La correlazione di Bitcoin con il mercato azionario USA ha toccato i minimi storici
La correlazione di Bitcoin con i mercati azionari statunitensi è appena scesa al livello più basso in più di un anno e mezzo. Lo afferma la società di analisi crypto CoinMetrics. Il grafico che mostra come la correlazione di Pearson a 30 giorni tra Bitcoin e S&P 500 sia appena scesa sotto lo 0,20, il livello più basso da settembre 2021.
Si tratta di un’inversione di tendenza rispetto alla metà del 2022, quando Bitcoin e azioni si muovevano per lo più di pari passo e la correlazione a 30 giorni aveva brevemente superato lo 0,7.
Vista la divergenza tra il valore di Bitcoin (che ha registrato un’impennata) e l’S&P 500 (che ha invece subito una flessione) nelle ultime due settimane, è probabile che la correlazione continui a diminuire. Se scendesse sotto lo 0,08, toccherebbe un minimo di tre anni.
Perché la correlazione di Bitcoin con il mercato azionario sta svanendo?
Negli anni 2021 e nel 2022 Bitcoin era in gran parte considerato un asset tecnologico/speculativo, che avrebbe dovuto scambiare in base alle condizioni di liquidità, proprio come un’azione tecnologica.
Questo spiega in gran parte perché la crypto ha registrato un rally così forte nel 2020 e nel 2021, quando l’economia statunitense (e globale) è stata caricata di stimoli fiscali e monetari, prima di ritirarsi in modo massiccio nel 2022, quando tali stimoli sono stati ritirati (principalmente attraverso rialzi dei tassi da parte delle banche centrali).
Il rally di Bitcoin registrato nel 2020/21 e il crollo del 2022 hanno fatto sì che il suo prezzo si muovesse in gran parte in sintonia con quello del settore azionario tecnologico statunitense. La crisi finanziaria scoppiata all’inizio di quest’anno, però, sta mettendo a dura prova questa correlazione.
Gli investitori, invece di considerare Bitcoin come un asset speculativo (come le azioni tecnologiche), potrebbero finalmente iniziare a vederlo come i suoi creatori e sostenitori hanno sempre voluto, ovvero come un’alternativa sicura al sistema bancario a riserva frazionaria basato sulla valuta fiat e incentrato sulle banche centrali.
Nelle ultime settimane Bitcoin si è guadagnato il titolo di “oro digitale”.
La crypto è salita di oltre il 40% dai precedenti minimi mensili sotto i 20.000 dollari, grazie al fatto che gli investitori si stanno rivolgendo sempre di più verso valute alternative e stanno investendo in BTC. Nel frattempo la crypto è salita di pari passo con i prezzi dell’oro.
Le valute Fiat (come ad esempio il dollaro USA, l’euro e la sterlina britannica) non sono considerate forti come l’oro e Bitcoin, visto che il loro valore può essere svalutato con maggiore facilità dall’inflazione.
Per questo motivo Bitcoin viene considerato come rifugio sicuro proprio mentre le azioni statunitensi stanno perdendo terreno, con gli investitori in ansia a causa dei problemi attuali del settore bancario e del loro impatto sulle prospettive di crescita economica.
La diminuzione della correlazione di BTC con il mercato azionario è positiva
La crypto non è solo una tecnologia speculativa che probabilmente sparirà presto, ma è un sistema di pagamenti peer-to-peer altamente robusto, incorruttibile e decentralizzato, che offre un’alternativa reale e trasparente al sistema finanziario esistente. Gli investitori sembrano finalmente trattarlo come tale e si tratta di un segnale positivo per il settore crypto.
Se la crisi bancaria dovesse peggiorare e i titoli azionari crollare come conseguenza, è probabile che Bitcoin aumenti il suo valore di bene rifugio.
Nel frattempo, anche se le autorità statunitensi riusciranno a evitare una crisi, è probabile che le prospettive di un ulteriore inasprimento da parte della Federal Reserve americana siano messe a dura prova. La fine del ciclo di inasprimento, infatti, appare molto vicina.
Se le condizioni finanziarie saranno più favorevoli (ad esempio, rendimenti statunitensi più bassi), ciò dovrebbe essere di buon auspicio sia per l’oro che per Bitcoin.
Le criptovalute sono altamente volatili e non regolamentate. Nessuna tutela del consumatore. Potrebbe essere applicata una tassa sugli utili.
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