Esclusivo: I cinesi hanno continuato a scambiare crypto su Binance malgrado il ban

Marcello Bonti
| 3 min read

Già nel 2021 Pechino ha detto “no” alle criptovalute. La posizione ufficiale del governo cinese non sembra aver frenato l’interesse di un certo numero di cittadini cinesi che invece hanno continuato a investire in crypto dopo il ban. Gli exchange più attivi sono stati Binance, FTX, OKX e Huobi.

Secondo un’indagine di Bloomberg, tra i cittadini cinesi in cerca di un buon metodo per differenziare gli investimenti, una grossa fetta sta puntando sulle criptovalute.

Nell’articolo della nota testata economica si fa riferimento a “varie fonti”, tra cui dei creditori di FTX che hanno dichiarato di utilizzare piattaforme crypto, e addetti ai lavori che hanno descritto soluzioni al divieto.

I documenti inerenti la bancarotta di FTX negli Stati Uniti mostrano che gli utenti cinesi dell’exchange erano l’8%.

Jack Ding, partner dello studio legale Duan & Duan, specializzato in normative sulle criptovalute, ha dichiarato a Bloomberg di rappresentare sei creditori cinesi per un totale di 10 milioni di dollari di crediti pendenti da parte di FTX.

Dopo il divieto governativo nei confronti degli investimenti in crypto, gli investitori cinesi hanno spiegato come hanno aggirato gli ostacoli. Quattro hanno dichiarato di aver iniziato a usare Binance, e un altro ha detto di aver usato anche OKX.

Quattro hanno dichiarato di vivere nella Cina continentale e di aver bypassato le procedure KYC (know-your-customer) utilizzando un documento di identità cinese.

Un altro investitore cinese, che vive nella Silicon Valley, quindi negli Stati Uniti, ha dichiarato che i suoi 8 milioni di dollari di criptovalute sono stati congelati su Binance da luglio scorso, su richiesta della polizia della città centrale di Chongqing. Le autorità stanno indagando su un possibile collegamento con casinò online illegali.

OKX ha rifiutato di commentare, secondo quanto riporta l’articolo. Invece, un portavoce di Binance ha negato che la società operi in alcun modo nella Cina continentale. Che ha commentato:

“A seguito del divieto di settembre 2021, la piattaforma di Binance, compresi il sito web e l’applicazione mobile, è stata bloccata dietro il Great Firewall.”

Ding ha affermato che, sebbene il trading crypto sia vietato ai cinesi sia in patria che all’estero, la misura è “difficile da far rispettare”.

Della stessa opinione anche Caroline Malcolm, responsabile globale delle politiche pubbliche della principale società di analisi blockchain Chainalysis, che ha sostenuto come “essenzialmente i divieti non funzionano”.

“La natura decentralizzata delle criptovalute e il fatto che possano essere trasferite peer-to-peer e scambiate su exchange globali rendono difficile per qualsiasi governo eliminarle completamente.”

Secondo quanto riferito, gli exchange cercano di bloccare gli indirizzi IP cinesi, ma molti utenti adoperano le VPN per nascondere la propria posizione.

A marzo Bloomberg ha descritto come Huobi Global offrisse agli utenti cinesi la possibilità di richiedere una “identità digitale” con la Dominica, un’isola caraibica off-shore. In modo tale da far figurare i profili come cittadini dominicani. Huobi ha risposto dicendo di essere uscita completamente dai mercati cinesi e di non permettere ai cinesi di iscriversi.

Finora le autorità cinesi non hanno annunciato alcuna sanzione nei confronti di alcun exchange offshore che abbia permesso l’iscrizione di utenti della Cina continentale.

Malcolm di Chainalysis ritiene che il divieto sia stato inefficace o poco applicato. L’articolo cita Chainalysis dicendo che:

“Il valore medio mensile delle criptovalute che affluiscono in Cina si è all’incirca dimezzato nel 2022 rispetto all’anno precedente, ma è rimasto comunque considerevole, pari a 17 miliardi di dollari.”

Se in futuro il settore delle criptovalute dovesse essere legalizzato in Cina, “ciò porterebbe probabilmente a un’impennata della domanda di criptovalute”, ha concluso Malcolm.

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