Rubati i BTC di uno dei primi sviluppatori di Bitcoin – Ecco cosa è successo!

Ruholamin Haqshanas
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Fonte: Pixabay

Luke Dashjr, uno dei principali sviluppatori di Bitcoin, ha rivelato di essere stato derubato di quasi tutti i propri BTC dopo una violazione della chiave d’accesso PGP (Pretty Good Privacy) avvenuta a ridosso di capodanno.

Domenica, con un tweet, lo sviluppatore ha svelat oche la sua chiave PGP, un metodo di sicurezza comunemente usato che si serve di due chiavi per ottenere accesso a informazioni criptate, in qualche modo è stato compromesso da degli hacker. Di conseguenza, sono stati rubati oltre 200 BTC per un valore di oltre 3,5 milioni di dollari.

Un utente su Twitter ha chiesto a Dashjr se sospettasse di qualcuno in particolare, ma lo sviluppatore ha risposto di “non averne idea”.

Alcuni all’interno della community crypto hanno ipotizzato una connessione con quanto successo lo scorso 17 novembre a Dashjr. Con un tweet, lo sviluppatore aveva informato che il suo server era stato compromesso da un “nuovo malware/backdoor sul sistema”. Tuttavia, nemmeno in quel caso era stato possibile verificare l’autore dell’attacco.

Dashjr ha anche messo in guardia la community di Bitcoin, raccomandando di non scaricare Bitcoin Knots, una combinazione di wallet e nodo di Bitcoin che permette di verificare che i bitcoin che si ricevano siano reali. Ha detto:

“NON SCARICATE BITCOIN KNOTS NÉ USATELO FINO A QUANDO LA COSA NON SI E’ RISOLTA. Se non l’avete già fatto negli ultimi mesi, assicuratevi di spegnere il sistema per il momento.”

Come si legge sul suo profilo LinkedIn, Luke Dashjr è stato Core developer di Bitcoin dal 2011. Dice inoltre di avere oltre 23 anni di esperienza come programmatore.

Il CEO di Binance, Changpeng “CZ” Zhao ha dichiarato di essere addolorato da quanto successo e ha offerto il proprio aiuto. Ha anche precisato che la self-custody comporta alcuni rischi dato che bisogna saper proteggere le proprie chiavi d’accesso. Ha scritto:

“Mi dispiace sapere che hai perso così tanto. Ho informato il nostro team di sicurezza di stare all’erta. Se dovessero arrivare da noi li congeleremo. Se c’è qualcosa che possiamo fare per aiutare, per favore facci sapere. Ci occupiamo di queste cose spesso, e abbiamo relazioni con le Forze dell’Ordine in tutto il mondo.”

Il caso ha alimentato ancora una volta il dibattito sul self-custody, diventato di grande interesse all’indomani del crack di FTX l’anno scorso. Joe Vezzani, CEO di LunarCrush, una piattaforma che offre segnali social agli investitori crypto, ha puntualizzato che questa perdita non è nulla in confronto a quanto rubato sugli exchange centralizzati.

Lo stesso Vezzani, però, ha ammesso che la maggior parte delle perdite subite dai wallet personali non vengono rendicontate. Ha poi aggiunto che non tutti gli exchange crypto sono come FTX e non tutti nell’ambiente crypto sono come Sam Bankman-Fried, il fondatore dell’exchange ora in rovina. Ha dichiarato:

“SBF non rappresenta tutti gli exchange centralizzati. Così come Madoff non rappresenta tutti i broker in Borsa.”

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