Gli italiani scoprono le crypto: €2,7 mld in mano ai privati nel primo trimestre 2024
Alla fine è successo: l’interesse degli italiani nei confronti delle criptovalute sta crescendo. Lo dimostrano i dati forniti dall’organismo di vigilanza sui broker e mediatori finanziari, l’OAM, che mostra un netto aumento dei capitali crypto in mano agli italiani nel primo trimestre 2024.
Secondo i dati forniti dall’Organismo Agenti e Mediatori, il saldo totale delle crypto in mano agli investitori italiani ammonta a oltre 2,7 miliardi di euro.
Si tratta di un dato in netto aumento rispetto al trimestre precedente ma che rivela interessanti sfumature che descrivono il tipico investitore italiano e il suo profilo demografico. Ma andiamo con ordine.
Cresce il dato aggregato relativo alle crypto in mano agli italiani nel primo trimestre 2024
I risultati dell’indagine sono stati divulgati oggi dall’Organismo Agenti e Mediatori, a cui è affidato il compito di attribuire licenza a operare in Italia a quelle imprese che operano nel settore degli asset virtuali.
Lo studio è stato commissionato dalla Banca d’Italia e da Consob e realizzato con la collaborazione dell’OAM a cui i VASP sono obbligati a rendere conto.
La sigla VASP ancora poco nota ha preso il suo posto nel vocabolario economico italiano solo da pochi anni e indica i Virtual Asset Service Provider, cioè quelle società che offrono servizi finanziari legati agli asset virtuali, una definizione ampia per includere l’intero panorama dei token crypto.
Emerge un quadro in netto miglioramento rispetto all’ultimo trimestre del 2023. L’aumento delle crypto in mano agli investitori italiani è stato sostanziale. Il 31 marzo il dato è aumentato di oltre l’85% rispetto a dicembre 2023 e oggi in Italia circolano asset virtuali per un valore di oltre 2,7 miliardi di euro.
Non cresce solo l’importo medio dell’investimento pro capite, ma anche il numero di investitori. In misura maggiore crescono gli investitori privati, 13%, mentre le aziende che operano in questo settore, i cosiddetti VASP, sono aumentati nel primo trimestre 2024 del 9%.
Stando ai dati ricevuti dall’organismo di vigilanza il 31 marzo, in Italia le crypto sono in mano a 1,3 milioni di clienti, considerando singoli investitori e persone giuridiche.
Si tratta di investitori attenti a gestire con dinamismo il proprio capitale in asset virtuale. Infatti l’ente intercetta anche un aumento delle operazioni di conversione tra asset digitali e valuta corrente.
Le crypto piacciono soprattutto agli investitori privati
Ancora una volta l’innovazione tecnologica riflette le differenze del tessuto sociale italiano. La maggior parte del capitale si trova nelle regioni del centro nord, mentre nel meridione cala in maniera considerevole la presenza di investitori crypto.
Al nord si trova il 79% delle crypto in mano a clienti italiani, mentre il centro si deve accontentare di un 5,1% contro un misero 1,4% del sud del paese. In questi termini, la tendenza sembra confermare l’andamento registrato durante lo scorso trimestre, l’ultimo del 2023.
Riguardo al profilo demografico l’Italia si distingue rispetto ad altre aree del globo: gli investitori crypto italiani non sono giovanissimi. L’età media degli investitori è compresa tra 40 e 60 anni, col 53,7%. I giovani tra i 18 e i 40 anni possiedono il 33,2% del valore complessivo.
Un altro dato interessante che emerge dall’indagine dell’OAM riguarda il profilo tecnico degli investitori. In Italia le crypto non piacciono alle imprese.
Le società di persone, quindi non solo fondi di investimento ma anche società e imprese, non sono propense a investire in criptovalute.
Le persone fisiche, quindi i singoli investitori, che operano con exchange crypto gestiscono il 99.93% del totale delle crypto che circolano in Italia. Ancora una volta, la maggior parte di queste persone si trova nel nord Italia (49%) e all’estero (31%), mentre il centro e il sud rappresentano quote residuali dell’11% e l’8%.
Le imprese che operano nel comparto crypto mostrano crescente interesse e vogliono investire nel Belpaese
Il gap tra nord e sud potrebbe essere presto colmato visto l’interesse crescente che le imprese attive nel settore stanno mostrando nei confronti del Belpaese.
L’indagine conoscitiva che è stata commissionata dalla Banca d’Italia e Consob in collaborazione con l’OAM, è servita anche a comprendere come potrebbe evolversi il tessuto imprenditoriale collegato al comparto crypto.
A determinare una forte variazione dello status quo sarà l’entrata in vigore del regolamento europeo, il MiCA. Quando il regolamento sarà effettivo nel 2025 potrebbero cambiare molte cose e nuovi operatori potrebbero finalmente ottenere licenza di operare sul mercato in maniera regolamentata.
Da quanto emerge dall’indagine appena pubblicata, circa la metà dei VASP iscritti al Registro dell’OAM vorrebbero ottenere licenza per prestare i propri servizi legati alle cripto-attività.
Al momento le principali attività sono quelle collegate al lavoro di exchange, quindi di scambio tra crypto o cripto-attività come definiti nella normativa di riferimento, e la valuta corrente (45%). È stato manifestato interesse anche nei confronti delle licenze per operare “scambi tra cripto-attività e altre attività (52%) e l’esecuzione di ordini di cripto-attività per conto di clienti (48%)”.
Resta da vedere come si evolverà il panorama imprenditoriale in Italia nei prossimi anni alla luce di una maggiore adozione e diffusione della tecnologia crypto e blockchain. Infatti al momento, rileva l’indagine pubblicata dall’OAM, sono una minoranza le imprese che hanno manifestato interesse o presentato richiesta per emettere i propri token.