L’Alta Corte del Regno Unito dichiara Tether un bene giuridico in una sentenza storica
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L’Alta Corte del Regno Unito ha stabilito che la stablecoin Tether (USDT) è legalmente riconosciuta come proprietà (property – un bene giuridico) dalla legge inglese.
Riconoscere USDT come “proprietà” implica che la stablecoin gode di protezione legale, simile a qualsiasi altro bene o asset finanziario tradizionale. Questo vuol dire che può essere oggetto di contratti, sequestri, ed essere utilizzata come garanzia in contenziosi legali.
Inoltre, essendo considerata una proprietà, le transazioni con USDT possono essere trattate come quelle con altre forme di proprietà o asset finanziari. Questo permette di stabilire diritti di proprietà chiari in caso di dispute legali, fallimenti o contenziosi contrattuali.
Inoltre, nel contesto di dispute legali o bancarotta, i detentori di USDT possono avere diritto a protezione simile a chi possiede beni tangibili o finanziari, e potrebbe essere possibile per i creditori reclamare queste stablecoin come parte di un processo di recupero crediti.
La sentenza è anche la prima a decidere sullo status legale delle criptovalute nel Regno Unito e arriva dopo che il governo ha introdotto una legislazione volta a chiarirne lo status legale.
Il caso ha coinvolto una vittima di frode le cui criptovalute rubate, tra cui Tether, sono state trasferite attraverso vari exchange dopo essere state riciclate attraverso i Mixer di criptovalute.
L’USDT attira i diritti di proprietà, la Corte decide
La decisione del tribunale di classificare Tether come proprietà era parte di una questione preliminare nella causa intentata dalla vittima.
Nella sentenza emessa il 12 settembre, il giudice aggiunto Richard Farnhill dell’Alta Corte di Giustizia ha affermato che “USDT attrae diritti di proprietà secondo il diritto inglese“, precisando che Tether è “una forma distinta di proprietà non basata su un diritto legale sottostante” ed è soggetta a richieste di rintracciamento e fiducia, simili ad altri tipi di proprietà.
Il giudice ha anche fatto riferimento a una sentenza del 2019 dello stesso tribunale, che sosteneva la classificazione delle criptovalute come proprietà, anche se quel caso non è andato in giudizio. La sentenza si allinea con il rapporto 2023 della Commissione giuridica dell’Inghilterra e del Galles, che hanno classificato i beni digitali come proprietà.
La causa è stata intentata dalla vittima di una frode, Fabrizio D’Aloia, che ha cercato di recuperare i beni rubati, tra cui 400.000 USDT che erano stati rintracciati nel crypto exchange tailandese BitKub. D’Aloia non è però riuscito a convincere la corte che BitKub fosse il colpevole.
Il giudice Farnhill ha stabilito che, sebbene D’Aloia sia stato effettivamente frodato, non ha potuto provare in modo inequivocabile che BitKub abbia ricevuto i suoi Tether a causa dell’utilizzo di un mixer di criptovalute, che ha occultato le transazioni.
La sentenza ha sottolineato l’importanza di prove ben documentate quando si presentano richieste di risarcimento per le frodi legate alle criptovalute.
Il Regno Unito vara una legge sulle criptovalute
La decisione arriva dopo che il governo britannico ha recentemente introdotto un disegno di legge volto a chiarire lo status degli asset digitali, tra cui i token non fungibili (NFT), le criptovalute e i crediti di carbonio, come “cose” e “proprietà personali” ai sensi delle leggi sulla proprietà del Paese.
Il Regno Unito è stato tra i Paesi che hanno intensificato gli sforzi normativi a seguito di alcuni fallimenti avvenuti lo scorso anno. La Financial Conduct Authority (FCA) supervisiona le attività delle criptovalute, concentrandosi sulle misure antiriciclaggio e sulla protezione dei consumatori.
L’anno scorso, la FCA ha implementato nuove regole che richiedono alle società di criptovalute di registrarsi presso l’autorità di regolamentazione finanziaria e di far approvare i loro materiali di marketing da un’azienda autorizzata dalla FCA. Gli aggiornamenti principali includono la fornitura di avvisi chiari ai clienti sui rischi associati agli investimenti in criptovalute.
La FCA ha avvertito che la mancata osservanza delle norme può comportare accuse penali, tra cui multe illimitate e fino a due anni di reclusione, per le borse nazionali ed estere che operano nel Regno Unito.
Di conseguenza, i principali exchange di criptovalute Coinbase, Revolut e Binance hanno aggiornato le loro applicazioni mobili e web per conformarsi alle nuove norme.
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