Svolta chiave: Morgan Stanley valuta di promuovere attivamente gli ETF crypto

Aniello Raul Barone
| 4 min read

I mercati degli ETF sono in espansione

Una delle principali istituzioni finanziarie dell’occidente, Morgan Stanley, sta esplorando la possibilità di espandere le vendite degli ETF Bitcoin spot, consentendo ai suoi circa 15.000 broker di raccomandare attivamente questi prodotti ai clienti.

Secondo un rapporto di AdvisorHub, l’azienda potrebbe prendere questa decisione per sfruttare la crescente domanda di investimenti in criptovalute.

Al momento, Morgan Stanley offre gli ETF Bitcoin spot solo se sono i clienti a richiedere ai loro consulenti di investire in veicoli di investimento collegati alle crypto valute.

Se la nuova proposta andasse in porto, potrebbero essere gli stessi consulenti finanziari a consigliare attivamente questi prodotti. Il risultato per l’azienda sarebbe una consistente espansione della base di clienti potenzialmente interessati a investire in prodotti crypto. Questo comporterebbe anche esporsi a ulteriori responsabilità.

Morgan Stanley sta adottando misure di tutela


Nel report di AdvisorHub, che cita due alti dirigenti che hanno familiarità con la questione, si legge che per prepararsi a questa eventualità, Morgan Stanley sta definendo alcune misure di tutela, o “guardrail”, per gli acquisti legati agli ETF crypto.

Tra queste misure ci sarebbero requisiti relativi alla tolleranza al rischio, ai limiti di allocazione e alla frequenza di trading. I dirigenti non hanno fornito una tempistica specifica su quando l’azienda potrebbe implementare questi cambiamenti di politica.

L’approccio adottato da Morgan Stanley è in linea con quello dei suoi colleghi del settore. Altre grandi banche, come Bank of America’s Merrill Lynch e Wells Fargo, hanno introdotto gli ETF spot di Bitcoin poco dopo la loro approvazione negli USA a gennaio.

Tuttavia, hanno anche limitato l’accesso agli acquisti non richiesti e, in alcuni casi, si sono rivolte solo a clienti ultra ricchi.

Merrill Lynch, ad esempio, ha fissato una soglia minima di patrimonio di 10 milioni di dollari per i clienti interessati ad acquistare un ETF su Bitcoin.

Non tutti gli istituti offrono ETF di criptovalute


A gennaio, la Securities and Exchange Commission (SEC) ha approvato 11 richieste di ETF su Bitcoin, tra cui quelle di BlackRock, Ark Investments, Fidelity, Invesco e VanEck, ma non tutti hanno reso disponibili i loro ETF Bitcoin agli investitori.

Alcune istituzioni finanziarie, come Raymond James Financial e Vanguard, hanno scelto di non offrire prodotti a base di criptovalute, adducendo dubbi sulla loro idoneità per i portafogli a lungo termine.

La più grande società di intermediazione indipendente con oltre 22.000 broker, LPL Financial, ha annunciato a febbraio l’intenzione di valutare quali fondi di Bitcoin offrire ai clienti, ma ancora non ci sono aggiornamenti ufficiali sui progressi compiuti.

Un altro broker-dealer indipendente, Cetera Financial Group, a marzo ha approvato quattro ETF Bitcoin per i suoi consulenti implementando limiti di allocazione e richiedendo ai clienti una tolleranza al rischio aggressiva.

Sebbene i clienti abbiano mostrato un notevole interesse per gli ETF Bitcoin spot, un secondo dirigente di Morgan Stanley ha osservato che è ancora considerato un investimento speculativo e ha dichiarato:

“I nostri clienti non stanno puntando tutto su Bitcoin. Per la maggior parte di loro è piuttosto interessante, quindi investono un po’ di denaro”.

Gli ETF arrivano sui mercati asiatici e questo apre scenari di “battaglia” su scala globale


Nel frattempo, Hong Kong si prepara a lanciare i tanto attesi ETF spot su Bitcoin ed Ethereum entro la fine di aprile.

La Securities and Futures Commission (SFC) di Hong Kong, nel tentativo di rendere l’isola un hub per gli asset digitali, ha recentemente concesso l’approvazione a diversi gestori di fondi per offrire una serie di ETF sulle criptovalute.

Fino a questo momento, la Securities and Futures Commission (SFC) di Hong Kong ha approvato tre ETF spot su Bitcoin ed Ethereum che inizieranno a operare il 30 aprile.

Anche i mercati asiatici si sono quindi aperti ai fondi negoziati in borsa sulle criptovalute, ma non si sono limitati soltanto a questo. In materia di ETF spot, la SFC di Hong Kong ha addirittura battuto sul tempo la SEC statunitense, approvando il primo ETF spot su Ethereum.

Se a questo particolare aggiungiamo che le istituzioni finanziarie asiatiche hanno annunciato una strategia di vendita aggressiva con tagli radicali alle spese di commissione, possiamo notare come la concorrenza tra occidente e oriente sui mercati degli ETF spot sulle criptovalute, stia assumendo le tinte di una vera e propria guerra su scala globale.

A confermarlo è anche l’analista di ETF di Bloomberg Intelligence, James Seyffart, in un post su X dove riporta che gli emittenti degli ETF asiatici hanno rivelato le loro commissioni, tra cui una a partire dallo 0,3% dopo una deroga di sei mesi.

La competizione sugli ETF Bitcoin prenderà il via prima a Hong Kong


Gli emittenti: China Asset Management Co. (China AMC), Harvest Global Investments, Bosera International e HashKey Capital, avranno tutti come depositario Bank of China International-Prudential Trustee Limited (BOCI-Prudential).

La tabella condivisa da Seyffart mostra che China AMC avrà una commissione di gestione dello 0,99%, Bosera e HashKey avranno una commissione dello 0,6%, mentre Harvest Global offre un esonero per sei mesi e una commissione dello 0,3% in seguito. Seyffart ha dichiarato:

“La potenziale guerra delle commissioni per questi ETF su Bitcoin ed Ethereum potrebbe scoppiare proprio a Hong Kong. Harvest è in vantaggio con l’esenzione totale dalle commissioni e la commissione più bassa, pari allo 0,3% dopo l’esenzione”.

Gli ETF approvati mirano a fornire risultati d’investimento che seguano da vicino la performance di Bitcoin ed Ethereum, misurata rispettivamente dal CME CF Bitcoin Reference Rate e dal CME CF Ether-Dollar Reference Rate.

Leggi anche: