E se usassimo BTC su Marte? L’ultima trovata di Elon Musk

Laura Di Maria
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Il chiacchierato CEO di Tesla e Space X Elon Musk torna a far parlare di sé in ambiente crypto. Stavolta lo fa sostenendo che le criptovalute potrebbero essere un metodo di pagamento utile da usare da un’ipotetica civiltà umana sulle colonie di Marte.

A dirla tutta, lo stravagante uomo d’affari si è limitato a rispondere a delle domande su cosa utilizzerebbe se si trovasse a vivere sul pianeta rosso.

C’è vita su Marte?

Musk è intervenuto durante una diretta su X, ex Twitter, uno space intitolato “Ark 21Shares Bitcoin ETF (ARKB) Approved” che è andato in onda sulla piattaforma di microblogging oggi 11 gennaio. Alla tavola rotonda sono intervenuti in tanti, esperti a vario titolo, tra cui Musk che ha parlato dei suoi personali piani di colonizzazione oltre il pianeta Terra. O di come immagina possa essere organizzata la vita oltre il pianeta Terra.

È noto l’interesse di Musk per lo spazio infinito con le sue iniziative di turismo spaziale e colonizzazione di altri pianeti grazie alla sua attività “extraterrestre”, SpaceX.

In particolare, è nota la sua volontà di spingere la razza umana fino a trasformarsi in una specie interplanetaria con le tutte le possibili implicazioni che questa sfida può presentare.

Durante la diretta, un utente gli ha chiesto quale forma di denaro si potrebbe usare su Marte se davvero una civiltà umana riuscisse a creare una colonia stanziale.

Al momento non esistono ipotesi in questo senso, quindi come esercizio puramente teorico, i partecipanti al dibattito hanno avanzato delle proposte e preso in esame le possibili criticità che queste ipotesi potrebbero presentare.

Musk ha osservato che gli asset digitali hanno margine d’utilizzo su Marte. Si è detto, però, scettico rispetto alla possibilità di usare Bitcoin come valuta di pagamento per via dei lunghi tempi di riconciliazione.

Cioè, Musk intende dire che i tempi per far quadrare i conti sulla blockchain di Bitcoin dopo una transazione di pagamento su Marte sarebbero troppo lunghi per poter essere sostenibili. Per questo, crypto sì, ma i pagamenti transplanetari andrebbero effettuati con crypto capaci di elaborare transazioni in tempi più rapidi rispetto a quelli di BTC.

“Avrebbe senso usare un qualche tipo di criptovaluta su Marte; non è il caso di pensare a Bitcoin perché i tempi per la riconciliazione sono troppo lunghi.”

Elon Musk ci ripensa e aggiusta il tiro

Durante la chiacchierata, però, il boss di Tesla e SpaceX ha ripensato a quanto detto e ha smorzato i toni aggiungendo argomentazioni che offrono qualche chance in più a Bitcoin.

Ha riflettuto sul fatto che la Terra si trova a circa 8 minuti luce dal Sole mentre Marte a circa 12 e, sebbene la distanza possa essere ancora un problema, tutto sommato, qualche possibilità c’è.

“Forse c’è qualche sistema per usare Bitcoin, ma sarebbe difficile usarlo abitualmente su Marte. Marte può essere distante circa 20 minuti luce, per questo servirebbe un’attività strutturata con la sua sede su Marte.”

C’è stato anche chi ha commentato che su Marte sarebbe facile svolgere l’attività di lightening, cioè l’esecuzione di attività off-chain al di fuori del network  e poi riconducibili a Bitcoin. Meno gestibile, invece, sarebbe il processo di mining di Bitcoin direttamente sul pianeta rosso.

C’è già chi pensa di portare le crypto sulle colonie marziane

Musk ha poi affermato che esistono già tavole rotonde con panel di esperti crypto che si stanno interrogando sull’opportunità di portare le cripto fuori dai confini terrestri. Ci sono forti sfide da affrontare e risolvere per poter completare questo tipo di sfida che presenta, oggi, grosse incognite sul piano attuativo.

E non solo sul piano della modalità migliore per effettuare pagamenti e transizioni economiche fuori dal confine del pianeta Terra.

Molti rappresentanti della community crypto ritengono che usare questa tecnologia come mezzo di pagamento su Marte potrebbe permettere di ovviare i limiti dell’assenza di istituzioni finanziarie centralizzate.

Adam Back, CEO di Blockstream, ha commentato la questione della velocità delle transazioni e della distanza da Marte come un problema minore. Bitcoin, così come è strutturato oggi, è in grado di processare nuovi blocchi ogni 10 minuti e per questo sarebbe in grado di gestire la situazione.

“Risposta corretta: #bitcoin. 12-22 minuti luce non sono un problema con blocchi da 10 minuti. Inoltre, pensiamo più in grande: (la scala di) kardashev di tipo 2 richiede una sfera di Dyson intorno al sole , mettete lì anche tutti i miner. Problema risolto”.

Back si riferisce alla cosiddetta scala di Kardašëv, l’astrofisico russo che negli anni ’60 formulò l’ipotesi di una scala per classificare le tipologie di civiltà a seconda della loro capacità di sfruttare l’energia disponibile: nel proprio pianeta d’origine, nel proprio sistema solare, nella propria galassia. Intende dire quindi che riuscendo a sfruttare l’energia prodotta da tutto il sistema solare, le colonie marziane potrebbero persino permettersi di avviare attività di mining su Marte.

Elon Musk ha già dimostrato di fare sul serio con i suoi progetti di avventura spaziale grazie a SpaceX. La compagnia punta già a realizzare la “colonizzazione di Marte” con la collaborazione anche di altri partner.

Secondo la visione dell’azienda, Marte potrebbe rappresentare nel prossimo futuro un occasione per garantire la sopravvivenza della razza umana. Per farlo, la tecnologia dovrebbe evolvere fino a rendere il trasporto interplanetario più veloce e ben più economico.

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