Addio Paxful: Chiude un altro exchange P2P e se ne va un pezzo di storia crypto

Marcello Bonti
| 3 min read

L’exchange crypto peer-to-peer Paxful non ha retto alle implacabili pressioni dell’attuale incertezza dei mercati.

Martedì Ray Youssef, fondatore e CEO di Paxful, ha annunciato la sospensione dell’attività del marketplace, dichiarando: “Oggi Paxful sospenderà l’attività. Non sappiamo se riaprirà”.

La baracca chiude, quindi, ma rimane in funzione per il momento il servizio di selfcustody, Paxful Wallet. In questo modo i clienti potranno accedere ai propri fondi e prelevarli. Il CEO ha insistito che la priorità rimane tutelare i beni dei clienti per l’azienda e ha aggiunto:

  • “Tutti i fondi dei clienti sono rendicontati. Vi preghiamo di ritirarli e, se potete, di tutelarvi.”

La corsa agli sportelli ha determinato i prevedibili rallentamenti e gli utenti hanno lamentato la lentezza delle transazioni. Il CEO ha assicurato che anche questo problema sarà risolto, giustificandolo con un sovraccarico del database.

Tutelare gli utenti è la priorità


L’azienda consiglia di utilizzare cold wallet come Exodus e Muun, cioè dei veri e propri device per conservare le proprie crypto.

Paxful si sta impegnando per offrire alternative ai clienti non residenti negli USA, come piattaforme peer-to-peer (P2P) alternative, nel caso degli utenti dell’area meridionale (America Latina, Africa, Asia e Oceania), l’alternativa suggerita è Noones.

Un’altra opzione proposta per i clienti africani è Bitnob, una piattaforma P2P con sede in Nigeria che consente agli utenti di acquistare, conservare e investire in Bitcoin (BTC).

Due (o tre) i problemi principali


Youssef ha riconosciuto che la notizia può aver destabilizzato molti. Ma, pur ammettendo di comprendere le ragioni della sorpresa, ha dichiarato di non poter “condividere ora l’intera vicenda”.

Quello che Youssef ha detto è:

“Purtroppo alcune persone chiave hanno lasciato la compagnia. Inoltre le sfide normative del settore continuano a crescere, specie nel mercato peer-to-peer e soprattutto negli Stati Uniti.”

In un’intervista su Twitter Spaces, Youssef ha dichiarato che “un quarto degli impiegati dell’azienda si occupano di compliance”, ma che “anche così non basta per accontentare lo Zio Sam” (riferendosi al governo statunitense).

Continuare a operare bloccando solo i clienti degli Stati Uniti non era un’opzione praticabile, dato che l’azienda non aveva personale sufficiente per farlo, ha detto Youssef.

Oltre a questi problemi, Youssef ha fatto riferimento a una causa intentata da un co-fondatore di Paxful contro il CEO e la stessa azienda. Anche se Youssef non ha detto apertamente chi sia questa persona, è noto che dallo scorso gennaio è stato depositato un fascicolo giudiziario a nome del querelante Artur Schaback.

Sembra che questi problemi siano stati una tempesta abbastanza forte da far affondare l’intera nave. Secondo le parole dell’amministratore delegato, la società sta lavorando per risolverli, ma ha deciso di adottare “l’opzione più sicura” e di chiedere ai suoi clienti di rivolgersi altrove per il trading e la custodia dei propri asset.

Youssef ha anche assicurato che non incasserà i propri BTC fino a quando i clienti non avranno ritirato i propri depositi.

Lo scorso 29 marzo Paxful, fondata nel 2015, aveva dichiarato che avrebbe rimborsato gli utenti del programma Earn che non hanno visto maturare gli interessi sui loro fondi dopo la dichiarazione di fallimento di Celsius.

“Ho preso personalmente provvedimenti e rimborserò tutti gli utenti Paxful coinvolti: i fondi di Celsius saranno disponibili nel Paxful Wallet nel corso di questa settimana.”

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