Ethereum nel mirino della SEC dopo il Merge

Christian Boscolo
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Continua il braccio di ferro tra la SEC (Security and Exchange Commission – l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza delle borsa valori) e il mondo delle criptovalute. L’ente di controllo statunitense ha da tempo nel suo mirino le crypto ma fino ad ora aveva considerato Ethereum e Bitcoin come “commodity” e quindi non soggette alle sue regole.

L’esatto contrario di quanto è avvenuto invece con con la criptovaluta Ripple (XRP), considerata troppo centralizzata per essere una “commodity” e quindi etichettata come “security” ovvero un titolo a tutti gli effetti e quindi soggetto ai controlli e alla giurisdizione da parte dell’ente statunitense.

La causa tra la SEC e Ripple per la verità va avanti ormai da diversi anni senza aver trovato una conclusione, con la valuta XRP pronta a salire o scendere a seconda di come procede la battaglia legale.

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Ethereum sotto la giurisdizione della SEC dopo il merge?

Il Merge di Etehreum, che ha sancito il passaggio da POW (proof of work) a POS (proof of stake), secondo la SEC comporterebbe anche un cambio di paradigma per la valuta di Vitalik Buterin. La maggioranza dei nodi di Ethereum, infatti, risiederebbe negli Stati Uniti, e per questo la SEC vorrebbe aver giurisdizione su ogni transazione.

Per molti esperti del mondo Crypto si tratterebbe però di una forzatura del cosiddetto “Howey Test” che fa riferimento alla causa tra la SEC e la W.J. Howey Co, approdata alla Corte Suprema USA nel lontano 1946. Vediamolo insieme nel dettaglio.

Che cos’è l’Howey Test?

Come accade spesso nell’ordinamento giuridico americano sono le sentenze a fare la legge.  La Howey Company era un’azienda che vendeva appezzamenti di agrumeti ad acquirenti in Florida, che avrebbero poi affittato la terra alla stessa Howey. Il personale della Howey si prendeva infatti cura delle coltivazione e vendeva gli agrumi (limoni) per conto dei proprietari condividendone il fatturato. La maggior parte degli acquirenti non aveva esperienza in agricoltura e non voleva occuparsi personalmente della gestione del terreno.

La sentenza della corte suprema ha determinato che gli accordi fossero qualificati come contratti di investimento. Nel caso Howey, infatti, gli acquirenti degli agrumeti della Florida hanno scelto di formalizzare l’acquisto solo perché la manodopera e l’esperienza necessaria alla coltivazione sarebbero state fornite da terzi.

Gli acquirenti dovevano solo investire un capitale per accedere a un flusso di reddito. Questo ha classificato la transazione come un contratto di investimento in quello che ora è noto come “Howey Test”, e che quindi doveva essere registrato presso la SEC.

La Corte Suprema ha inoltre sottolineato come un contratto d’investimento sia determinato da quattro criteri fondamentali:

  1. Un investimento di denaro
  2. In un’impresa comune
  3. Con un’aspettativa di guadagno
  4. Che derivi dagli sforzi di altri

L’Howey Test può essere applicato alle criptovalute?

Senza entrare troppo in tecnicismi giuridici la SEC, attraverso il suo presidente Jay Clayton, ha da tempo sottolineato come Bitcoin NON sia un titolo a fronte del suo utilizzo principalmente come scambio e per la sua natura decentralizzata.

Insomma, la decentralizzazione sarebbe la discriminante principale. Non è infatti un caso che Ripple (XRP) sia finito sotto il mirino della SEC proprio per la sua natura “meno decentralizzata” rispetto ad altre criptovalute.

Problemi per le ICO?

Tra l’altro la SEC negli ultimi tempi sta monitorando diverse ICO (Initial Coin Offering) ovvero le vendite di crypto, spesso a prezzi molto convenienti, effettuate prima dell’approdo sugli Exchange. Ha anche rilasciato un documento consultabile qui, dove fissa alcuni criteri per l’analisi dei digital asset.

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Conclusioni

L’ingerenza della SEC nel mondo delle crypto è certamente un segnale del grande impatto economico generato dai nuovo asset digitali e dal mondo Blockchain. Tranne qualche sporadico caso, difficilmente l’Howey Test potrà essere utilizzato per considerare Ethereum un titolo.

Allo stesso modo il fatto che i nodi risiedano in larga parte negli USA (attualmente il 42,5% – 3.340 su 7.819 nodi) non può avere ripercussioni sulla giurisdizione da parte della SEC. Tra l’altro l’accusa della SEC non è stata formulata in maniera diretta ad Ethereum, ma contenuta nella causa che vede come protagonista lo YouTuber Ian Balina. La SEC lo accusa di aver condotto un comportamento scorretto tramite una ICO del token Sparkster (SPRK) nel 2018. 

Insomma, per il momento si tratta della classica “sparata” della SEC, l’ennesimo tentativo di allungare le mani su un settore estremamente redditizio. L’unica cosa certa è che la Blockchain e le crypto debbano avere una regolamentazione chiara e univoca, e siamo ancora molto lontani da questo risultato.