Nuovo record per l’oro sulla scia del successo di Bitcoin

Laura Di Maria
| 4 min read

Di recente Bitcoin ha intrapreso una decisa corsa verso il record storico di prezzo e, a sorpresa, anche l’oro ha iniziato una corsa inarrestabile verso l’alto.

C’è nervosismo sui mercati. Ieri finalmente il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha confermato l’intenzione sui tanto vociferati e attesi tagli ai tassi di interesse. Ma lo ha fatto con estrema prudenza, ribadendo la priorità dell’obiettivo del tasso di inflazione al 2%, non ancora raggiunto dall’economia USA, e insistendo sulla necessaria gradualità dei tagli.

Il primo possibile taglio dei tassi da parte della Fed è previsto per giugno.

L’oncia d’oro costa oltre $2.000 da mesi e oggi tocca un nuovo record


Il prezzo dell’oro oggi è di 2.142 dollari l’oncia. Prezzi del genere non si erano mai visti, per di più il prezzo resiste sopra la soglia dei $2.000 ormai da mesi.

Anche in questo caso, le decisioni di politica monetaria USA hanno un forte impatto sull’andamento dei prezzi. Il metallo prezioso in questo momento sta registrando un nuovo massimo storico e da settimane inanella nuovi record di prezzo. Al momento è scambiato a 2.165,85 dollari l’oncia.

Infrange così il precedente record di prezzi, registrato lo scorso dicembre a quota 2.135 dollari l’oncia. Da allora, il prezzo è rimasto sempre al di sopra della soglia dei 2.000 dollari.

Powell ha confermato la politica di riduzione dei tassi ma non ha definito un calendario


Durante il discorso al Congresso, durante il quale il numero uno della banca centrale americana ha presentato le prospettive future della politica economica, Powell ha definito appropriata la decisione di tagliare i tassi nel corso del 2024.

Ha ribadito però l’urgenza di procedere con cautela e lenta progressione, pur ammettendo che la politica sui tassi è “arrivata al suo picco”.

Alti tassi di interesse servono ad alzare il costo del denaro e quindi contrarne la domanda affinché si operi un freno all’inflazione. Di contro, l’oro non genera interessi e questo lo rende, per definizione, un bene rifugio.

Semplificando, se investire in azioni o altri asset comporta delle spese periodiche, questo non è vero per l’oro che non genera interessi o rendimenti. Il vantaggio di possederlo sta nella sua capacità di custodire il valore intatto fino al momento della sua vendita, guadagnando magari in caso di apprezzamento del valore dello stesso oro.

Si tratta di un bene che gli investitori usano per convertire il contante, soggetto a svalutazione, per proteggere il valore del proprio patrimonio nel tempo.

Fattori di rischio geopolitico e le politiche monetarie esercitano un ruolo chiave per il prezzo dell’oro


Quello che stupisce è che la conferma dei prossimi tagli ai tassi non abbia frenato la corsa dei prezzi, come c’era da aspettarsi.

Gli osservatori avevano già scartato da tempo l’ipotesi di un primo taglio a marzo, posticipando, come sembra essere stato confermato, le aspettative a giugno.

Il quadro è più intricato se si allarga lo sguardo e si cerca di comprendere la complessa rete di relazioni internazionali.

Nello scacchiere geopolitico giocano un grosso ruolo fattori come le incertezze sulla politica estera USA, il sostegno a Israele, le tensioni sui vari fronti di guerra che interessano l’economia occidentale. Anche l’attuale crisi del mercato cinese esercita una forte pressione sul prezzo dell’oro.

Le guerre in Ucraina e Israele potrebbero aver contribuito a raggiungere un nuovo massimo storico.

Dopotutto nei secoli l’oro ha consolidato il proprio ruolo di valuta di crisi, al momento non solo gli investitori ma anche le banche centrali acquistano sempre più oro.

Ma come per Bitcoin, è probabile che l’aumento sia fragile.

Diversificare gli investimenti includendo occasioni in fase nascente


L’oro e Bitcoin hanno acquisito lo status di bene rifugio, uno da secoli e l’altro nell’ultimo decennio.

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