L’exchange Bithumb accusato di corruzione: mazzette in cambio dei listing crypto!

Marcello Bonti
| 2 min read

Pesa sull’exchange sudcoreano Bithumb l’ennesima grana con la legge. Questa volta è finito sotto accusa per corruzione uno dei dirigenti. La testata locale, Naver News ha riportato che l’Ufficio del Pubblico Ministero del distretto meridionale di Seoul ha formalizzato l’accusa nei confronti di un alto dirigente, il Signor Lee, per aver listato alcuni token sull’exchange in cambio di mazzette.

La procura non ha rivelato altri dettagli al riguardo, dato che le indagini sono tuttora in corso. Si sa, però, che è stata predisposta una perquisizione in casa dell’imputato e nei locali di Bithumb Holdings, la casa madre a cui sono connesse le varie entità che costituiscono l’attività dell’exchange. A disporre la perquisizione è stata la Seconda Divisione Investigativa per i crimini finanziari di Seoul.

Nemmeno dall’exchange sono trapelati commenti alla vicenda, che rimane avvolta da un alone di mistero. Quel che emerge in queste ore, però, sono le voci secondo cui la pratica di listare token in cambio di mazzette sia più diffusa di quanto sembri in Corea del Sud.

Negli ultimi mesi è aumentato il numero di exchange coinvolti in casi simili. Un altro esempio eccellente è Coinone, il terzo maggiore exchange del paese. Qui sotto accusa è finita un’ex dirigente, Jeon Mo-soo, attualmente sotto indagine con l’accusa di aver ricevuto milioni di won in cambio della quotazione di token crypto sulla piattaforma.

Quotazioni crypto truccate


Il fenomeno delle quotazioni illegali sta sconvolgendo le piattaforme crypto in Corea del Sud. La posizione nei confronti degli exchange crypto nel paese è molto dura e solo quattro, i cosiddetti Big Four, hanno licenza di operare nel paese. Gli altri due exchange sono Upbit, leader di mercato, e Korbit, insieme le quattro compagnie contano su milioni di dollari di transazioni quotidiane.

Malgrado la stretta delle autorità coreane sul settore crypto, specie dopo il caso del repentino fallimento di TerraLabs, le pratiche scorrette e la corruzione sono fenomeni noti da tempo. Solo adesso le autorità sembrano disporre di prove a sufficienza per incriminare i responsabili.

La stretta normativa per depotenziare gli exchange crypto


In questi giorni il parlamento sudcoreano è al lavoro su un nuovo quadro normativo sugli asset digitali, come conferma la testata specialistica Forkast. L’obiettivo del legislatore sarà tutelare la sicurezza degli investitori e dei consumatori.

Mancano soprattutto le pene adeguate per disincentivare questo tipo di condotta fraudolenta. Al momento il codice penale prevede una pena detentiva da 2 a 5 anni per il reato di quotazione “illegale” di crypto. Reato che non figura nella giurisdizione coreana e che può essere equiparata all’appropriazione indebita.

Sotto la lente del legislatore anche l’eccesso di potere in mano agli exchange. In Corea del Sud esistono due agenzie distinte che vigilano sul mercato azionario: la Korea Exchange e la Depository Receipts and Payments Agency, rispettivamente incaricate di vigilare sulla quotazione dei titoli e sulla tutela dei depositi.

Gli exchange crypto, invece, accentrano le due funzioni rendendosi di fatto protagoniste di un grosso conflitto di interesse che a sua volta rende più semplice e difficile da intercettare l’eventuale corruzione dei dirigenti responsabili delle quotazioni dei token.

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