Crypto.com messa alle strette a Hong Kong richiede la licenza

Laura Di Maria
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Ultima chiamata per gli exchange che operano a Hong Kong. Anche l’exchange statunitense Crypto.com ha presentato richiesta di licenza per operare sul territorio nel rispetto delle nuove linee guida per la tutela degli investitori della città stato.

Da tempo Hong Kong è al lavoro per diventare un nuovo hub crypto in cui gli operatori siano riconosciuti dalle autorità vigenti e la popolazione che investe in crypto tutelata.

La Securities and Futures Commission (SFC) di Hong Kong ha dato tempo fino al 29 febbraio per presentare richiesta d’approvazione ed eventualmente ricevere la licenza a operare come piattaforma di trading di asset virtuali (VATP).

Chiuderanno entro il 31 maggio tutte le entità che non hanno presentato la richiesta o la cui domanda non è stata accolta dall’autorità competente. Finora sono meno di una ventina le società che hanno presentato richiesta di approvazione e solo due gli exchange riconosciuti.

Gli scambi di criptovalute devono richiedere la licenza o la chiusura facciale


La SFC ha manifestato in varie occasioni l’intenzione di trasformare Hong Kong in un hub crypto e rappresenta una meta ambita da tutte le società che vogliono presidiare il ricco mercato asiatico.

Per poter portare a termine il progetto, Hong Kong punta alla legalizzazione del settore crypto e alla definizione di norme e linee guida chiare sulla falsa riga degli interventi normativi di Dubai, o in Europa con il MiCA.

La data fissata come termine ultimo per presentare le richieste di licenza come operatori per il trading di asset virtuali è il 29 febbraio. Lo scorso 9 febbraio Crypto.com ha presentato la propria richiesta.

L’autorità si concede tempo fino al 31 maggio per deliberare riguardo le richieste di licenza. Le società che non avranno la licenza non saranno ritenute idonee a operare sul territorio e saranno chiuse.

La Commissione ha specificato che la presentazione della domanda non è una condizione sufficiente per ricevere l’approvazione e continuare a operare sul territorio di Hong Kong.

Altre entità internazionali hanno presentato domanda, tra queste, insieme a Crypto.com ci sono Bybit, Bullish, OKX e VAEX. L’elenco delle società è consultabile sul sito web ufficiale della SFC. Sito che i cittadini sono invitati a visitare per accertarsi di stare operando con società legittime e così non rischiare di perdere i loro capitali in caso vengano imposte chiusure forzate.

In questo momento sono solo due le piattaforme che hanno ottenuto il via libera per offrire servizi crypto a piccoli investitori non professionisti, OSL e HashKey Exchange.

Chi non otterrà la licenza non potrà operare a Hong Kong


La SFC ha chiarito senza mezzi termini che gli exchange che non otterranno la licenza per operare a Hong Kong verranno chiusi.

Per proteggere gli investitori, l’autorità ha invitato le persone a verificare quali piattaforme abbiano richiesto la licenza VATP. Ma ha anche invitato la gente a tenersi pronta e trasferire i propri fondi prima della scadenza del 31 maggio quando, chi non avrà ottenuto l’autorizzazione dovrà cessare l’attività.

La SFC ha avvertito gli investitori invitandoli a prestare grande attenzione nella scelta degli intermediari per operare in crypto. Nei comunicati ufficiali ha diramato messaggi inequivocabili:

“Gli investitori che operano con VATP attivi a Hong Kong che non figurano [nell’elenco di richieste], sono invitati a tenersi pronti, prima del 31 maggio 2024, per esempio chiudendo i conti presso questi VATP o trasferendoli a VATP con licenza della SFC per il trading di asset virtuali.”

Le richieste ora al vaglio della Commissione sono in fase di elaborazione, quindi operare con entità senza licenza espone a un alto rischio. Il semplice atto di aver presentato domanda non garantisce l’approvazione:

“La SFC esorta vivamente gli investitori a operare con asset virtuali solo su VATP con licenza della SFC perché potrebbero trovarsi privi di protezione legale in questa circostanza.”

Si tratta di un aspetto non secondario. Dato che la presentazione della richiesta non si traduce in una approvazione automatica, il futuro di Crypto.com nel paese asiatico resta incerto.

Dallo scorso giugno Hong Kong lavora attivamente per legalizzare il settore crypto. Sono iniziati i lavori per l’ottenimento delle licenze necessari per operare con i trader non professionisti.

Hong Kong vuole i propri ETF spot associati alle crypto


Hong Kong si sta preparando per emettere i propri Exchange Traded Fund (ETF) spot associati al prezzo delle criptovalute. La SFC e l’Autorità monetaria di Hong Kong, la banca centrale, hanno annunciato a dicembre una revisione della politica monetaria e finanziaria vigente per dare vita a questo prodotto specifico.

Le autorità hanno pubblicato due circolari che spiegano quali siano i requisiti richiesti per emettere gli ETF spot sulle criptovalute.

A gennaio, Livio Weng, amministratore delegato di HashKey Exchange, sosteneva che sono circa dieci le società di capitali che hanno manifestato interesse al riguardo. Le società finanziarie hanno iniziato a valutare la possibilità di lanciare gli ETF spot associati alle crypto per gli investitori della città.

La settimana scorsa la sezione di Hong Kong di Harvest Fund Management, uno dei principali gestori patrimoniali cinesi, ha presentato una richiesta per un ETF spot su bitcoin.

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