NFT tassati al 30% sullo store di Apple? Una buona notizia…

Christian Boscolo
| 2 min read

Nei giorni scorsi si è molto parlato dell’arrivo degli NFT sull’Apple Store, il negozio virtuale di Apple dedicato alle app e ai giochi scaricabili sull’iPhone.  Ma a fare discutere è stata soprattutto la decisione da parte dell’azienda di Cupertino di addebitare la sua commissione standard del 30% (quella che si applica anche per gli acquisti delle app e degli oggetti in gioco) anche sulle vendite di NFT all’interno delle app.  Tra l’altro se vi piacciono i giochi Blockchain date un’occhiata a questo molto interessante.

La notizia aveva scatenato le ire della community e dei player di settore che l’avevano definita: grottescamente costosa. Insomma, secondo molti analisti una tassazione così gravosa avrebbe sicuramente ostacolato l’adozione dei Non Fungible Token in un mercato promettente come quello delle app per smartphone.

Una voce fuori dal coro

Diego Di Tommaso, COO e co-fondatore di OVER, un Metaverso aperto abilitato all’AR (Augmented Reality) è stato contattato dalla nostra redazione e ci ha fornito alcune considerazioni interessanti e fuori dal coro. Secondo Diego, infatti, l’integrazione delle vendite NFT su una piattaforma che lui definisce Web2 (in contrapposizione agli acquisti sulla Blockchain che viene considerata Web3) potrà solo aumentare il coinvolgimento degli utenti sugli NFT.

Non sono stupito dalla decisione di Apple di introdurre una commissione del 30% sulle vendite NFT in-app. E penso che, in definitiva, sia un aspetto positivo per il settore NFT. Apple è una società Web2, e come tale estrae valore dai suoi utenti in molti modi diversi, uno di questi è una tassa del 30% su qualsiasi transazione che coinvolge risorse digitali vendute in un’App iOS. Per applicare efficacemente tale tassa,  Apple vieta espressamente di vendere in-app risorse digitali senza utilizzare Apple Pay”. – Ha poi aggiunto –

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“Aspettarsi che Apple si comporti in maniera diversa per la vendita di un asset digitale in-app solo perché tale asset è anche un NFT è da ingenui. Il fatto che Apple abbia una tassazione così aggressiva nei confronti delle aziende all’interno di Apple Store è una questione che dovrebbe essere affrontata dall’antitrust, perché non riguarda solo gli NFT, ma le vendite in-app in generale.  Detto questo, il fatto che Apple consenta agli utenti di acquistare NFT da un’app è un grande progresso. Nonostante la tassazione del 30% si tratta di un passo avanti importante, un’opportunità che prima non esisteva”.

“Abbiamo appena scalfito la superficie di ciò che si può fare con gli NFT, la maggior parte delle risorse digitali non sono fungibili e le risorse fungibili (come i token) sono solo un piccolo sottoinsieme di risorse digitali. Trascorriamo sempre più tempo nello spazio digitale o in qualche forma di Metaverso e il fatto che gli oggetti esistenti in uno spazio del genere abbiano un valore è cambiamento epocale.  Più tempo trascorriamo in uno spazio digitale, più risorse digitali possederemo, e quelle risorse saranno NFT”. 

Ha poi concluso aggiungendo: “In definitiva, è un male che Apple addebiti il ​​30% sulle vendite NFT in-app? Sì, lo è, ma non è peggio di quello che fanno con qualsiasi altra vendita di asset digitali e almeno con gli NFT hai la possibilità di acquistarli dal giardino recintato di Apple. Se confermata, si tratta di un’apertura agli NFT da parte di Apple, non di una chiusura, poiché prima era semplicemente vietato venderli”.

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