Coinbase approda alla corte suprema USA – Ecco cosa è successo!

Sauro Arceri
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Oggi la Corte Suprema degli Stati Uniti ascolterà le argomentazioni relative agli sforzi di Coinbase di spostare due cause collettive contro di lei verso l’arbitrato. Si tratta di un evento storico, in quanto sarà la prima volta che i nove giudici della Corte affronteranno un caso legato a una grossa piattaforma per investire in criptovalute.

In realtà, non si tratta di un caso di criptovalute in sé. Bloomberg ha infatti riportato che si tratterà di “una battaglia procedurale sull’arbitrato, piuttosto che di una questione specifica sulle criptovalute”:

“Si tratta di stabilire se una causa può andare avanti in un tribunale federale mentre un’azienda fa appello per mandare il caso all’arbitrato”.

Il riferimento è all’accordo con gli utenti (il documento firmato dagli utenti) dell’azienda, che prevede che le controversie tra utenti e Coinbase vengano sottoposte ad arbitrato.

Una corte federale, tuttavia, ha permesso di portare avanti i due casi in questione. Coinbase ha presentato una petizione congiunta alla Corte Suprema e ha sostenuto che i procedimenti giudiziari dovrebbero essere automaticamente sospesi quando una parte presenta un ricorso non futile per richiedere l’arbitrato.

Due cause quasi surreali


Per quanto riguarda le due cause: in una, l’utente di Coinbase Abraham Bielski sostiene che la borsa dovrebbe risarcirlo per i 31.000 dollari che ha perso dopo aver concesso a un truffatore, che fingeva di essere un rappresentante di PayPal, l’accesso remoto al suo conto nel 2021.

Secondo Bielski, il servizio di assistenza clienti della società non ha risposto in modo appropriato alle sue richieste di assistenza.

L’altra causa sostiene che Coinbase ha organizzato un concorso a premi da 1,2 milioni di dollari in Dogecoin (DOGE) senza comunicare adeguatamente che i partecipanti non dovevano acquistare o vendere la moneta.

L’utente David Suski ha citato in giudizio l’exchange e la società di marketing Marden-Kane, sostenendo che il marketing di Coinbase per il concorso a premi ha ingannato i clienti sul fatto che potessero partecipare gratuitamente.

Le sentenze creeranno un precedente storico


Gli accordi di arbitrato sono comuni nel settore delle criptovalute come in qualsiasi altro settore con attività di vendita al dettaglio e grandi basi di clienti. L’analista di Bloomberg Intelligence Elliot Stein ha dichiarato che,

“Coinbase non è diversa da molte altre aziende. […] Si dà il caso che sia un’azienda legata alle criptovalute”.

E non si tratta di un problema da poco, poiché la decisione del tribunale influenzerà probabilmente i futuri casi legati alle criptovalute. Secondo lo studio legale Miller & Chevalier:

“La questione presentata dalla petizione di Coinbase ha ampie implicazioni per il panorama emergente delle controversie nel mercato delle criptovalute. Le offerte di asset digitali all’interno del settore fintech, come gli scambi di criptovalute e i mercati di token non fungibili (NFT), includono accordi di arbitrato che gli utenti devono accettare per accedere alle offerte”.

Il tribunale si riunirà alle ore 10:00 ET. Nel frattempo, come riportato a febbraio, l’exchange ha vinto la sua battaglia legale contro una causa intentata da un gruppo di clienti che sostenevano che la piattaforma facilitasse la vendita di titoli non registrati e non si fosse registrata come broker-dealer. La causa collettiva, però, è stata respinta.

Solo la punta dell’iceberg legale


A fronte di una lista sempre più lunga di questioni legali sollevate dalla crescita del mercato delle criptovalute e dalla serie di fallimenti di società di criptovalute, Gerard Comizio, direttore associato del programma di diritto commerciale presso il Washington College of Law dell’American University, ha commentato il caso Coinbase e ha dichiarato a Bloomberg:

“È solo la punta dell’iceberg delle controversie legali legate alle criptovalute”.

Una delle questioni legali più importanti è quella dei titoli, ovvero i tentativi della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti di classificare i criptoasset come titoli. Alcuni esperti sostengono che la SEC potrebbe incontrare un ostacolo con la Corte Suprema.

“Penso che l’attuale Corte Suprema sia probabilmente desiderosa, in un certo senso, di arginare ciò che molti operatori del settore considerano una SEC molto aggressiva”, ha affermato Stein.

La causa SEC contro Ripple


Uno dei casi più noti in questo ambito è quello della SEC contro la start-up californiana Ripple, in cui l’autorità di regolamentazione ha accusato la società di aver venduto token non registrati, XRP, senza un’adeguata informativa. La decisione del giudice federale di New York è attesa per la prima metà di quest’anno ed è destinata a influenzare il settore delle criptovalute in generale.

In particolare, c’è anche un collegamento con Coinbase. Proprio alla fine del 2020, è stato riferito che un presunto cliente ha colpito il gigante del trading con un’azione legale collettiva, sostenendo che gli ha “venduto illegalmente” “titoli” sotto forma di token XRP.

Oltre alla “questione dei titoli”, c’è la “questione delle materie prime”. La Commodity Futures Trading Commission degli Stati Uniti ha dichiarato che alcuni criptoasset come il Bitcoin (BTC) sono materie prime (commodities) e ha chiesto al Congresso di approvare una legge che le conferisca una supervisione federale su queste monete.

Ci sono poi numerose altre questioni legali a cui rispondere, come l’applicazione delle leggi federali in materia di tasse, riciclaggio di denaro e antitrust al settore, complicate dalla natura decentralizzata delle blockchain.

 

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