In Cina prendono d’assalto il mercato nero per accedere a questa app!

Marcello Bonti
| 3 min read

Worldcoin è il nuovo progetto crypto del papà di ChatGPT e CEO di OpenAI Sam Altman. In Cina la nuova app sta attirando grande curiosità e per aggirare l’ostacolo dell’autenticazione, è gara per accaparrarsi false credenziali d’identità sul mercato nero.

Il ban del governo alle crypto va avanti dal 2021, ma sono parecchi i cinesi che hanno trovato il modo di aggirare l’ostacolo per continuare a investire in criptovalute.

Worldcoin e il suo wallet World App non sono disponibili nell’area continentale della Cina dove vige ormai da anni un severo divieto per i cittadini di possedere crypto.

Pechino opera un severo controllo su Internet, bloccando non solo le crypto ma anche le app social occidentali. Worldcoin potrebbe essere una tra le piattaforme straniere bannate nella Repubblica Popolare Cinese.

Su Weibo, la versione cinese di Twitter, si è registrata un’impennata delle ricerche collegate all’hashtag Worldcoin, dall’inizio di maggio fino al picco toccato il 21 maggio.

Su WeChat, un altro social popolare in Cina, il picco delle ricerche è stato toccato il 18 maggio. Rispetto al giorno precedente la crescita è stata del 225%.

A spiegare tale e improvviso interesse potrebbe essere stato l’intervento del fondatore di Worldcoin e OpenAI, Sam Altman, di fronte al Congresso degli Stati Uniti lo scorso 16 maggio.

False credenziali sul web per aggirare il veto del Partito


La risposta al crescente interesse è stata immediata. Si sono moltiplicate sui social e sugli e-commerce cinesi le offerte di soluzioni per la verifica dell’identità secondo il protocollo KYC. Cioè per occultare la residenza cinese e aggirare i divieti imposti dal Governo.

In vendita ci sono le verifiche KYC per World App, che offre wallet crypto e dai di identificazione. Le credenziali provengono spesso da Paesi in via di sviluppo come la Cambogia e il Kenya, secondo i post sui social media.

Per Worldcoin sono stati solo poche centinaia i casi di questo tipo e non sono stati condivisi dati sensibili. Il team di sicurezza dell’app è stato in grado di individuare delle attività sospette in cui gli account registrati sotto un World ID verificato sono poi stati consegnati all’account World App di una terza parte piuttosto che all’originale.

World App non è un caso isolato

I divieti imposti dal governo cinese hanno alimentato la nascita di un ricco sottobosco in cui è possibile comprare credenziali altrui per accedere al trading di criptovalute e altre app. Il mercato nero delle credenziali KYC è diventato affollato da quando le restrizioni imposte nella Cina continentale hanno imposto forti barriere per la popolazione.

Si direbbe un vero paradosso dal momento che uno degli scopi fondamentali di Worldcoin è creare e diffondere a livello globale un metodo di identificazione basato sulla blockchain che utilizza il riconoscimento dell’iride.

Per iscriversi bisogna andare in una sede locale di Worldcoin dove viene scansionata l’iride da una futuristica sfera metallica. I dati raccolti sono resi anonimi e vengono memorizzati in loco.

Nei progetti di World App, questo documento d’identità “privacy first, self custodial, decentralizzato” costituirà un giorno la colonna portante di Internet. Per il momento però, viene utilizzato per l’app del wallet della startup.

Worldcoin è in piena fase promozionale e per sostenere il lancio dell’app ha realizzato un airdrop con la distribuzione gratuita dei token agli iscritti. La scorsa settimana ha annunciato la collaborazione con il gestore mail decentralizzato Dmail con il quale verranno distribuiti NFT gratuiti.

Secondo il sito cinese dedicato alle criptovalute Blockbeats, per ottenere una falsa scansione dell’iride basterebbero appena 20$.

Su Taobao, la versione cinese di Amazon, sono apparsi annunci per l’accesso a Worldcoin con prezzi che vanno da pochi dollari per il semplice download a meno di 100$ per la certificazione KYC completa.

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