BlockFi continua a perdere pezzi! Impossibile vendere la piattaforma di lending

Marcello Bonti
| 2 min read

Il lender crypto Blockfi che di recente è fallito, ha chiesto in tribunale l’autorizzazione alla vendita della sua attività di lending per cercare di recuperare i fondi necessari per rimborsare i creditori.

Si tratta di un ultimo disperato tentativo, dal momento che BlockFi ha già cercato di vendere sul mercato la propria attività, senza riuscirci. Non sono infatti arrivate offerte di valore adeguato da potenziali acquirenti.

BlockFi cerca di liquidare l’attività di lending


Il lender in bancarotta ha comunicato il piano di ristrutturazione secondo quanto previsto dalla procedura di fallimento assistito, Chapter11. I documenti sono stati presentati lo scorso venerdì presso il Tribunale fallimentare degli Stati Uniti a Trenton, nel New Jersey.

L’azienda intende chiedere l’approvazione del piano anche ai clienti e agli altri creditori, ma l’approvazione finale è tutta nelle mani del tribunale.

BlockFi ha avviato la procedura fallimentare lo scorso novembre, da allora la mancanza di controfferte dipende, secondo la compagnia, dall’aggravarsi delle condizioni normative sulle crypto che preoccupano i potenziali acquirenti.

Gli avvocati che rappresentano la compagnia fallita hanno spiegato che la mancanza dei requisiti normativi negli USA rende più rischiosa la transazione per l’acquisto della piattaforma. Insomma, comprare BlockFi, anche a prezzo stracciato, non risulterebbe conveniente e non garantirebbe valore sufficiente per ripagare le parti coinvolte.

La compagnia ha quindi optato per la procedura di autoliquidazione. Si tratta di un’operazione con la quale i debitori, cioè la compagnia fallita, ripaga con i beni della società i propri creditori. I termini di questa autoliquidazione sono descritti nel piano che è stato presentato in tribunale.

Le richieste di risarcimento contro FTX crescono


Inoltre, BlockFi ha spiegato che buona parte dei crediti attualmente bloccati e che dovrebbero ripagare le controparti coinvolte nel fallimento, sono attualmente bloccate presso terzi.

Tra le entità che detengono la maggior parte degli attivi di BlockFi ci sono nomi noti tra le compagnie che sono capitolate nel corso dell’ultimo anno, o poco meno.

Tra questi c’è l’exchange FTX, la sua associata Alameda Research, l’hedge fund Three Arrows Capital (3AC), la holding di Sam Bankman-Fried Emergent e il broker di commodity Marex.

Quando l’anno scorso BlockFi lottava per tenersi a galla aveva ricevuto una speciale offerta di prestito da parte di FTX. Il contratto di tipo revolving, quindi non estinguente, da 250 milioni di dollari avrebbe dovuto permettere alla compagnia di risalire la china. Sappiamo tutti che le cose non sono andate come promesso. Tutte insieme, FTX, Alameda, 3AC, Emergent e Marex devono a BlockFi circa 1 miliardo di dollari.

Inoltre, un giudice statunitense ha stabilito che i beni presenti nei conti deposito di BlockFi non possono essere considerati proprietà dei creditori.

Al lender crypto è stato ordinato di annullare tutte le transazioni in sospeso causate dagli utenti nel tentativo di spostare gli asset dopo che la società ha bloccato i prelievi lo scorso anno.

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