Le nuove leggi sulla tassazione proposte in India mandano in crisi il settore Crypto: ecco il rapporto

Ruholamin Haqshanas
| 3 min read
Fonte: Shutterstock

Il settore delle criptovalute in India è stato letteralmente paralizzato a causa delle controverse leggi fiscali annunciate nel 2022. A febbraio dello scorso anno, infatti, il governo indiano aveva annunciato una tassazione del 30% sul reddito delle criptovalute.

Stando al nuovo rapporto dell’Esya Center, un centro di ricerca di politica tecnologica che ha sede a Delhi, gli investitori crypto indiani si sono affrettati a trasferire asset digitali per un valore complessivo di oltre 3,852 miliardi di dollari, dalle agenzie di exchange nazionali a quelle internazionali proprio a partire dal mese di febbraio dello scorso anno, subito dopo l’annuncio della tassazione.

Fuga verso l’estero

Il rapporto afferma che “un volume cumulativo di 3.055 milioni di dollari è stato trasferito all’estero entro sei mesi dall’anno finanziario in corso”, poi aggiunge che “circa 17 lakh (1,7 milioni) di utenti sono passati dagli exchange di criptovalute nazionali alle controparti estere.

Il governo indiano aveva svelato i suoi piani fiscali relativi alle criptovalute all’inizio del 2021, annunciando ricavi fiscali dai trasferimenti di criptovalute a un’aliquota del 30%. Inoltre aveva rivelato anche una detrazione fiscale dell’1% alla fonte (TDS), applicata su tutti i rimborsi delle transazioni crittografiche. In un primo momento la notizia era stata accolta positivamente, perché molti veterani del settore avevano fatto notare che la nuova legge avrebbe eliminato qualsiasi ambiguità in merito alle criptovalute, sia per le banche sia per le altre istituzioni finanziarie, permettendo loro di affiancare ai servizi finanziari tradizionali anche i servizi finanziari dell’industria delle criptovalute.

Il rapporto dell’Esya Center ha però dimostrato che l’industria indiana dei Virtual Digital Asset (VDA) è stata di fatto “paralizzata dall’attuale architettura fiscale”, e ha affermato che se la struttura  continuerà a permanere così com’è, la totalità degli utenti di criptovalute indiani passeranno alle agenzie di exchange estere.

La regola dell’1%

Gli esperti hanno sottolineato anche che il prelievo alla fonte dell’1% su tutte le transazioni crittografiche ha danneggiato in particolar modo la liquidità delle criptovalute in India, poiché ha costretto i traders ad alta frequenza a ridurre drasticamente il numero di transazioni effettuate al fine di tagliare il più possibile l’importo delle tasse da pagare.

Il rapporto afferma il risultato è stata una perdita dell’81% dei volumi di scambio delle borse nazionali nell’arco di tempo dei quattro mesi successivi all’imposizione della controversa regola dell’1% TDS. Il rapporto continua affermando:

“Prevediamo un impatto negativo proporzionalmente ampio sulle entrate fiscali, nonché una diminuzione della tracciabilità delle transazioni, che vanifica i due obiettivi centrali dell’architettura politica esistente. L’attuale architettura fiscale può portare a una perdita di di un volume di circa 1,2 trilioni di dollari di scambi commerciali locali nei prossimi quattro anni.”

Il gruppo di ricercatori e analisti dell’Esya Center ha suggerito ai funzionari governativi indiani di modificare il TDS portandolo dall’1% allo 0,1% per transazione, mettendolo così alla pari con l’imposta sulle transazioni in titoli. Inoltre hanno proposto che l’attuale tassa fissa del 30% sul reddito delle criptovalute venga trasformata in imposte progressive sui guadagni.

India al quarto posto per adozione crypto

Attualmente l’India si trova al quarto posto nel Global Crypto Adoption Index 2022, la classifica ufficiale relativa all’adozione delle criptovalute pubblicata dalla piattaforma di blockchain intelligence Chainalisys, grazie alla ragguardevole cifra di 172 miliardi di dollari in transazioni di criptovaluta avvenute nell’arco di un solo anno, da luglio 2021 a giugno 2022. Il Paese, inoltre, ha anche visto un interesse crescente da parte degli investitori nel suo ecosistema Web3 in pieno sviluppo.

L’India ha mantenuto per molto tempo una posizione dura nei confronti delle criptovalute, affermando che questa nuova classe nascente di asset finanziari non ha alcun valore sottostante sul quale appoggiarsi. Appena un mese fa infatti, il governatore della banca centrale indiana, la Reserve Bank of India (RBI), Shaktikanta Das, aveva chiesto al governo di vietare completamente le criptovalute.

 

Leggi anche:

Segui Cryptonews Italia sui canali social