Il CEO miliardario di Coinbase lancia l’allarme sul divieto di staking imposto dalla SEC

Sauro Arceri
| 3 min read

Brian Armstrong, la mente dietro a Coinbase, ha risposto alle voci di un imminente divieto di staking di criptovalute negli Stati Uniti.

Su Twitter, l’amministratore delegato di Coinbase ha affermato che la partecipazione è fondamentale, in quanto garantisce agli utenti la possibilità di contribuire alla gestione delle reti decentralizzate, aumentando al contempo la scalabilità e la sicurezza della rete.

Armstrong ha anche sottolineato l’importanza della tecnologia Proof of Stake per ridurre l’impronta di carbonio del settore.

 

Il divieto di staking è una “questione di sicurezza nazionale”

In passato le autorità di regolamentazione hanno criticato pesantemente l’impronta di carbonio generata della tecnologia di mining basata sul Proof of Work (PoW). Alcune nazioni, tra cui la Cina, hanno infatti utilizzato proprio l’eccessivo consumo energetico del PoW come motivazione alla base dei loro divieti sulle criptovalute.

L’industria delle crypto, a sua volta, ha riposto le proprie speranze nella tecnologia Proof of Stake come alternativa più ecologica. Con consumi energetici sostanzialmente ridotti, l’obiettivo è quello di sedare gli attacchi dei regolatori. Nel quarto trimestre del 2022 sono stati messi in staking 42 miliardi di dollari in criptovalute, con 3 miliardi di dollari di ricompense.

Tuttavia, sembra che i regolatori siano passati dalle critiche di stampo ambientale a quelle di stampo finanziario, sostenendo che la tecnologia di staking possa equiparare la crypto in questione ad un titolo azionario.
Armstrong ha sottolineato che i legislatori rischiano di soffocare una giovane industria tecnologica, poiché le autorità di regolamentazione non riescono a porsi in modo corretto nei confronti dell’industria delle criptovalute; di conseguenza la mancanza di regole chiare e sensate sta soffocando la crescita del settore.

Questo, secondo il CEO, sta diventando un problema di sicurezza nazionale. Negli Stati Uniti i regolatori sono come dei “dinosauri”, e il loro fallimento nell’adeguarsi alle nuove realtà finanziarie digitali sta spingendo gli operatori del settore e, per estensione, lo sviluppo fintech e Web3, tra le braccia dei mercati esteri. Come caso evidente di questo status, Armstrong ha citato lo spettacolare fallimento di FTX alle Bahamas.

Avendo una voce potente nel settore, i tweet di Armstrong hanno fatto scalpore. Tutto questo accade mentre la stessa Coinbase e l’exchange rivale Kraken sono finiti  sotto inchiesta da parte della SEC per offerte di titoli non regolamentate.

 

Hoskinson afferma che l’ETH è “problematico”

Al dibattito in corso si è aggiunto anche Charles Hoskinson, il fondatore di Cardano. Il capo di ADA ha suggerito che il modello di staking di Ethereum è problematico. Rischia di non superare il test di Howey in quanto i titolari cedono i loro beni a qualcun altro in cambio di un ricavo. Questo modello, a suo avviso, è diverso da quello di staking liquido non custodito e ricorda maggiormente le tradizionali mining pools.

Hoskinson ha poi spiegato che lo slashing e i bonds sono un male. Le caratteristiche del progetto, come il blocco dei fondi, la centralizzazione dello staking e la scarsa progettazione del protocollo, sono tutti fattori di rischio.

La preoccupazione del CEO di Cardano è che le autorità di regolamentazione mettano insieme tutte le tecnologie di proof of stake. Senza rispettare le sfumature delle differenze di funzionamento, e questo potrebbe essere un grosso errore.

Le voci secondo cui la Securities and Exchange Commission (SEC) vorrebbe vietare la partecipazione allo staking da parte degli investitori al dettaglio, derivano dalle osservazioni fatte il 15 settembre ai giornalisti dopo una riunione della Commissione bancaria del Senato.

Il presidente della SEC, Gary Gensler, ha affermato che le criptovalute proof of stake potrebbero essere considerate titoli secondo il test di Howey, perché gli investitori che mettono le loro crypto in staking si aspettano dei profitti basati sugli sforzi di altri.

Ma nonostante questi nuovi tentativi per inchiodare le criptovalute, il modello politico-burocratico di Washington potrebbe rappresentare la sfida più grande. Nonostante i presunti piani della SEC di vietare lo staking, infatti, Ethereum è già stato classificato come commodity e non come titolo dall’agenzia rivale CFTC.
Inoltre, in un caso in corso nel Tennessee, l’IRS è stato citato in giudizio per aver imposto l’imposta federale sul reddito di una coppia di scommettitori su Tezos. A questo punto ci si chiede se sia davvero la SEC a comandare e perché il governo degli Stati Uniti, invece, è felice di legittimare tacitamente lo staking attraverso la tassazione.

Leggi anche:

Previsioni valore Litecoin – LTC raggiungerà i $1.000 quest’anno?
Previsioni valore Bitcoin ed Ethereum: Come reagiscono le crypto alle politiche monetarie USA e UE?

Segui Cryptonews Italia sui canali social