Gli ultimi dati del CPI statunitense hanno influenzato Bitcoin e il segmento crypto

Christian Boscolo
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Nella giornata di ieri sono stati pubblicati i dati relativi all’indice dei prezzi al consumo – Consumer Price Index – (CPI) degli Stati Uniti. Questi dati sono importanti per capire il livello di inflazione nel Paese.

L’ultimo rapporto ha mostrato un’inflazione dello 0,4% su base mensile e del 3,7% su base annuale, entrambi i dati sono superiori dello 0,1%  rispetto a quelli stimati dagli economisti.

L’IPC core, un indicatore  molto importante perché misura l’inflazione primaria, escludendo energia, alimentari, alcol e tabacco, è stato in linea con le aspettative, attestandosi allo 0,3% su base mensile e al 4,1% su base annuale.

In questo scenario Bitcoin (BTC) è stato scambiato appena sotto i 26.700 dollari, a nord della sua media mobile a 50 giorni (DMA) che sembra offrire un buon supporto, almeno per il momento.

La reazione contenuta del mercato potrebbe essere spiegata dal fatto che il dato principale, superiore alle attese, è stato determinato da un aumento a sorpresa dei costi di locazione.

Secondo Reuters, gli economisti si aspettano che l’aumento dei costi di locazione si riduca nei prossimi mesi, come confermato da diverse indagini indipendenti che tendono a precedere il CPI di qualche mese e che mostrano un calo diffuso dei prezzi per l’affitto.

Cosa significano per la Fed gli ultimi dati?


L’inflazione core allo 0,3% mensile e al 4,1% mostra che la Fed ha ancora un po’ di strada da fare per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%.

Ma con i tassi d’interesse ai massimi pluridecennali al 5,25-5,5%, e oltre l’1% al di sopra dell’inflazione (il che implica un “tasso d’interesse reale” superiore all’1%), la Fed sarà cauta nel procedere con ulteriori aumenti dei tassi.

Questo punto è ulteriormente sottolineato dal fatto che i tassi ipotecari sono ai massimi da 23 anni e quelli delle carte di credito ai massimi storici, come evidenziato da ING.

Il rendimento del decennale statunitense, che giovedì era salito di 15 punti base intorno al 4,70%, ha recentemente toccato i massimi pluridecennali vicino al 4,90%.

Le probabilità implicite del mercato monetario di un altro rialzo dei tassi di 25 punti base da parte della Fed quest’anno si aggiravano al 31%, con un aumento di circa il 5% rispetto a mercoledì, secondo il Fed Watch Tool del CME.

Cosa cambia per le criptovalute? Ecco lo scenario rialzista!


Se la Federal Reserve degli Stati Uniti aumenterà o meno i tassi d’interesse il prossimo mese è al momento una situazione impossibile da prevedere.

Ma una cosa è certa, la fine del ciclo degli aumenti da parte della Fed è vicino.

Durante l’ultima riunione, la Fed ha previsto due tagli dei tassi di interesse nel 2024.

L’orientamento a lungo termine per il 2024 sembra essere incentrato sull’allentamento della stretta finanziaria piuttosto che sull’inasprimento.

I trader che operano nel settore delle criptovalute da qualche anno potrebbero avere dei flashback di quanto è successo nel 2019.

All’inizio del 2019, la Fed aveva comunicato una pausa nell’aumento dei tassi d’interesse (una volta arrivati a circa il 2,5%).

Bitcoin all’epoca aveva reagito in maniera molto positiva registrando un incredibile 4X tra febbraio e giugno 2019 con conseguente rialzo anche delle altcoin.

La storia potrebbe non ripetersi, ma lo scenario macro che si era verificato sembra seguire regole molto simili.

Altri importanti catalizzatori rialzisti, come l’imminente halving di Bitcoin e la potenziale approvazione degli ETF di Bitcoin spot negli Stati Uniti, potrebbero aggiungere ulteriore slancio a questa previsione rialzista.

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