L’exchange crypto KuCoin nei guai negli USA: ecco cosa rischiano gli utenti!

Christian Boscolo
| 3 min read

Secondo una notizia appena arrivata e condivisa da Coindesk come breaking News, l’exchange KuCoin, uno dei più importanti al mondo, sarebbe sotto accusa negli USA per aver violato le norme anti riciclaggio, per aver mentito sulla sua operatività nel Paese, e per aver omesso di registrarsi presso gli enti governativi statunitensi.

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) ha dichiarato che KuCoin e i fondatori Chun Gan e Ke Tang hanno gestito KuCoin come un’attività di trading con oltre 30 milioni di clienti, senza implementare un programma (KYC) o di antiriciclaggio fino al 2023 – e anche in quel caso, il KYC non si applicava ai clienti esistenti.

Né Gan né Tang sono stati arrestati, ha dichiarato il DOJ nel comunicato stampa. Secondo l’accusa, KuCoin non si sarebbe registrata nemmeno presso il Financial Crimes Enforcement Network degli Stati Uniti come azienda di servizi monetari.

Non avendo implementato alcun programma KYC o AML, KuCoin “si è reso disponibile a essere usato, e di fatto è stato usato, come veicolo per riciclare i proventi di attività sospette e criminali, compresi i proventi di violazioni di sanzioni, mercati darknet, malware, ransomware e schemi di frode“, si legge nell’atto di accusa.

L’accusa sottolinea che KuCoin “ha ricevuto un totale di oltre 3,2 milioni di dollari di criptovaluta da Tornado Cash“, il noto mixer di criptovalute già nel mirino della giustizia USA.

KuCoin è stato menzionato nei documenti penali contro due degli sviluppatori di Tornado Cash, Alexey Pertsev (il cui processo nei Paesi Bassi è iniziato martedì scorso) e Roman Storm (che sarà processato negli Stati Uniti nel corso dell’anno).

Problemi anche con la CFTC


Anche la Commodity Futures Trading Commission ha intentato una causa contro KuCoin martedì, sostenendo che la società, che offre servizi di trading, non ha mai ottenuto alcuna registrazione.

La CFTC chiede sanzioni pecuniarie, divieti di trading e di registrazione e un’ingiunzione, mentre il DOJ la confisca e sanzioni penali.

In una dichiarazione, l’agente della Homeland Security Investigations Darren McCormack ha definito KuCoin “una presunta associazione a delinquere multimiliardaria”, sottolineando che si trattava di uno dei più grandi exchange di criptovalute.

Il procuratore statunitense Damien Williams ha dichiarato in un comunicato che KuCoin ha cercato di nascondere che “un numero sostanziale di utenti statunitensi faceva trading” sulla sua piattaforma.

In effetti, KuCoin avrebbe approfittato della sua considerevole base di clienti statunitensi per diventare uno dei più grandi exchange di derivati e criptovalute al mondo, con miliardi di dollari di scambi giornalieri e trilioni di dollari di volume di scambi annuali“, ha affermato. “.

Non avendo implementato nemmeno le politiche antiriciclaggio di base, i due imputati avrebbero permesso a KuCoin di operare nell’ombra dei mercati finanziari e di essere usato come rifugio per il riciclaggio di denaro illecito; KuCoin  ha ricevuto oltre 5 miliardi di dollari e ha inviato oltre 4 miliardi di dollari verso fondi sospetti”.

Il token nativo di KuCoin (KCS) è sceso del 5% dopo l’annuncio. Il prezzo del Bitcoin (BTC) è sceso dell’1%, ma è stato volatile per tutta la giornata ed è scambiato intorno ai 70.000 dollari.

Cosa rischiano gli utenti di KuCoin?


Da quello che è emerso in queste prime ore le accuse per KuCoin sono in linea con quelle che ha dovuto affrontare Binance in passato. L’accusa è quella di non aver vigilato sull’identità degli utenti permettendo il riciclaggio di denaro e spostamenti verso conti sospetti, probabilmente legati al terrorismo.

Accuse gravi dunque, ma che nel caso di Binance si sono risolte con una multa da 4 miliardi di dollari per l’exchange e le dimissioni del suo CEO storico, CZ.

Changpeng Zhao (CZ), dovrà anche affrontare un processo negli USA (al momento è libero su cauzione) e pagare una multa milionaria.

Al momento a rischiare qualcosa sono gli utenti USA, anche se molto probabilmente tutto si risolverà con una multa salatissima.

Gli utenti italiani invece non rischiano assolutamente nulla, visto che l’accusa è relativa alla filiale statunitense dell’exchange.

 

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