La Mappa dei Miners Americani dopo il Ban della Cina

Christian Boscolo
| 2 min read

Dopo che il governo Cinese ha vietato il mining di Bitcoin, il primato in questo particolare segmento è passato agli USA che, ad oggi, è la nazione maggiormente impegnata nel mining della  criptovaluta creata da Satoshi Nakamoto. Scopri qui altre crypto da tenere d’occhio oltre a Bitcoin.

 

TheMinerMag: la distribuzione geografica

TheMinerMag ha  stilato una mappa che indica la distribuzione geografica dei miners e la loro capacità di calcolo in base ai bilanci presentati delle società di Mining con attività in Nord America.

I dati provengono da 17 società pubbliche di mining statunitensi, due elenchi con quotazioni in sospeso e da un provider privato che fornisce hosting ad almeno tre società pubbliche. Fatta eccezione per i dati in sospeso, i cui ultimi dati risalgono a dicembre 2021, tutti gli altri dati si riferiscono al secondo trimestre del 2022 o alla fine di agosto e sono dunque molto recenti.


 


 

Certo, si tratta di dati ben lungi dall’essere esaustivi. Gli analisti hanno stimato che la capacità di estrazione del campione rappresenta il 30% dell’hashrate della rete Bitcoin. Il consumo complessivo ammonta infatti a circa 2,8 gigawatt

Mentre gli stati del Texas e della Georgia occupano i primi due posti, anche altri stati forniscono quote significative.

Prima del ban cinese del 2021, invece, l’hashrate di Bitcoin era calcolato principalmente  nello Xinjiang, nel Sichuan, nello Yunnan e nella Mongolia interna. Solo lo Xinjiang poteva contare su oltre 2 gigawatt di capacità.

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FoundryUSA: la mappa di marzo 2022

Di seguito vi proponiamo invece l’ultima mappa di distribuzione dell’hashrate rilasciata dal pool FoundryUSA per gli stati Stati Uniti a marzo di quest’anno.

 

Come è possibile notare ci sono alcune differenze, sebbene Texas e Georgia comparissero già con ottime percentuali anche in questa classifica. 

I due milionari Texani

In passato, proprio il Texas era stato protagonista di una storia particolare. Due ventitreenni, Brent Whitehead e Matt Lohstroh, fondatori di Giga Energy Solutions, erano riusciti a recuperare il gas di scarto estratto dai giacimenti petroliferi in Texas, producendo (quasi gratis) l’energia necessaria per il mining di Bitcoin. Si stima che abbiano guadagnato in pochi anni quasi 4 milioni di dollari. 

Il cosiddetto “flare gas” è infatti il gas naturale estratto insieme al petrolio. Questo gas solitamente solitamente viene bruciato sul posto perché è anti-economico sfruttarlo, ed è quello che causa l’iconica fiamma sopra le torri di estrazione.

Si tratta dunque di una soluzione ad impatto ambientale nullo, visto che consuma gas che sarebbe comunque bruciato. 

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