Vitalik Buterin presenta Rainbow e rivoluziona lo staking di Ethereum

Laura Di Maria
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Il co-fondatore di Ethereum Vitalik Buterin ha parlato del nuovo modello per lo staking di Ethereume ha affrontato apertamente uno dei temi più scottanti dal passaggio alla PoS: la perdita di decentralizzazione.

Il nuovo framework “Rainbow Staking” potrebbe riconciliare le esigenze di staking e scongiurare il rischio di accentrare su pochi staker il compito della convalida dei blocchi del network.

L’idea di Vitalik per tutelare la decentralizzazione di ETH


Vitalik Buterin è intervenuto mercoledì scorso durante l’evento che si è tenuto in Cina, ETHTaipei 2024.

Il noto personaggio nel mondo crypto e blockchain ha ribadito l’esigenza di operare per tutelare l’indipendenza di Ether. L’obiettivo è liberare la blockchain dalla morsa dell’eccesso di centralizzazione nell’offerta di staking di ETH.

Oggi tra i maggiori staker figurano exchange del calibro di Coinbase e Binance che collaborano alla convalida dei blocchi grazie ai token che i piccoli investitori decidono di affidare alle compagnie.

Durante il suo intervento Buterin si è ben guardato dall’accusare queste grosse entità d’aver complottato ai danni di Ether. Ma nulla, nel lungo termine, potrebbe prevenire una violazione del protocollo se non si interverrà per tempo per limitarne la loro forte influenza nel processo di convalida delle transazioni.

L’intervento di Buterin è stato riportato da un media locale che ha seguito la conferenza ABMedia Crypto. Lo sviluppatore si sarebbe chiesto “fino a che punto” si potrà fare affidamento sulla buona fede o alla pressione sociale per allontanare il rischio di violazione del protocollo.

Quella sollevata da Buterin durante la conferenza cinese è una questione annosa nata all’indomani della conversione dal meccanismo PoW al PoS di Ethereum.

Il requisito base per diventare validatori è mettere in staking 32 ETH. Una cifra che in un primo tempo avrebbe dovuto tenere lontani i piccoli staker che avrebbero frammentato il processo di approvazione, ma che ha finito col concentrare solo in poche grosse mani, tutto il potere di convalida dei blocchi.

In pratica, i piccoli possessori di Ethereum hanno deciso di affidarsi a intermediari, come Coinbase e Binance, che hanno accumulato un monte sufficiente di token per permettere a tutti di partecipare e ottenere ricompense dallo staking di ETH.

Un altro importante  processo che è accusato di minare la decentralizzazione di Ethereum è lo “staking liquido”. Questo servizio permette agli staker di usare i token in staking per ottenere una versione liquida dei loro ETH bloccati, per poi farli fruttare in altri investimenti.

Un pericoloso accentramento di influenze


In questo momento, i token bloccati sono quasi 42 milioni per un valore di 145 miliardi di dollari, secondo i dati disponibili su blockchain.

Buterin ha ricordato che spesso è stato scoraggiato l’uso di Lido Finance, il maggiore fornitore di staking liquido. Oggi il capitale bloccato sulla piattaforma (TVL) ammonta a una preoccupante cifra di 34,3 miliardi di dollari. Da solo esercita un controllo di oltre il 30% sul processo di convalida delle transazioni su Ethereum.

Lo scorso ottobre, Buterin si era detto preoccupato per l’influenza di Lido nel processo di convalida.

Allo stato dei fatti, Lido ha la capacità, almeno in linea teorica, di manipolare lo spazio dei blocchi, e potrebbe essere capace di creare un monopolio economico.

Kasper Rasmussen, un collaboratore della community di Lido, ha spiegato che di fatto, Lido opera come un livello intermedio capace di connettere utenti e operatori dei nodi.

A loro volta questi operatori non hanno interazione tra loro e possiedono ciascuno “meno dell’1,5% del totale degli asset investiti”.

Cos’è il Rainbow Staking?


Il modello che potrebbe risolvere la questione viene così descritto dagli sviluppatori di ETH nel blog ufficiale di Ethereum:

Intendiamo chiarire che l’architettura è idonea per offrire servizi forniti da un ampio spettro di partecipanti, per esempio operatori professionali, piccoli operatori individuali o fornitori di capitale passivo.

Il framework “Rainbow Staking” potrebbe consentire ai fornitori di staking isolati ma professionali di accedere a livelli differenziati di staking a seconda delle loro esigenze.

In pratica l’idea è distinguere tra servizi heavy light. La differenza indicherebbe gli operatori cosiddetti slashable, cioè passibili di penalizzazioni se operano in maniera scorretta, e quelli che potrebbero esserlo in parte o del tutto esenti da contromisure. Si tratterebbe quindi di applicare pesi e misure distinte a seconda del tipo, o dello strato, di contributo che ciascun utente offre.

Lo staking Rainbow sarebbe dunque in grado di distinguere i diversi strati dei contributori. Sarebbe anche adatto a identificare “fornitori di capitale” e “operatori di servizi”.

In questo modo si potrebbe operare una distinzione tra chi vuole investire per proteggere la rete e chi invece vuole occuparsi in maniera dinamica della convalida dei singoli blocchi.

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