Secondo la SEC la proof of reserve è inutile

Christian Boscolo
| 1 min read

Il contabile capo ad interim della SEC –  Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti – Paul Munter, ha chiesto agli investitori di riporre poca fiducia nelle proof of reserve effettuate dagli exchange di criptovalute.

Mettiamo in guardia gli investitori di essere molto cauti nei confronti di alcune delle affermazioni fatte dalle società di criptovalute

ha dichiarato Munter al Wall Street Journal, aggiungendo: 

“Gli investitori non dovrebbero riporre troppa fiducia nel semplice fatto che una società afferma di avere una prova di riserva da parte di una società di revisione.

Munter ha anche osservato che la SEC sta esaminando più da vicino i presunti rapporti finanziari delle società blockchain:

Stiamo aumentando la nostra comprensione di ciò che sta accadendo sul mercato – ha affermato Munter – Se troviamo modelli che riteniamo problematici, prenderemo in considerazione un rinvio dell’applicazione”.

Le dichiarazioni di Munter arrivano circa una settimana dopo che la società di contabilità Mazars, oggetto di esame, ha temporaneamente interrotto tutti gli audit previsti sui vari exchange e le pagine relative alla proof of reserve, cancellate.

Proof of reserve: l’ennesima figuraccia

Anche la proof of reserve non si è purtroppo dimostrata all’altezza delle aspettative. E a dirlo non è solo la SEC ma anche chi ha seguito le vicende delle ultime settimane. Sbandierata come la prova principe della sicurezza degli exchange ha fallito e si è ritorta contro chi l’aveva invocata, a partire da Binance.

E’ vero, non ci sono prove che gli exchange sopravvissuti siano insolventi ma l’impressione generale è che perlomeno abbiano qualche scheletro nascosto nell’armadio. Le tanto sbandierate riserve sono sparite dalla pagina dei revisori che le hanno effettuate e i nuovi audit sono stati sospesi a data da destinarsi.

Se da un lato è sbagliato creare panico nel mercato senza un motivo, è chiaro che a queste condizioni è anche difficile fidarsi di qualcuno. Del resto se FTX ha potuto fare quello che voluto in questi anni, la colpa è anche del revisore che li ha “controllati”.

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