Blockchain e Ambiente: Quali sono le Crypto più Sostenibili?

Christian Boscolo
| 4 min read

Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di sostenibilità e consumi energetici anche in ambito Blockchain. In particolare, nel mirino dei critici è finito il Bitcoin che, in virtù del suo algoritmo di consenso POW (Proof of Work), ha un consumo energetico piuttosto elevato.

Questo perché il POW si basa, per scelta del creatore di Bitcoin Satoshi Nakamoto, su un enigma crittografico complesso che richiede computer e schede grafiche ultra potenti per essere risolto. Nascono così i cosiddetti “miners” (minatori) ovvero persone che cercano di risolvere per primi l’enigma e per questo ricevono in cambio una ricompensa in Bitcoin.

L’utilizzo di un sistema così complesso ed “energivoro” non è però un semplice vezzo. L’elevato consumo energetico è necessario all’algoritmo di consenso POW e rappresenta una garanzia in termini di Sicurezza e Decentralizzazione, due dei pilastri su cui si fonda la Blockchain. 

Sono dunque solo e soltanto le criptovalute che utilizzano la POW ad avere consumi elevati e si tratta di consumi giustificati. Del resto oggi qualsiasi attività richiede energia. Il denaro contante ha un impatto energetico per la sua produzione e distribuzione e si stima che anche il circuito mondiale dei POS consumi più di Bitcoin. Senza contare i costi energetici prodotti dalle banche con le migliaia di figliali in tutto il mondo, oppure quelli necessari per estrarre e tenere al sicuro l’oro nei caveau blindati delle banche.

La maggior parte delle crypto consuma pochissimo

Chiariamo subito una cosa: la maggior parte delle criptovalute consuma poca energia. Affermare che le criptovalute nel loro complesso consumino tanta energia è un’affermazione falsa e fuorviante. Per gestire una Blockchain con algoritmo di consenso POS (Proof of Stake) servono dei semplici computer collegati in Rete, che sappiamo avere un consumo irrisorio.  

Del resto ad oggi, le crypto con algortimo POW sono ormai pochissime come potete notare in questa immagine che raggruppa quelle con maggiore capitalizzazione.


Proof of Stake: la scelta di Ethereum

Non a caso la maggior parte delle crypto in cricolazione utilizza il metodo POS. Ethereum, la crypto più diffusa dopo Bitcoin, ha da poco effettuato il passaggio a questo nuovo algoritmo di consenso proprio per ridurre i suoi consumi. Si stima che il passaggio a POS li abbia ridotti di oltre il 99%. 

Di contro, il POS è un po’ meno sicuro e anche meno decentralizzato visto che per controllare i blocchi della chain (Blockchain significa infatti catena di blocchi)  serve un determinato ammontare di criptovaluta.

Facciamo un esempio. Per gestire un nodo Ethereum è necessario avere uno stake (che in inglese significa anche puntata, ndr) ovvero possedere e mettere a disposizione 32 Ethereum, corrispondenti a circa 38mila dollari.  Si chiama “stake o puntata” perché chi è responsabile del controllo di un nodo potrebbe perderli in caso di comportamenti fraudolenti

Il POS si basa in gran parte su questo teorema che di fatto disincentiva comportamenti devianti proprio perché si possiede un parte importante del progetto. 

Staking richiesto per alcune tra le crypto POS più diffuse  – Fonte: kraken

Le criptovalute più virtuose: IMPT

Come accade per le aziende, anche le Blockchain ormai stanno cercando di apparire sempre più virtuose agli occhi del grande pubblico. Nel caso di Bitcoin, ad esempio, l’utilizzo di energie rinnovabili o che altrimenti andrebbero disperse (nel caso ad esempio di un eccesso di produzione) rappresentano un ottimo viatico per il futuro.

L’ultima crypto nata in questo segmento si chiama IMPT.io e ha come scopo principale non solo di consumare poco ma di far “consumare” meno anche le aziende. IMPT.io e il suo token nativo IMPT nascono infatti per aiutare e supportare chi acquista online a ridurre la cosiddetta “carbon footprint”(ovvero l’impronta in termini di emissioni di carbonio che emettiamo quando acquistiamo o produciamo qualcosa) semplificando la gestione dei crediti di carbonio (carbon credit), che viene utilizzata come meccanismo di compensazione della CO2.

Per farlo utilizza degli NFT che possono poi essere convertiti in crediti per ridurre la carbon footprint, il tutto con la sicurezza della Blockchain che mette al sicuro dalle frodi. 

Insomma, un meccanismo virtuoso che aiuta le aziende a migliorare il proprio  Rating ESG o Rating di sostenibilità. Si tratta di un giudizio sintetico che certifica la solidità di un emittente, di un titolo o di un fondo, dal punto di vista degli aspetti ambientali, sociali e di governance.

Dove posso trovare IMPT?

Ad oggi il token non è ancora disponibile sui grandi Exchange perché ancora in fase di prevendita ma si può ottenere direttamente sulla piattaforma IMPT.io a patto di avere un Wallet.

Qui invece trovate una guida per acquistarlo anche se non siete esperti .