La SEC è convinta che Ethereum sia un titolo – Ecco perché!

Christian Boscolo
| 3 min read

La Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti avrebbe intimato a Coinbase di sospendere tutte le negoziazioni di criptovalute, fatta eccezione per Bitcoin, perché per l’istituto di vigilanza americano crede fermamente che tutte le crypto siano paragonabili a titoli azionari.

A rivelarlo è Brian Armstrong, amministratore delegato di Coinbase, in un’intervista al Financial Times:

“Sono venuti da noi e hanno detto … crediamo che ogni asset diverso da Bitcoin sia un titolo azionario.

Noi abbiamo chiesto: “Come siete arrivati a questa conclusione? Perché non è la nostra interpretazione della legge.

Loro hanno risposto: “Non ve lo spiegheremo ma dovete cancellare dal listino tutti gli asset diversi da bitcoin”.

Le accuse della SEC


La Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti ha accusato Coinbase,  una delle principali piattaforme di trading di criptovalute, di operare come borsa valori nazionale, broker e agenzia di compensazione non registrata.

La SEC sostiene che dal 2019 Coinbase ha facilitato illegalmente l’acquisto e la vendita di titoli di criptovalute, intrecciando i servizi tradizionali di una borsa, di un broker e di un’agenzia di compensazione senza un’adeguata registrazione.

La SEC sostiene inoltre che la mancata registrazione di Coinbase ha privato gli investitori di importanti protezioni, tra cui l’ispezione della SEC, i requisiti di registrazione e le garanzie contro i conflitti di interesse.

Anche Ethereum è un titolo azionario?


Le rivelazioni di Armstrong suggeriscono che la SEC abbia considerato anche Ethereum (ETH), la seconda criptovaluta più diffusa al mondo, come un titolo azionario.

Una posizione in linea con i precedenti suggerimenti del presidente della SEC Gary Gensler, secondo cui tutte le criptovalute diverse da Bitcoin sono titoli.

Ma il nodo della questione è legato alla spiegazione mai data da parte della SEC sul perché le crypto siano da considerare dei titoli.

Ad oggi ha infatti rilasciato solo qualche indicazione sparsa senza però dare una definizione organica della sua interpretazione.

Il Test di Howey, il famoso documento sui cui fino ad oggi ci si è basati per definire la questione, è una sentenza della Corte Suprema che risale al 1946.

Che cos’è l’Howey Test?


L‘Howey Test” fa riferimento alla causa tra la SEC e la W.J. Howey Co, approdata alla Corte Suprema USA nel lontano 1946. La Howey Company era un’azienda che vendeva appezzamenti di agrumeti ad acquirenti in Florida.

Il personale della Howey si prendeva cura delle coltivazione e vendeva gli agrumi (limoni) per conto dei proprietari condividendone il fatturato. La maggior parte degli acquirenti non aveva esperienza in agricoltura e non voleva occuparsi personalmente della gestione del terreno.

La sentenza della corte suprema ha determinato che gli accordi fossero qualificati come contratti di investimento.

Nel caso Howey, infatti, gli acquirenti degli agrumeti della Florida avrebbero scelto di formalizzare l’acquisto solo perché la manodopera e l’esperienza necessaria alla coltivazione sarebbero state fornite da terzi.

Gli acquirenti dovevano investire un capitale per accedere a un flusso di reddito. Questo ha classificato la transazione come un contratto di investimento in quello che ora è noto come “Howey Test”, e che quindi avrebbe dovuto essere registrato presso la SEC.

La Corte Suprema ha sottolineato come un contratto d’investimento sia determinato da quattro criteri fondamentali:

  1. Un investimento di denaro
  2. In un’impresa comune
  3. Con un’aspettativa di guadagno
  4. Che derivi dagli sforzi di altri

L’Howey Test può essere applicato alle criptovalute?


Questa è la questione più importante da sciogliere. Fino ad oggi la SEC ha sostenuto che tutte le crypto vendute attraverso ICO – Initial Coin Offering, soddisfano i criteri del test di Howey, ma allo stesso tempo un giudice ha dichiarato che le vendite sul mercato secondario non siano da considerarsi tali.

La sentenza Ripple, ancora in fase di definizione, ha di fatto creato un’ambiguità pericolosa che per il momento elimina le responsabilità degli exchange, ma non dirime la questione.

Ethereum e la sua ICO


Ad oggi nemmeno Ethereum può considerarsi al sicuro visto che la sua ICO fu lanciata il 20 Luglio 2014 con la vendita di 7 milioni di ether (ETH, la coin di Ethereum) nelle prime 12 ore, per un totale di circa 2.2 milioni di dollari, e si chiuse il 2 Settembre 2014, per una durata complessiva di 42 giorni.

L’unico modo per partecipare era pagare in bitcoin: per i primi 14 giorni il cambio era stato fissato a 1 bitcoin per 2000 ether, dopodiché questa quantità diminuì fino a un rapporto di 1337 ETH per BTC.

Al tempo il prezzo di un Bitcoin era di circa 400 dollari, ovvero quasi 30 centesimi per ETH.

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