Quando Ethereum consumava quanto la Svizzera in un anno…

Marcello Bonti
| 3 min read

Se il consumo energetico di Bitcoin si potesse paragonare a un grattacielo, quello di Ethereum dopo il Merge avrebbe le dimensioni di un lampone. Lo ha stabilito una ricerca dell’Università di Cambridge.

Secondo il Centro per la Finanza Alternativa (CCAF) dell’Università di Cambridge, il consumo energetico di Ethereum dalla sua fondazione nel 2015 fino al passaggio al meccanismo di consenso proof-of-stake (PoS) alla fine dell’anno scorso è pari a quello di tutta la Svizzera in un anno.

I consumi di ETH pre e post Merge


Il CCAF, noto per aver stimato il consumo energetico della rete Bitcoin negli ultimi anni, afferma che il consumo di Ethereum ha totalizzato 58,26 Terawattora (TWh) tra il 2015 e il cosiddetto Merge. Il consumo annuo di elettricità della Svizzera è di 54,88 TWh, mentre quello di Bitcoin è di 143,9 TWh, secondo il CCAF.

Fonte Centre for Alternative Finance (CCAF) – Università di Cambridge

Non c’è solo il consumo energetico di Bitcoin a preoccupare gli ambientalisti. Ad esempio, gli artisti che stanno esplorando le possibilità dei token non fungibili (NFT) da collezione si dicono preoccupati per la quantità di energia necessaria a creare le opere su Ethereum.

Ecco perché il CCAF ha ampliato il suo network e ha pubblicato il Cambridge Blockchain Network Sustainability Index (CBNSI). Questo ha permesso di condurre uno studio approfondito sull’uso dell’elettricità di Ethereum da una prospettiva contemporanea e storica.

Il passaggio alla PoS ha ridotto il consumo di Ethereum di oltre il 99%. Per illustrare l’impatto del cambiamento, il CCAF ha fatto un confronto con l’altezza di alcuni edifici famosi.

Se, ad esempio, il consumo energetico di Bitcoin è rappresentato dall’edificio Merdeka di Kuala Lumpur, il secondo più alto del mondo con i suoi 678,9 metri, il precedente sistema di consenso per il mining proof-of-work (PoW) di Ethereum avrebbe un’altezza paragonabile a quella del London Eye, una ruota panoramica alta 135 metri. Col passaggio alla PoS, Ethereum si è ridotto alle dimensioni di un lampone.

Dal momento che si tratta di un ente senza scopo di lucro, il CCAF punta a offrire un’utilità pubblica. Ecco giustificato l’approccio creativo per illustrare l’uso dell’energia, come ha spiegato Alexander Neumüller, responsabile della ricerca del CCAF sugli asset digitali e il consumo energetico.

“Se ora esco per strada e chiedo: ‘Ehi, cosa sono 100 terawattora? Che cosa sono sei gigawattora?”, la gente non lo sa”, ha detto Neumüller in un’intervista a CoinDesk.”

Abbiamo quindi cercato di contestualizzare il tutto sotto forma di immagini, in particolare con gli edifici e con i lamponi. In questo modo le grandezze sono molto chiare anche senza comprendere le misurazioni energetiche”.

Qual è il sistema di convalida migliore?

Sebbene il consumo energetico di Ethereum sia ora parecchio al di sotto di quello di Bitcoin, il CCAF non intende prendere posizione su quale algoritmo possa essere migliore o peggiore, ha detto Neumüller.

Ha dichiarato che, a suo avviso, il proof-of-stake non è un sostituto perfetto del proof-of-work e che entrano in gioco molti fattori aggiuntivi.

“Nel caso della PoW, ad esempio, è molto difficile attaccare la rete, anche se si dispone di ampie risorse finanziarie, perché è necessario acquistare e impiegare hardware e avere accesso all’energia”, ha detto. “Il PoS è basato più sulla finanza. Quindi, se il vostro obiettivo principale fosse quello di distruggere la rete, basterebbe acquistare i token nativi”.

Il CCAF stima che Ethereum consumerà 6,56 GWh di elettricità l’anno. Per mettere questo dato in prospettiva, il consumo annuale di elettricità della Torre Eiffel è di 6,70 GWh, mentre per tenere accese le luci del British Museum per un anno occorrono 14,48 GWh.

Fornire una stima dell’impronta energetica di Ethereum nel tempo è utile per i progetti che desiderano iniziare a compensare il debito, che è proprio il progetto post-merge in corso presso ConsenSys.

Questo processo di compensazione viene affrontato da un gruppo di aziende del Web3 che si chiama Ethereum Climate Platform.

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