La crisi energetica potrebbe influenzare ancora di più le criptovalute questo inverno

Disclaimer: La sezione Industry Talk ospita il punto di vista di rappresentanti del settore crypto e non è da considerarsi parte della linea editoriale di Cryptonews.com.

Inverno crypto
 

La situazione finanziaria mondiale è preoccupante. Le banche hanno alzato i tassi di interesse e molti hanno cominciato a chiedersi se il sistema finanziario stia iniziando a collassare.

Un produttore energetico del Quebec in Canada, tra i più importanti nella sua regione, ha chiesto l’autorizzazione al governo canadese per staccare la spina ai  crypto miner. Gli investitori e gli utenti in tutto il mondo sono preoccupati. Altre nazioni seguiranno l’esempio?

Le preoccupazioni del Quebec sul mining delle crypto

Gran parte delle valute nazionali sta perdendo valore nel cambio con il dollaro, per questo in tanti stanno scegliendo di investire in criptovalute per proteggere il proprio potere d’acquisto. L’adozione delle crypto è aumentata in seguito agli effetti dell’iper-inflazione, come nel caso della Turchia. 

Tuttavia, quando anche altre valute si svaluteranno ulteriormente rispetto al dollaro, il tasso di adozione potrebbe crescere. Anche per questo motivo il Quebec ha richiesto al governo canadese il permesso di interrompere la fornitura elettrica alle imprese dedicate al mining delle criptovalute.

Al momento, i miner in Quebec consumano circa 270 megawatt di elettricità l’anno.

Tuttavia, le recenti statistiche mostrano che la produzione annua di Hydro Quebec si attesta intorno a 40.000 Megawatt. Questo significa che i miner crypto usano meno dell’1% della produzione annuale.

Tuttavia, le compagnie energetiche ritengono che questo utilizzo sproporzionato di energia potrebbe mettere in pericolo la rete elettrica della regione quando arriverà l’inverno. Hydro Quebec ha manifestato le proprie preoccupazioni riguardo la portata dei contratti che i miner crypto potrebbero stipulare nel prossimo futuro, visto il crescere delle richieste.

Nel frattempo, in Europa

Inoltre, i portavoce della Comunità Europea hanno dichiarato che gli stati membri devono tenersi pronti a mettere in pausa le attività legate al mining di criptovalute a causa della crisi energetica.

È chiaro che queste preoccupazioni sono legate all’interruzione della fornitura di gas russo in seguito alle sanzioni applicate alla Russia da parte dei membri dell’UE dall’inizio del conflitto.

La differenza tra il Quebec e l’Europa è che quest’ultima ha poche fonti d’approvvigionamento alternative in questo momento critico. Ora, a ben vedere, è facile comprendere l’origine delle preoccupazioni di Quebec e Europa. L’hashrate di Bitcoin continua a crescere, il che significa che cresce anche la difficoltà nel minare i blocchi di BTC.

Si tratta di un aspetto tecnico, complesso e, in definitiva, di un processo molto costoso. In questo momento non esiste nessuna legge che vieti il mining delle crypto, questo di fatto rende il mining di Bitcoin legale in Canada.

In Europa, è già stata rigettata la proposta di vietare l’uso di BTC sulla blockchain, cosa che potrebbe tornare utile quando si discuterà la proposta di limitare l’uso negli stati membri delle crypto basate su proof-of-work. Tuttavia, l’Europa prevede di emettere delle proposte di legge sulla sostenibilità per proteggere i consumatori e trasformare il mining in un processo più sostenibile.

Cresce l’hashrate di Bitcoin

Quando parliamo di mining di Bitcoin nel 2022, ci riferiamo a un numero sempre minore di miner rispetto al passato. Il calo dei prezzi di BTC, l’aumento dei costi dell’energia, il peso delle normative e la schiacciante competitività, non hanno giocato a favore della crescita di questo settore.

La Commissione Europea ha dichiarato che negli ultimi cinque anni, circa lo 0,4% di tutta l’energia mondiale è stata usata per il mining delle criptovalute. In pratica, si è registrato un aumento del 900% dei consumi elettrici per il settore crypto e i nuovi dati sui consumi saranno divulgati prima del 2025.

Un’analisi imprecisa noterà solo che il consumo energetico è destinato a crescere in maniera esponenziale. Ma uno sguardo più attento permette di notare che l’hashrate di Bitcoin è sceso circa del 40% e 50% quando BTC ha toccato il fondo.

Il senso di tutto questo è chiaro: ogni volta che il prezzo di BTC crolla diventa meno conveniente l’attività di mining, quindi molti miner di Bitcoin sono costretti a uscire di scena. Il fatto che l’hash rate di Bitcoin non sia ancora crollato è uno dei segnali che mostra come non si sia ancora raggiunto il punto più basso per BTC. Un divieto da parte di Canada ed Europa per il mining di BTC potrebbe determinare il un crollo dell’hashrate tra il 40% e il 50%.

Nonostante versi in condizioni sfavorevoli, è difficile che Bitcoin venga presto scalzato dalla sua posizione di predominio sulle altre crypto. Per fare un paragone, la seconda crypto per capitalizzazione di mercato, Ethereum, dovrebbe registrare una crescita di 2,2 volte per raggiungere l’attuale capitalizzazione di Bitcoin.

Gli investitori crypto dove spostano i propri fondi?

Considerate le notizie a proposito di possibili misure restrittive in Canada ed Europa, insieme ai recenti eventi legati al crollo dell’exchange FTX, appare chiaro che gli investitori assumeranno un atteggiamento più cauto nella gestione dei propri capitali in vista di un futuro segnato da possibili interruzioni di forniture elettriche e aumento dei prezzi.

Pare che la tendenza sarà optare verso le stablecoin oppure diversificare i propri portafogli con asset di tipo proof-of-stake. Molti però hanno deciso di aspettare.

In ogni caso, resta ancora da vedere in che modo si evolverà il futuro del mercato delle criptovalute, specie viste le gravi tensioni geopolitiche e la pressione dell’attuale sistema finanziario in tutto il mondo.

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