Al debutto il wallet digitale europeo – Che ripercussioni avrà per le crypto?

Massimo De Vincenti
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Il wallet per l’identità digitale – European Digital Identity Wallet (o EUDI) –  è la grande novità che cambierà per sempre l’identità digitale in Italia e in Europa. Il nuovo wallet era stato ipotizzato a partire da giugno 2021 poi il 15 marzo 2023 il parlamento europeo ha votato 418 a 103 (con 24 astensioni) a favore del mandato di negoziazione con gli Stati membri dell’Unione europea per la sua realizzazione.

Che cos’è l’EUDI?


Come riportato da blog.osservatori.net, l’obiettivo dell’EUDI è la creazione di un’app che permetta all’utente di avere il pieno controllo dei dati, decidendo quali informazioni condividere e con quali soggetti.

L’app dovrà garantire la sicurezza delle informazioni nel momento di utilizzo del wallet (considerando che i dispositivi possono essere smarriti o rubati), e la chiarezza dei processi di condivisione e utilizzo dei dati, così che gli utenti possano prendere decisioni consapevoli e informate.

I documenti d’identità, le tessere sanitarie, i certificati e molti altri documenti potrebbero presto essere archiviati digitalmente in un’applicazione per smartphone per tutti i cittadini dell’UE.

Secondo una dichiarazione ufficiale del Parlamento europeo, il sistema consentirebbe ai cittadini di identificarsi e autenticarsi online senza affidarsi a grandi fornitori commerciali come Apple, Google, Amazon o Facebook.

Il nuovo quadro normativo consentirà ai cittadini dell’UE l’accesso digitale ai principali servizi pubblici in tutta l’Unione.

I legislatori europei hanno fissato un obiettivo ambizioso per questo nuovo “portafoglio”, puntando all’adozione da parte dell’80% della popolazione entro il 2030.

Questo obiettivo potrebbe essere raggiunto imponendo che il wallet sia supportato dai servizi di e-government e dalle aziende che hanno l’obbligo legale di identificare i propri clienti attraverso i controlli Know Your Customer – KYC

All’interno dell’EUDI si potranno trovare diverse identità digitali, come la versione dematerializzata di documenti d’identità ma anche diverse attestazioni certificate e non-certificate.

Attenzione però, il digital wallet non sostituirà le identità digitali nazionali, ma le integrerà aggiungendo funzionalità, contenendo documenti (es. patente) e attestazioni (es. l’attestazione elettronica di attributi, come  diplomi universitari, titoli professionali, permessi e licenze pubbliche, dati finanziari e aziendali).

Oltre a questo potrà contenere attributi di vario tipo (es. iban). Quanto visto fino ad ora potrà essere condiviso su scelta del proprietario con chi ne ha necessità, permettendo un controllo capillare della diffusione dei propri documenti.

Quali sfide deve affrontare l’EUDI?


Il wallet dell’UE, come le attuali carte d’identità elettroniche in Germania e in altri Paesi europei, sarà difficilmente adottato dai cittadini se non offre casi d’utilizzo interessanti.

La sfida, come riportato da Cointelegraph, consisterà nel rendere più semplice ed efficiente l’interazione con i servizi pubblici e le amministrazioni, consentendo processi di autenticazione e verifica, soprattutto nel settore privato.

Secondo Clemens Schleupner, responsabile delle politiche per l’identità digitale e i servizi fiduciari presso l’associazione digitale tedesca Bitkom, la possibilità di memorizzare i documenti d’identità elettronici su uno smartphone per utilizzarli online, nonché di digitalizzare patenti di guida, tessere sanitarie, passaporti, biglietti, pagelle scolastiche, carte di credito, certificati di affiliazione e così via, e di combinarli in un unico wallet, potrebbe avere un potenziale di mercato di massa.

Cosa cambierà per le crypto?


Chiariamo subito una cosa, il wallet o portafoglio di identità digitale non ha nulla a che fare con il wallet crypto ma potrebbe avere ripercussioni sulle nostre registrazioni online dove venga richiesta una procedura di KYC.

Come riportato da Cointelegraph, il Comitato dell’UE per l’Industria, la Ricerca e l’Energia ha incluso anche uno standard per le prove a conoscenza zero (ZK-proof) nei suoi emendamenti sull’eID.

Secondo Stein, questa tecnologia, che consente la divulgazione selettiva di alcune informazioni, come ad esempio la rivelazione della sola età, potrebbe diventare una funzione fondamentale del portafoglio dell’UE.

Sebbene gli ZK-proof consentano l’anonimizzazione dei dati personali, Schleupner vede due sfide.

In primo luogo, gli ZK-proof sono “una nuova tecnologia e possono sorgere vulnerabilità se non vengono implementati correttamente” e, in secondo luogo, “molti casi d’uso non sono ancora stati valutati in modo definitivo”.

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