In Corea del Sud 1,8 M di USD fermi nel limbo degli exchange

Tim Alper
| 2 min read
Exchange Corea del Sud
Fonte: Adobe/mnimage

Finora, poco meno della metà delle criptovalute e fiat detenute negli exchange che hanno chiuso in Corea del Sud il mese scorso è stata recuperata – convertita in fiat e prelevata tramite banche o trasferita ad altri exchange – ma 1,8 milioni di dollari mancano ancora all’appello a due settimane dalle chiusure.

Come riportato in precedenza, decine di exchange sono stati costretti a chiudere il 25 settembre dopo che la nazione ha imposto alcune delle regole più severe al mondo sulle piattaforme di trading. Gli exchange stati costretti ad ottenere la certificazione dall’agenzia del Sistema di Gestione della Sicurezza delle Informazioni (ISMS) del governo per offrire il trading da cripto a cripto, e hanno dovuto trovarsi un partner che fornisse servizi bancari autenticati da nome reale se volevano offrire anche il trading fiat.

Di queste piattaforme, ha riferito il Segye Ilbo, 13 “hanno cercato di ottenere la certificazione ISMS, ma non ci sono riuscite” – e quindi sono state costrette a chiudere. Secondo i dati dell’Unità di informazione finanziaria (FIU), su queste piattaforme veniva detenuto un totale di 3,5 milioni di dollari in fiat e monete.

Ma ora, più di due settimane dopo, sono stati recuperati solo 1,76 milioni di dollari.

La UIF ha affermato che sta lavorando con le agenzie investigative in “risposta alle preoccupazioni” secondo cui alcuni exchange potrebbero cercare di evitare di rimborsare i propri clienti “mentre cessano l’attività”.

Agli exchange chiusi il 25 settembre è stato detto che devono rimanere operativi per 30 giorni in modo da rimborsare i propri clienti, a cui è stato detto di sbrigarsi a prelevare i propri fondi da queste piattaforme.

Il media ha sottolineato che “alcuni exchange” hanno riscontrato “problemi con il server” che hanno causato ritardi.

Ma la UIF potrebbe essere destinata ad affrontare un problema molto più spinoso: ovvero i “fallimenti pianificati” – per cui le aziende tentano di utilizzare il sistema legale per dichiararsi incapaci di rimborsare i propri clienti.

Nessuna bancarotta di questo tipo è stata ancora segnalata alle autorità finanziarie, ma il fatto che così tante criptovalute e fiat rimangano ancora non reclamate o non rimborsate rimane una delle principali cause di preoccupazione.

Complessivamente, il 25 settembre, sono state chiusi 36 exchange, di cui i 13 che non avevano ottenuto la certificazione ISMS. Altri ventitré non hanno nemmeno richiesto la certificazione ISMS, creando un altro possibile campo minato di criptovalute e fiat non rimborsate.

Finora solo due piattaforme di trading (Upbit e Korbit) hanno ottenuto i permessi operativi della FIU per i mercati fiat, con i rivali Bithumb e Coinone in attesa di conoscere i risultati delle proprie applicazioni.

Un altro gruppo di 25 exchange ha ottenuto la certificazione ISMS ed è quindi autorizzato a offrire servizi crypto-to-crypto.

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