L’Exchange Binance Costretto a un Hard Fork per Riparare i Danni degli Hacker

Christian Boscolo
| 3 min read

La Blockchain di Binance o BNB Chain, ha dovuto eseguire un hard fork, ovvero una divisione della sua Blockchain in due tronconi, per permettere gli aggiornamenti di sicurezza.  Scopri qui i migliori progetti NFT.

I motivi di questo aggiornamento sono dovuti al recente attacco hacker che ha preso di mira il bridge (ponte in inglese, ndr) che consentiva gli scambi tra Beacon Chain e Smart Chain. La prima chain (bacon) gestisce infatti la governance e lo stalking, mentre la Smart Chain viene utilizzata per gli smart contract.

Che cos’è un hard fork

Ma perché Binance ha dovuto ricorrere ad un hard fork? A differenza di un qualsiasi software che viene attaccato da un hacker, dove la procedura standard è quella di spegnere il computer sotto attacco, effettuare le modifiche e quindi riaccendere, nella Blockchain tutto questo non è possibile.

La Blockchain è infatti una rete decentralizzata che è gestita dai validatori dei nodi, in numero variabile a seconda della Chain. Per modificarla è quindi richiesta la maggioranza dei nodi, con una vera e propria votazione e, in caso qualcuno sia contrario alla modifica, si procede con il fork. Insomma, quando c’è da prendere una decisione cruciale per il futuro della chain, proprio perché non tutti potrebbero essere d’accordo, si procede alla divisione della Blockchain in due tronconi separati. In pratica è come se nascesse una nuova Blockchain che si affianca a quella tradizionale.

Esempi del passato

Anche se si tratta di casi rari, in passato abbiamo già assistito al cosiddetto hard fork, ovvero alla divisione della chain in due parti. L’esempio classico è quello di Bitcoin, il cui fork ha dato vita a Bitcoin Cash, ma anche il recente “merge” di Ethereum ha richiesto un hard fork. Anche in quel caso, infatti, bisognava prendere una decisione epocale, ovvero il passaggio da POS (proof of stake) a POW (proof of work). E se ci avete fatto caso, anche la rete Ethereum è stata divisa in due. Da una parte il protocollo ETH indica quella che ha effettuato il passaggio a POS. I nostalgici (e i miners, oltre agli speculatori) hanno invece puntato su ETHW (Ethereum POW).

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Binance non è decentralizzato (ma dai?)

Per Binance l’hard fork è stato invece molto più semplice. I 44 validatori della BNB Chain sono stati contattati da Binance e hanno tutti seguito la nuova Chain. Ogni nodo necessita di 614 BNB per essere validato, una cifra piuttosto consistente. È facile quindi immaginare che l’Exchange Binance controlli la sua Chain e i suoi validatori. In questo caso, dunque, l’hard fork è stato davvero indolore e nessuno ha seguito la vecchia chain.

Decentralizzazione a tutti i costi?

E qui torniamo ad un vecchio problema. Ma tutte le Blockchain devono per forza essere decentralizzate? Ad oggi la risposta è no. Solo Bitcoin, con i suoi 15mila validatori sparsi in tutto il mondo, può essere considerata una Blockchain decentralizzata e indipendente. Ma del resto la sua natura e il suo scopo lo richiedono sopra ogni cosa. Di contro Bitcoin è molto più lento rispetto ad altre Blockchain e non utilizza gli smart contract perché, di fatto, non gli servono.

Altre chain, ma è il parere di chi scrive, possono essere decentralizzate per far fronte ai numerosi problemi che una tecnologia nuova e sperimentale, come quella della Blockchain. Binance oggi ci ha fornito un esempio lampante ma in passato anche Solana aveva potuto far fronte agli attacchi proprio per la sua natura meno decentralizzata.

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