Russia: Il ministro delle finanze conferma lo stallo della legge sul mining crypto

Marcello Bonti
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Fonte: Prokop.photo/Adobe
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La legge che vorrebbe legalizzare il mining crypto in Russia ha trovato un nuovo ostacolo e la proposta al momento è in “stallo” come confermato dallo stesso Ministro delle Finanze.

Secondo la testata economica nazionale Finmarket, il vice ministro delle finanze russo Alexei Moiseev ha dichiarato in conferenza stampa mercoledì che la tanto attesa legge, che propone la legalizzazione e i termini per la tassazione del mining crypto, è incappata in un nuovo contrattempo.

In generale predomina il consenso riguardo la legge, e il parlamento sperava di accelerare il processo dell’approvazione presso la Duma già a dicembre. C’era stato chi ne pronosticava l’entrata in vigore a partire dal 1 gennaio, salvo poi essere stata posticipata all’1 febbraio.

Malgrado il sostegno di una grossa fetta del parlamento, che ritiene la legge una buona strategia per incrementare i fondi del tesoro, la Banca Centrale non sembra condividere la stessa fretta e tarda nel concedere la propria approvazione.

Moiseev ha detto:

“Abbiamo di nuovo trovato uno stallo. Ci sono delle obiezioni, non solo da parte della Banca Centrale ma anche da parte delle forze dell’ordine. Sono previsti diversi incontri su questo tema. Nessuno ha rinunciato. Speriamo di trovare un accordo.”

In cosa consistono le ultime obiezioni alla legge russa sul mining

L’autore della legge, Anatoly Aksakov, presidente del Comitato di Stato della Duma sul Mercato Finanziario, ha detto che “uno tra i partecipanti coinvolti nel dibattito” ha sollevato le ultime obiezioni.

La Banca Centrale vuole che i miner vendano immediatamente i propri token subito dopo averli acquisiti, non vuole “criptovalute private” come bitcoin (BTC) “dentro l’economia russa”.

Ma sembra che la polizia o altre forze dell’ordine siano contrarie all’idea, è stata mostrata preoccupazione sulle possibili violazioni che questa nuova norma potrebbe rendere possibili.

Aksakov ha dichiarato che “un partecipante” al dibattito “ha avanzato il sospetto che i canali di vendita” a disposizione dei miner crypto “possano essere usati per prelevare illegalmente fondi all’estero”.

Il presidente della commissione ha detto che vorrebbe mantenere anonima “l’organizzazione che ha rallentato il percorso della legge”. Ha però precisato che questa “organizzazione” aveva manifestato la propria preoccupazione sul fatto che i miner crypto possano “prelevare capitali russi”.

La legge, nella sua attuale formulazione, dice che i miner possono scambiare i propri token in cambio di valuta presso “exchange crypto stranieri” o attraverso una piattaforma di stato sperimentale per il trading crypto. Questa piattaforma andrebbe normata a parte.

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