La SEC non approverà gli ETF di Ethereum a maggio, ecco perché

Laura Di Maria
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Le aspettative sull’approvazione degli ETF spot di Ethereum hanno tenuto il prezzo dell’asset in fermento nelle ultime settimane. Ma in generale gli osservatori non sembrano convinti che questo prodotto vedrà la luce presto. Di certo non a maggio quando dovrebbero scadere i termini per dare una risposta alle società che ne hanno fatto richiesta.

Per anni, la community crypto è rimasta in attesa di un segnale da parte della Securities and Exchange Commission (SEC) rispetto all’approvazione degli exchange-traded fund (ETF) collegati al prezzo di mercato di Bitcoin (BTC). Eppure sono dovuti passare 10 anni prima di ottenere una risposta, e che risposta.

Una sorte simile attende anche il leader delle altcoin, Ethereum?

Maggio non vedrà la quotazione dei primi ETF spot di Ethereum negli USA


Lo scorso gennaio undici nuovi prodotti di investimento quotati in borsa e direttamente collegati all’andamento di Bitcoin sul mercato, gli ETF spot, hanno visto la luce per la prima volta dopo un decennio di attesa.

Da quel momento in poi, il maggiore mercato azionario al mondo ha registrato un’ondata di interesse istituzionale nei confronti del re delle crypto e qualcosa sta cambiando anche sul profilo normativo.

Ora in lizza c’è il secondo maggiore token crypto, Ethereum, ma la strada per l’approvazione degli ETF spot non sarà spianata dal percorso fatto dal fratello maggiore.

In effetti, diversi importanti gestori patrimoniali hanno presentato le loro richieste alla SEC, ma stando ai dati più recenti e ai resoconti sugli incontri con i rappresentanti della SEC, sembra che a maggio nessun ETF su ETH verrà approvato.

La SEC mette di nuovo in campo la strategia dei continui rinvii


In teoria, il prossimo 23 maggio, la SEC si dovrebbe esprimere riguardo la richiesta di approvazione di ETF presentata da VanEck, e il giorno dopo su quella presentata da ARK Investment Management. Entrambe le entità al momento sono riuscite a quotare in borsa i loro ETF associati al prezzo di BTC.

Il primo a non credere che la SEC esprima un parere positivo durante la prossima consultazione è lo stesso CEO di VanEck, Jan van Eck. L’affarista ha manifestato il suo pessimismo già lo scorso 19 aprile, unendosi al coro di scettici al riguardo.

C’è da dire che il CEO ha dichiarato che continuerà a fornire alla Commissione tutta la documentazione necessaria affinché il procedimento di approvazione possa continuare a essere vagliato.

Di fatto, la SEC sta perpetuando lo stesso schema che si è già visto in passato con l’iter di approvazione degli ETF di BTC.

Il primo rinvio ufficiale è arrivato il 23 aprile per la Franklin Templeton


A ben vedere, la strategia di continui posticipi è già in pieno vigore. La SEC ha infatti posticipato le decisioni in merito ad altri due richiedenti. Lo scorso 23 aprile, l’autorità di vigilanza sui mercati USA ha posticipato la decisione in merito alla richiesta di Franklin Templeton all’11 giugno. Mentre quella di Grayscale è stata spostata al 23 giugno.

La notizia è stata diramata con un comunicato ufficiale.

La proposta di ETF, di Franklin Templeton era stata depositata già a febbraio e farebbe riferimento ancora una volta a una controllata di Coinbase per i servizi di custodia degli asset del fondo. La Coinbase Custody Trust Company e la Bank of New York Mellon, in questo caso specifico, opererebbero come depositari dei token ETH di proprietà del fondo.

Di fatto la SEC si è avvalsa di un diritto previsto per legge che autorizza l’ente a rimandare per due volte la data di scadenza per emettere una decisione finale.

La SEC ha specificato nel comunicato:

“La Commissione ritiene opportuno designare un periodo più lungo entro il quale agire sulla modifica delle regole proposte in modo da avere tempo sufficiente per considerare la modifica e le questioni ivi sollevate.”

Simile sorte è toccata anche alla richiesta del Trust di Grayscale collegato a Ethereum. Come nel caso del Trust legato a Bitcoin, la società di gestione vorrebbe convertire il fondo in un ETF spot e quotarsi in borsa.

L’interesse per gli ETF crypto rallenta ma è ancora alto


La decisione dei gestori di richiedere la quotazione di questi specifici prodotti di investimento risponde a una crescente domanda da parte degli investitori, in particolare quelli istituzionali.

Dopo 71 giorni ininterrotti, ieri, 25 aprile, è stato il primo giorno in cui gli afflussi di capitale verso l’ETF di Bitcoin di BlackRock si sono azzerati. Si tratta di un risultato record che dimostra la portata dell’interesse istituzionale nei confronti di questo tipo di veicoli di investimento. A giocare un ruolo determinante nel successo degli ETF gioca, soprattutto, il vuoto legale nei confronti del settore crypto.

Fin tanto che il settore non sarà regolamentato e quindi soggetto a tutele come avviene per il mercato azionario tradizionale, gli investitori istituzionali non entreranno direttamente in campo.

D’altra parte, i recenti successi di Fidelity e dell’ETF di Bitcoin nell’accaparrarsi grossi afflussi, dimostrano l’appetito generale. Di recente, il colosso del risparmio gestito ha ottenuto un investimento record di 40 milioni di dollari da parte dei consulenti finanziari di Legacy Wealth Management e United Capital Management del Kansas. Questo rappresenta il maggiore investimento singolo verso un fondo collegato a Bitcoin fino ad oggi.

L’investimento rappresenta il 6% e il 5% dei rispettivi portafogli, segnalando una crescente fiducia tra gli investitori tradizionali.

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