In aumento gli italiani che conoscono le criptovalute secondo l’OAM. Il 30% ha già investito

Christian Boscolo
| 5 min read

Italiani e criptovalute

Oggi vi proponiamo un’interessante ricerca/sondaggio effettuata dall’OAM che cerca di delineare l’identikit dell’investitore italiano in criptovalute. La ricerca approfondisce poi la percezione del rischio e le aspettative degli italiani rispetto alle valute virtuali. A fondo articolo abbiamo poi inserito le nostre considerazioni su quanto emerge dal sondaggio. Buona lettura!

Aumenta di 3 punti, al 42%, la percentuale degli italiani che conoscono le criptovalute o valute virtuali. E tra il 91% che ne ha sentito parlare, il 30% ha già investito nel settore e poco più di un quarto ritiene che il loro utilizzo supererà quello della moneta legale, in virtù della maggiore velocità nei pagamenti.

Sono questi i principali elementi che emergono da un’indagine svolta dall’OAM – l’Organismo che gestisce gli elenchi degli Agenti in attività finanziaria e dei Mediatori creditizi – su un campione di 766 persone rappresentative della popolazione italiana. L’analisi si è poi concentrata sui 700 intervistati (appunto il 91%) che hanno dichiarato di aver sentito parlare di valute virtuali.

L’identikit dell’investitore italiano


Ad avere il più alto livello di conoscenza sulle criptovalute sono i maschi (+5% rispetto alle femmine) e risiedono nel Centro e Nord Italia. La preparazione sulle criptovalute decresce al diminuire del reddito, ad eccezione di coloro che hanno un reddito fino a 9.999 euro che hanno invece un livello medio alto di conoscenza (60%).

Il livello di istruzione non sembra invece avere impatto sul livello di comprensione delle valute virtuali: chi ha conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado o un master ha infatti maggiori conoscenze del settore rispetto a chi possiede una laurea. Al crescere del grado di alfabetizzazione finanziaria aumenta invece il livello di conoscenza delle criptovalute.

L’analisi delle risposte ricevute ha inoltre permesso di misurare quanto gli italiani siano consapevoli dei propri investimenti in criptovalute, quanta fiducia ripongano su questo mercato e il livello di rischio percepito.

Un intervistato su 3 ha investito in criptovalute


Quasi il 30% del campione ha acquistato in passato criptovalute e l’81% vuole continuare ad investire nel 2023. A spingere questi investimenti la voglia di diversificare il proprio portafoglio e conseguire alti rendimenti. In particolare, il 55% punta a un portafoglio più diversificato mentre il 40% è alla ricerca di alti rendimenti.

L’ammontare dell’investimento arriva fino a 10mila euro per il 59% del campione, tra i 10mila e i 25mila per il 16 per cento. Una percentuale del 9% ha investito tra i 25mila e i 40mila euro mentre il 6% ha acquistato criptovalute per oltre 70mila euro.

Piace l’acquisto ‘fai da te’, effettuato dal 42%, anche se si è affidato a un broker o a un exchange il 58% degli intervistati. Spopola il Bitcoin (lo ha acquistato il 59%) seguito a distanza da Ethereum (23%) mentre le altcoin storiche come Ripple e Cardano non riscontrano molto interesse.

Quanto all’identikit dell’investitore in valute virtuali, è maschio (i rappresentanti di sesso maschile costituiscono il 63% di coloro che hanno acquistato criptovalute), vive nel Nord e nel Sud Italia e percepisce, per il 54%, un reddito compreso tra i 10.000 euro e i 39.999 euro; ha un livello di istruzione medio alto e possiede un analogo grado di alfabetizzazione finanziaria.

La maggioranza resta  a guardare


Il 70% del campione analizzato non ha ancora investito in criptovalute: pesa la mancanza delle conoscenze necessarie per acquistarle innanzitutto (44%), ma anche la percezione di alto rischio d’investimento (30%), la difficoltà per l’acquisto (28%) e la mancanza di fondi necessari per l’investimento (27%).

In futuro, tuttavia, il 35% di coloro che non hanno investito prevede di acquistare valute virtuali.

Campione diviso a metà tra entusiasti e scettici


Sul futuro delle criptovalute il campione risulta sostanzialmente spaccato a metà: se il 47% degli intervistati ritiene che l’utilizzo del criptovalute supererà quello delle monete a corso legale, il 53% resta ancorato alle valute tradizionali, ritenendo le criptovalute un asset altamente volatile (45%).

Gli entusiasti vedono invece il sorpasso in quanto è molto veloce effettuare pagamenti in criptovaluta (per il 63%, pari a poco più di un quarto del campione) e sono mezzi di pagamento più sicuri (per il 25%) ed economici (per il 13%) rispetto alle monete tradizionali. Bisogna considerare però che tale fiducia è stata misurata prima del crollo di FTX e delle conseguenze che ne sono derivate.

Il 42% percepisce l’investimento ad alto rischio


Sebbene il 62% del campione ritenga che i mercati azionari siano più rischiosi del settore delle criptovalute e addirittura il 22% consideri a più alto rischio contanti e titoli di stato, il 61% dei rispondenti è consapevole che il valore di una criptovaluta potrebbe crollare anche dell’80% nell’arco di pochi giorni.

Resta però un 31% che non ha idea del grado di volatilità del loro valore. Inoltre, se il 18% degli investitori in criptovalute è costituito da soggetti disposti ad assumersi un alto rischio a fronte di elevati rendimenti, il 58% ritiene invece che questo tipo di investimento rappresenti un basso o medio livello di rischio, indipendentemente dal livello di rendimento ottenuto.

Il restante 42% lo percepisce come un investimento ad alto rischio, indipendentemente dal rendimento atteso e/o ottenuto dall’asset digitale.

Non particolarmente rilevante invece la preoccupazione degli attacchi hacker per il 75% del campione: solo il 15% è molto preoccupato, a fronte di un 10% che si ritiene per nulla preoccupato.

Conclusioni


Chiudiamo con qualche considerazione su questa interessante ricerca che cerca di fare chiarezza su quale sia l’identikit dell’investitore in criptovalute italiano.

Il dato più interessante è forse quello iniziale dove viene indicata la percentuale di Italiani che dichiarano di conoscere (o pensano di conoscere, ndr) le crypto.  Dato salito al 42% a dimostrare la penetrazione e l’interesse verso questo argomento nonostante la disinformazione al riguardo.

Tra quelli che le conoscono poi, un italiano su tre ha deciso di investire. Anche in questo caso di stratta di un’ottima percentuale, considerando che il 42% lo considera un investimento ad alto rischio.

Non stupisce invece la mancata correlazione tra il grado di istruzione e la conoscenza delle crypto, visto che si tratta di una materia completamente nuova che ha creato un interesse trasversale.

Preoccupa invece la bassa percentuale di italiani che percepiscono le crypto ad alto rischio: il 42% ma soprattutto la mancanza di allarme per gli attacchi hacker. Solo il 15% risulta infatti molto preoccupato.

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