La Cina istituirà un nuovo regolatore finanziario nell’ambito di una riforma radicale

Sauro Arceri
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Stamane l’agenzia di stampa tedesca Reuters ha pubblicato la notizia che La Cina istituirà un nuovo organismo di regolamentazione finanziaria con l’obiettivo, secondo gli analisti, di consolidare la supervisione e colmare le lacune delle molteplici agenzie che attualmente controllano il settore dei servizi finanziari, che ha un valore complessivo di trilioni di dollari.

Il governo istituirà anche un ufficio responsabile del coordinamento della condivisione e dello sviluppo delle risorse di dati. Il nuovo ente regolatore finanziario sostituirà la China Banking and Insurance Regulatory Commission (CBIRC) e porterà la supervisione dell’industria, escluso il settore dei titoli, in un organismo alle dirette dipendenze del Consiglio di Stato, o gabinetto.

La proposta di istituire il nuovo regolatore, la National Financial Regulatory Administration, è stata presentata al parlamento cinese durante la riunione annuale di martedì.

Attualmente, il settore finanziario cinese è supervisionato dalla People’s Bank of China (PBOC), dalla CBIRC e dalla China Securities Regulatory Commission (CSRC), con la responsabilità generale del Comitato per la Stabilità Finanziaria e lo Sviluppo del Gabinetto. Secondo il nuovo piano, le responsabilità del CBIRC passeranno alla nuova amministrazione insieme ad alcune funzioni della banca centrale PBOC e dell’autorità di regolamentazione dei titoli CSRC.

Troppi regolatori, molte lacune


L’istituzione del nuovo organismo di regolamentazione finanziaria avviene nel momento in cui Pechino cerca di arginare le grandi istituzioni societarie e finanziarie che possono comportare rischi sistemici attraverso l’arbitraggio normativo tra più autorità. Negli ultimi due anni, infatti, una serie di imprese private in Cina, tra cui il gigante fintech Ant Group, sono finite sotto l’esame di diversi organi di controllo dopo anni di approccio normativo improntato al “laissez-faire”.

Citigroup ha affermato in una nota di ricerca che le lacune normative dovute alla presenza di “molteplici regolatori” potrebbero essere colmate con l’istituzione del nuovo organismo. La sovrapposizione dei regolamenti finanziari inoltre, soprattutto a livello locale, dovrebbe essere ridotta.

La scossa normativa arriva anche dopo che il presidente Xi Jinping, che a ottobre ha rotto i record precedenti conquistando il terzo mandato consecutivo da leader, ha rinnovato la scorsa settimana il suo appello per ambiziose riforme del Partito Comunista e delle istituzioni statali.

Il Congresso Nazionale del Popolo (NPC), che si concluderà lunedì, confermerà anche una lista di nuovi leader, tra cui Li Qiang, che sarà il prossimo premier, in quello che si prospetta come il più grande rimpasto di governo degli ultimi dieci anni. Nell’ambito del più ampio rinnovamento del governo annunciato martedì, il personale delle istituzioni statali di livello centrale sarà ridotto del 5%.

“Si potrebbe certamente sostenere la necessità di un migliore coordinamento tra le autorità di regolamentazione, ma un’intera nuova super amministrazione di regolamentazione potrebbe non essere la soluzione”, ha affermato Fraser Howie, autore di diversi libri sul sistema finanziario cinese. “Ma la centralizzazione del potere piace a molti in Cina”.

La legislatura voterà il piano di riforma istituzionale venerdì.

Rafforzare la supervisione


Secondo il piano, la nuova amministrazione “rafforzerà la supervisione istituzionale, dei comportamenti e delle funzioni”. La supervisione sarà “penetrante” e “continua”, si legge nel piano proposto.

Li Nan, professore di finanza presso la Shanghai Jiaotong University, ha dichiarato che nell’attuale assetto, la CBIRC combinava le funzioni che negli Stati Uniti sono equivalenti a quelle esercitate dall’Office of the Comptroller of the Currency (OCC) e dalla Federal Deposit Insurance Corp (FDIC), con un certo ruolo di regolamentazione svolto dalla banca centrale.

“Ora tutte queste funzioni di regolamentazione saranno affidate al nuovo ufficio, che è fondamentalmente il CBIRC con un ruolo di regolamentazione ripreso dalla PBOC e dalla CSRC, il che ha perfettamente senso”, ha affermato Li Nan, poi ha aggiunto: “e la PBOC si concentrerà maggiormente sulla politica monetaria, in modo simile a quanto fa la Fed”.

Secondo il piano, le nove filiali regionali della PBOC saranno abolite e sostituite da 36 filiali in tutto il paese, invertendo una riforma attuata nel 1998 che aveva rispecchiato il sistema della Federal Reserve statunitense.

Separatamente, alcune fonti hanno dichiarato che la Cina potrebbe riattivare la Commissione Centrale per il Lavoro Finanziario (CFWC), un organo di supervisione del settore di alto livello che dipende direttamente dalla leadership del Partito Comunista, la cui decisione potrebbe essere rivelata dopo la sessione parlamentare.

Regolatore dei dati


L’ufficio dati proposto nel piano sarà gestito da un ente statale di particolare rilevanza, la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e la Riforma (NDRC), e assorbirà alcune delle funzioni dell’Ufficio della Commissione Centrale per gli Affari del Cyberspazio, che ha il compito di supervisionare Internet in Cina.

Le funzioni del nuovo ufficio comprenderanno lo scambio di risorse informative tra settori industriali e la promozione delle città intelligenti.

Negli ultimi anni la Cina ha rafforzato la sorveglianza sui dati, nella convinzione che questi siano diventati una risorsa economica strategica, e preoccupata che la loro raccolta incontrollata da parte delle aziende private possa permettere a entità rivali di adoperare le informazioni sulle infrastrutture e su altri interessi nazionali come “armi” contro lo Stato.

Pechino ristrutturerà anche il suo Ministero della Scienza e della Tecnologia per concentrare le risorse sul raggiungimento di progressi, fronteggiando gli sforzi degli Stati Uniti per bloccare l’accesso cinese alle tecnologie chiave, come ad esempio le criptovalute e il settore Blockchain. Verrà inoltre istituita una Commissione Centrale per la Scienza e la Tecnologia, aumentando il controllo del Partito Comunista sul settore.

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