Tasse Crypto 2023: la dichiarazione dei redditi in Italia si avvicina – La guida breve!

Christian Boscolo
| 3 min read

La legge di bilancio del 2023 ha stabilito come pagare le tasse crypto in Italia, confermando alcune procedure ma introducendone di nuove molto importanti.

In questo articolo riassumeremo le principali novità sulla tassazione delle criptovalute in Italia in vista delle prossime scadenze fiscali. Si tratta di una guida semplice che spiega in poche righe i concetti essenziali a chi vuole investire in criptovalute.

Definizione di crypto attività


Partiamo subito con il chiarire il concetto di crypto attività, importante per capire cosa dobbiamo dichiarare al fisco italiano:

Una rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia analoga.

Il primo punto è importante perché di fatto include tutti gli asset digitali su Blockchain, quindi anche gli NFT.

Plusvalenze e tassazione sui profitti


La tassazione sulle plusvalenze rimane al 26% come in passato e si configura nel momento in cui le convertiamo in valuta Fiat. Cambia però la soglia di interesse per il fisco che introduce una franchigia di 2.000 euro mentre prima era di circa 51mila euro (51.645,69). Le plusvalenze su cifre inferiori a questa soglia non saranno invece soggette a imposte. Ecco come verrà calcolata l’aliquota.

Esempio:

Se avete 2.000 euro e alla fine dell’anno ne avete 2.500, l’aliquota del 26% sarà calcolata sui 2.500 euro e non sui 500 euro.

Al momento sono state poi individuate 4 categorie: currency token, utility token, NFT e security token.

 

Quadro RW: la dichiarazione è obbligatoria


Molto importante questo punto che stabilisce l’obbligatorietà anche se non viene fatta alcuna conversione in valuta Fiat o prelievo.

Nel quadro RW dovrà essere indicato/dichiarato il valore iniziale delle cripto-attività e quello finale, al 31/12. In caso di plusvalenza, se non viene fatta alcuna conversione, non si dovrà pagare alcuna imposta.

Le nuove norme prevedono anche la possibilità per gli exchange di diventare sostituti d’imposta. In questo modo saranno loro a preoccuparsi delle tasse come accade con le banche quando detenete titoli o azioni.

Non ho mai dichiarato cripto al fisco, cosa devo fare?


Per chi non ha mai dichiarato le crypto la nuova legge di bilancio ha introdotto una sanzione ridotta pari allo 0,5% del totale per ogni anno di mancato monitoraggio. Il calcolo va fatto a partire dal 31/12/2021.  Questo se non sono state fatte conversioni in valuta Fiat.

In caso contrario (ovvero conversione in Fiat con plusvalenza prima del 31/12/2021) ci si può mettere in regola pagando un’imposta sostitutiva del 3,5% a cui va aggiunto lo 0,5% per ogni anno di mancato monitoraggio.

Imposta di bollo sulle criptovalute


Chi detiene criptovalute, NFT e simili deve versare annualmente un’imposta di bollo del 2 per mille di quanto detenuto. La prima scadenza però dovrebbe essere a giugno del 2024.

Cashback e staking


Sono entrambi soggetti a tassazione, così come gli Airdrop, ma anche qui va considerata la franchigia dei 2.000 euro. Anche il mining potrebbe essere tassato ma è tutto ancora da verificare.

Conclusioni


Sono queste in sintesi le principali novità per la dichiarazione dei redditi da criptovalute nel 2023.

Riassumendo: viene stabilità l’obbligatorietà della dichiarazione delle crypto nel quadro RW del modello di dichiarazione.

La tassazione è rimasta al 26% sulle plusvalenze ma è cambiata la franchigia ora ridotta a 2.000 euro.

Per chi non ha mai dichiarato le crypto al fisco è previsto un rientro facilitato a fronte del pagamento di un’imposta sostitutiva del 3,5%, cui va aggiunto lo 0,5% per ogni anno non dichiarato dal 2021.

Per molte altre questioni, come le stable coin e gli NFT e sul pagamento di plusvalenze per staking, airdrop e cashback la faccenda è più complicata anche se quanto stabilito dal MICA, il nuovo quadro normativo dell’UE per le criptovalute, (acronimo di Markets in Crypto-Assets) potrebbe fare chiarezza.

Il MICA entrerà in vigore a luglio anche se alcune delle disposizioni più importanti dovrebbero entrare in vigore tra i 12 e i 18 mesi dopo per permettere la traduzione nelle 20 lingue ufficiali dell’UE.

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