Gli exchange Kucoin e Huobi sono accusati di aver aggirato le sanzioni alla Russia

Marcello Bonti
| 2 min read

Huobi e KuCoin, due tra i maggiori exchange crypto al mondo, hanno continuato a fornire servizi ai clienti delle banche russe malgrado le sanzioni imposte a seguito della guerra di aggressione contro l’Ucraina.

La notizia è stata riportata sulla testata economica Bloomberg. Secondo l’articolo, gli exchange, entrambi con sede alle Seychelles, non sono intervenuti per bloccare le transazioni dei clienti effettuate con carte emesse dalle banche russe sanzionate, tra cui Sberbank. A rilevare il mancato adeguamento è stata la società di analisi blockchain Inca Digital a seguito di un’indagine mirata.

Adam Zarazinski, CEO di Inca Digital, ha dichiarato in un’intervista venerdì che questa condotta potrebbe rappresentare una violazione delle sanzioni statunitensi ed europee. In particolare, le transazioni spesso avvengono in Tether, la stablecoin ancorata al dollaro lanciata da Tether Limited, che negli ultimi anni è stata spesso sotto l’occhio delle autorità di vigilanza. Secondo Zarazinski:

“Tether è spesso usata dai russi per spostare denaro fuori dal Paese. È spesso usata da questi due exchange in particolare per fornire servizi finanziari alle banche russe sottoposte a sanzioni.”

I dirigenti di KuCoin hanno respinto la notizia, mentre Justin Sun, consulente di Huobi, non ha commentato l’affermazione. Secondo Johnny Lyu, CEO di KuCoin, l’exchange “non consente prelievi e depositi tramite carte di pagamento emesse dalle banche russe”.

Secondo le indagini, anche il maggiore exchange crypto al mondo, Binance, offre “diversi modi ai russi per convertire la valuta locale in criptovalute”, sia direttamente attraverso il proprio exchange sia con gli scambi peer-to-peer.

Altri exchange coinvolti nella violazione


Binance ha negato le accuse. L’exchange di CZ ha dichiarato di rispettare pienamente le norme KYC, aggiungendo che “in più si assicura di filtrare qualsiasi forma di comunicazione tra gli utenti per garantire che non vi sia assolutamente alcun nesso potenziale con entità russe”.

Non sono solo questi i nomi eccellenti coinvolti nell’indagine riportata da Bloomberg, anche l’exchange ByBit, con sede a Singapore, consente agli utenti di convertire i rubli russi in criptovalute utilizzando il mercato peer-to-peer e il deposito di valuta corrente. I russi possono acquistare criptovalute sull’exchange dopo aver depositato valuta fiat attraverso un wallet digitale online o una carta di pagamento, inclusa “qualsiasi carta emessa in Russia”.

Eppure, come si legge nell’articolo “molti di questi exchange ufficialmente avevano interrotto le loro operazioni in Russia per via delle sanzioni imposte. Avevano dichiarato la volontà di bloccare gli utenti russi e di impedire loro di aprire nuovi conti”.

Il report è stato pubblicato quando ricorre il primo anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, un conflitto che continua a uccidere centinaia di migliaia di soldati e civili da entrambe le parti e costretto milioni di ucraini a lasciare le loro case.

Inca ha dichiarato di voler pubblicare presto il report per dimostrare l’inefficacia dell’intervento di Washington per isolare le istituzioni e gli oligarchi russi dal sistema finanziario.

In passato, vari politici e dirigenti negli USA e in Europa avevano messo in guardia riguardo la possibilità che la Russia potesse eludere le sanzioni utilizzando le criptovalute. In particolare, la senatrice democratica statunitense Elizabeth Warren ha presentato una proposta di legge al Congresso degli Stati Uniti per ostacolare le transazioni russe in criptovalute.

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