Le istituzioni devono iniziare a investire nelle crypto – A dirlo è un analista di Bernstein

Massimo De Vincenti
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Fonte: Pixabay

La società di brokeraggio Bernstein ha consigliato agli istituti istituzionali di dedicarsi alle crypto e di abbandonare la strategia “zero crypto allocation”. 

L’asset manager ha affermato in un nuovo rapporto che le criptovalute sono pronte a passare nel 2023 da una fase infrastrutturale a una fase applicativa, ponendo le basi per un “età dell’oro” decennale nelle applicazioni crypto. Inoltre ha detto:

“Il 2023 potrebbe essere il momento migliore per iniziare a gettare le basi di una strategia a lungo termine per gli investitori istituzionali che non hanno alcuna allocazione nelle crypto”.

Inoltre la società di brokeraggio ha dichiarato che i trader retail finora sono stati il motore dello sviluppo delle crypto. Gli analisti Gautam Chhugani e Manas Agrawal hanno affermato: 

“Ci aspettiamo che nel futuro siano gli investitori istituzionali a guidare la crescita, partecipando a strutture regolamentate on-shore”.

I due analisti ritengono quindi che ci saranno “grandi opportunità” nell’aumento del capitale istituzionale in settori come la custodia, il market making e i prime broker. In particolare gli analisti di Bernstein prevedono che entro il 2033 i servizi istituzionali raggiungeranno la strabiliante cifra di 30 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annuale composto del 37%. La crescita riguarderà le soluzioni di custodia legate alle criptovalute, destinate a diventare un mercato da 8 miliardi di dollari, mentre il market making e il prime broking cresceranno rispettivamente a 8 e 14 miliardi di dollari. 

Inoltre l’asset manager prevede che i ricavi cumulativi delle crypto aumenteranno di sedici volte nei prossimi 10 anni, passando da circa 25 miliardi di dollari nel 2023 a circa 400 miliardi di dollari entro il 2033. Secondo Bernstein, i “ricavi decentralizzati guidati dalla blockchain” rappresenteranno quasi la metà del totale, rispetto all’attuale 15%. 

In aggiunta Bernstein ritiene che il fatturato on-chain passerà da meno di circa 4 miliardi di dollari a quasi 200 miliardi di dollari nel prossimo decennio, spinto “dall’innovazione della scalabilità della blockchain e dalla crescita delle applicazioni nei servizi finanziari e nei segmenti tecnologici di consumo”.

Secondo la previsione del broker, gli exchange decentralizzati (DEX), i prestiti e i prodotti strutturati/tokenizzati rappresenteranno la maggior parte delle entrate nell’ambito delle applicazioni finanziarie on-chain.

Nel frattempo il World Economic Forum (WEF) ha affermato che la tecnologia alla base delle criptovalute e degli asset digitali continuerà a essere parte “integrante” dell’economia moderna. In un rapporto pubblicato all’inizio del mese, l’organizzazione ha dichiarato che:


Per testare la solidità degli asset digitali e della blockchain nel settore dei servizi finanziari e anche in altre aree dell’economia globale, dobbiamo osservare le azioni delle grandi banche e non ciò che dicono.”

Inoltre il WEF ha paragonato l’adozione crypto e delle tecnologie blockchain a quella del cybersecurity e della trasformazione digitale. Ha affermato: “L’adozione della tecnologia crypto è inevitabile, anche se il termine sembra una parolaccia”.

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