Martin Shkreli dichiara di conoscere la vera identita di Satoshi Nakamoto, leggendario creatore del Bitcoin: ecco le sue prove

Fredrik Vold
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Fonte: Adobe/Mihail

Martin Shkreli ha dichiarato di conoscere la reale identità di Satoshi Nakamoto, il leggendario creatore del Bitcoin e di avere delle solide prove a carico. La comunità Bitcoin, però, non è del tutto convinta che l’ex imprenditore biotecnologico e gestore di hedge fund caduto in disgrazia stia dicendo la verità.

La presunta scoperta di Shkreli è stata condivisa in un post pubblicato martedì, dove viene riportata la firma di una delle prime transazioni Bitcoin mai effettuate. Nella sezione dei commenti al post, pubblicato sul suo blog personale, Shkreli ha aggiunto che la firma può essere decrittata usando un “qualsiasi strumento di decrittazione”.

È noto a tutti, infatti, che la prima transazione avvenuta su Bitcoin, è stata inviata proprio da Satoshi Nakamoto al programmatore americano Hal Finney, membro della comunità cyberpunk.

Il post sul blog di Shkreli riporta quanto segue:

Quello che segue è il portafoglio Bitcoin utilizzato da Hal Finney per ricevere il primo trasferimento di Bitcoin da Satoshi.

1Q2TWHE3GMdB6BZKafqwxXtWAWgFt5Jvm3

La seguente firma

HM7vpPSUbNsfDHRX6gv8xxWcVNHEc/3pOk0YrVehaGoUdbWizznfzOdELkLd1EjSXsW1oE5vHAkNAPzrAVzhuoI=

decifra in:

—–BEGIN BITCOIN SIGNED MESSAGE—–

Questa transazione è stata effettuata da Paul Leroux a Hal Finney il 12 gennaio 2009 #bitcoin

—–FINE MESSAGGIO FIRMATO BITCOIN—–

Satoshi è Paul Le Roux?

La decrittazione della firma rivelerebbe quindi che Satoshi Nakamoto non è altri che Paul Le Roux, ex programmatore, boss di un cartello di narcotrafficanti e, dopo il suo arresto, informatore della US Drug Enforcement Administration (DEA).

Attualmente Le Roux sta scontando una pena definitiva di 25 anni negli Stati Uniti, comminatagli nel giugno 2020 per aver organizzato o partecipato a sette omicidi e per il suo ruolo di boss di un impero commerciale illegale che operava a livello globale.

Non è la prima volta che viene avanzata l’ipotesi che Satoshi Nakamoto sia in realtà Paul Le Roux. Il giornalista e autore americano Evan Ratliff, infatti, aveva già affermato questa possibilità in un articolo pubblicato nel 2019 sulla rivista Wired. Lo stesso Ratliff, però, ha affermato di non essere riuscito mai a raccogliere prove concrete in merito.

La comunità è scettica

La maggior parte della comunità Bitcoin è scettica in merito all’affermazione di Shkreli, in quanto le presunte prove che supportano la sua teoria sono del tutto circostanziali.

Per quanto riguarda il wallet dov’è avvenuta la transazione, infatti, questo è stato attivo fino al 2017, cioè fino a tre anni dopo la morte di Hal Finney, di conseguenza la firma potrebbe essere stata scritta da un’altra persona. Un’altra ipotesi accreditata vuole che la famiglia di Finney abbia preferito vendere l’accesso al suo intero wallet piuttosto che inviare le monete on-chain a un acquirente. E questo avrebbe senso nella misura in cui la cosa sarebbe avvenuta all’alba della creazione del Bitcoin, quando per effettuare transazioni sulla blockchain occorreva possedere le necessarie competenze tecniche e di programmazione.

Un utente chiamato BitMax14 ha scritto: “Hal Finney è morto nel 2014, ma il suo indirizzo è stato usato per l’ultima volta nel 2017, quindi è chiaro che qualcuno possiede la chiave di accesso privata di Hal per quell’indirizzo e che ha firmato quel messaggio al posto suo.” Lo stesso utente ha accusato poi Shkreli di “essere stato usato per diffondere quella bugia” e gli ha chiesto di rendere noto chi gli ha inviato il messaggio contenente la firma.

Anche altri utenti hanno fatto seguito alle obiezioni di BitMax14, come per esempio il noto autore e sostenitore di Bitcoin Saifedean Ammous, che rivolgendosi a Shkreli ha affermato:

“Poiché queste chiavi private sono state attivate dopo la morte di Hal, la domanda più interessante da porsi è: come hai fatto a ottenere questo messaggio?”

Shkreli non ha risposto a nessuna delle domande poste dagli utenti in merito alla firma e al messaggio, ma ha fornito ulteriori dettagli sulla questione in un post di follow-up pubblicato mercoledì. Il tenore del nuovo post, però, è completamente diverso da quello dove ostentava la sua “sicurezza” nel conoscere la vera identità di Satoshi Nakamoto; nel post recente, infatti, Shkreli assume un tono più cauto mettendo in dubbio la veridicità della sua affermazione:

“Qualche giorno fa ho ricevuto un messaggio che mi è sembrato chiaramente uno scherzo: c’è un nuovo messaggio firmato dal destinatario del primo Bitcoin. Ricevo un sacco di messaggi da maniaci che mi chiamano con ‘scoperte’. Ma a volte sono reali: mi viene in mente l’album Carter V di Lil Wayne che appare in un’asta di auto di lusso.”

“Tutto combacia”

L’affermazione di Shkreli, nonostante l’assoluta mancanza di prove concrete a supporto, è stata comunque accolta da una parte della comunità, che la ritiene perfettamente plausibile.

Un utente di nome Bellweirdboy ha infatti scritto: “Tutto combacia. Aveva la motivazione e l’incentivo: circolazione di proventi illeciti. Il personaggio è molto complesso – ha scritto riferendosi a Le Roux – conflittuale, intelligente ma arrogante”. Poi ha aggiunto anche:

“Satoshi è scomparso dopo che Gavin Andersen gli ha detto che avrebbe parlato con la CIA. Il mio pensiero è che la cosa abbia stupidamente spaventato Le Roux. Ecco la vera ragione per la quale ‘Satoshi’ è scomparso.”

 

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