Nuova proposta del Comitato di Basilea sulle crypto

Fredrik Vold
| 2 min read

 

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Fonte: Adobe/Georg Hummer

Dopo aver ricevuto critiche da parte degli operatori del settore l’anno scorso per essere troppo conservatori, un comitato della Bank for International Settlements (BRI), ha proposto un limite a quanta esposizione possono avere le banche tradizionali alle criptovalute “dove non c’è controparte”.

Le banche possono avere massimo 1% delle riserve in crypto

Secondo un nuovo rapporto di consultazione del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria della BRI, il limite di esposizione per le banche dovrebbe essere fissato all’1% del “capitale di classe 1”, ovvero il capitale detenuto nelle principali riserve di una banca.

La BRI afferma che il limite proposto si applica a tutte le criptovalute che sono considerate non bancabili o che “non hanno controparte”. Inoltre il rapporto di BIS afferma che un esempio di tale asset è bitcoin (BTC).

Il limite dell’1% si applicherà all’esposizione totale, il che significa che una banca che ha già lo 0,5% del suo capitale in BTC può avere al massimo un altro 0,5% investito in un altro criptoasset non garantito.

Il limite dell’1% proposto è un tentativo di allineare le regole per l’esposizione delle banche alle criptovalute con quelle che si applicano ad altre aree di attività per le banche. Ad esempio, alle banche è vietato avere un’esposizione troppo ampia verso una singola società nel caso in cui tale società fallisca.

“Le regole per le grandi esposizioni del quadro di Basilea non sono progettate per catturare grandi esposizioni verso un tipo di attività, ma verso singole controparti o gruppi di controparti collegate”, afferma il rapporto. Ha aggiunto che ciò implica “ad esempio, nessun ampio limite di esposizione sulle criptovalute in cui non esiste una controparte, come Bitcoin”.

L’ultima relazione della BRI è la seconda di questo tipo prodotta dall’organismo internazionale

Nel rapporto originale del giugno dello scorso anno, il Comitato ha affermato che le criptovalute non supportate presentano “rischi aggiuntivi e maggiori” rispetto alle criptovalute supportate come le stablecoin e i real asset tokenizzati.

In pratica, le regole originariamente proposte significavano che le banche avrebbero dovuto aumentare le proprie riserve di capitale per conformarsi, il che all’epoca portò la Global Financial Markets Association (GFMA) a definirle “eccessivamente conservatrici”.

Secondo la nuova proposta, le regole sono più flessibili per le criptovalute in cui esiste un derivato come un mercato a termine o un ETF, che offre alle banche la possibilità di coprire la propria esposizione.

Per il momento, esiste un mercato dei derivati relativamente liquido e regolamentato sia per bitcoin che per ethereum (ETH) a livello globale.

Il Comitato è ora alla ricerca di commenti sulle regole proposte, con scadenza a fine settembre.
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