto più regolamentato e istituzionalizzato, intendo che vedremo entrare in questo ambito i maggiori player tradizionali.

Quando si parla di asset digitali e di quello che si può davvero fare con blockchain e DLT (distributed ledger technology), mettiamo tra 10 anni, io vedo una maggiore connessione tra ambiti che non sono mai stati vicini tra loro finora, come ho già detto prima.  

Ci sarà una simbiosi tra i servizi della finanza tradizionale e i servizi non puramente finanziari, che combineranno, chiamiamolo così, il mondo reale con il settore finanziario e un gran numero di nuovi mercati, con nuovi asset da poter scambiare, in ambito artistico, automobilistico, immobiliare, o fai tu, che si muoveranno in quella direzione. Questo significa che i portafogli degli asset digitali saranno sempre più diversificati e vasti. La tecnologia crypto permetterà di ampliare i confini dell’economia reale che in cambio sarà connessa coi servizi finanziari per mezzo della blockchain.  

 

GM: Cosa mi dici del rischio che il settore deve affrontare nel caso di una regolamentazione, mettiamola così, fin troppo zelante, proibizioni o altre minacce? E dove credi che il mercato si dirigerà nel breve periodo, dov’è il limite?  

US: Credo che ci sia sempre un rischio inevitabile per quanto riguarda la sicurezza, la violazione dei dati, ecc.

Ma il rischio maggiore è un eccesso di regolamentazione. Se dovessimo mai arrivare alla situazione in cui i mercati finanziari crollassero come è successo nel 2008 e le criptovalute avessero un ruolo nella determinazione del rischio sistemico, è probabile immaginare che seguirebbe una regolamentazione eccessiva.  

Ecco perché mi auguro che tutti noi del settore ci impegniamo a dare il massimo senza essere troppo concentrati sull’unico obiettivo della generazione di profitto, ma dovremmo tutti tenere a mente che abbiamo bisogno di una struttura tecnica e regolamentare solida.  

Se riusciremo nell’obiettivo, credo che le crypto cambieranno le regole del gioco. Ma si rischia che le criptovalute vengano vietate in alcuni paesi, e di fatto lo sono in alcune regioni. Quindi si tratta di un rischio reale. Io non credo, ora che esiste il MiCa, che l’Europa possa diventare uno di questi paesi.  

Di fatto credo che l’Unione Europea sia abbastanza intelligente da comprendere, come ho detto prima, che le crypto creeranno molte opportunità per l’UE e nella creazione di posti di lavoro.   

Ma certo, la proibizione o una legislazione altamente restrittiva in altri paesi del mondo potrebbe rappresentare un problema.   

Forse continuando così, se Bitcoin riuscirà a riscuotere grande successo e diventerà davvero la moneta internazionale, allora credo che avremo un problema perché sarà il momento in cui gli Stati vedranno una minaccia alla loro sovranità nazionale.  

In verità non credo che possa succedere, cioè che Bitcoin diventi una valuta scambiata a livello mondiale come il dollaro o l’euro. Ma se questo dovesse succedere di per sé, non importa quanti tentativi si volessero fare per vietarlo e che inevitabilmente fallirebbero per ragioni tecnologiche, questo sarebbe un evento davvero rivoluzionario.

E riguardo a quale possa essere il limite, è difficile rispondere ma da un punto di vista europeo è certamente collegato alla crisi energetica che a sua volta dipende dalla situazione ucraina, quindi tutto dipende da cosa succederà lì.

Forse stiamo assistendo a un calo dell’attività economica nell’economia reale nel prossimo futuro e questo potrebbe persino determinare un ulteriore calo del mercato. Ma io mi sforzo di guardare oltre e dico che questo inverno crypto durerà forse ancora 9 o 10 mesi.