La Cina intende verificare l’identità dei suoi abitanti tramite la blockchain

Gaia Tommasi
| 2 min read

Cina

La Cina ha presentato un progetto che prevede l’utilizzo della tecnologia blockchain per verificare l’identità dei suoi 1,4 miliardi di abitanti.

L’iniziativa, denominata RealDID, è stata già promossa dal Ministero della Pubblica Sicurezza cinese in collaborazione con il BSN – Blockchain-based Service Network (BSN).

Il servizio RealDID consentirà agli utenti di registrarsi e accedere ai siti web in maniera anonima, utilizzando indirizzi di identità decentralizzati (DID) e private key. In questo modo le informazioni personali rimarranno scollegate dai dati e dalle transazioni commerciali.

Inoltre, nel mese di ottobre, i media statali cinesi hanno rivelato che sei delle principali piattaforme di social media del Paese, tra cui eChat, Sina Weibo, Douyin, Kuaishou, Bilibili e Xiaohongshu, imporranno ai creator con oltre 500.000 o 1 milione di follower di rivelare i propri veri nomi o quelli dei loro finanziatori.

BSN ha riferito che si tratta del primo sistema di identità decentralizzata con nome reale a livello nazionale.

BSN China, gestito dal National Information Center cinese in collaborazione con i giganti tecnologici cinesi China Mobile e China UnionPay, supervisionerà le operazioni nazionali, mentre BSN Global gestirà le operazioni internazionali con le proprie misure di sicurezza.

Gli Stati Uniti frenano l’utilizzo delle blockchain prodotte in Cina


Il mese scorso, i legislatori degli Stati Uniti hanno presentato una proposta di legge che vieta ai funzionari del governo federale di intrattenere relazioni commerciali con aziende di blockchain con sede in Cina.

Inoltre, questa proposta di legge impone esplicitamente ai funzionari governativi statunitensi di non effettuare alcuna transazione con iFinex, la controllante di Tether, l’emittente della stablecoin USDT.

L’obiettivo è quello di cercare di ridurre i potenziali rischi per la sicurezza nazionale e proteggere i dati privati da possibili minacce provenienti dagli altri paesi.

Tuttavia, di recente gli Stati Uniti hanno rimosso l’Istituto cinese di scienze forensi, un ente affiliato al Ministero della Pubblica Sicurezza, dalla lista delle aziende soggette a sanzioni commerciali.

Questa decisione è stata presa con l’obiettivo di favorire la collaborazione nella lotta al traffico di droga, in particolare contro il traffico di fentanyl e sostanze chimiche simili negli Stati Uniti, nonostante le continue preoccupazioni relative alle politiche sui diritti umani adottate in Cina.

In seguito, la Cina ha emesso un avviso rivolto ai suoi produttori di sostanze chimiche, invitandoli ad evitare di produrre precursori del fentanil.

La Commissione nazionale per il controllo degli stupefacenti ha sottolineato che le persone coinvolte nella produzione di queste sostanze chimiche rischiano di essere sottoposte alla “giurisdizione a lungo raggio” delle forze dell’ordine straniere.

Le aziende cinesi spingono sul Web3 nonostante il divieto sulle crypto

Nonostante le rigide normative presenti in Cina relative al trading e crypto, Tencent e Huawei, due giganti tecnologici, stanno avanzando nel settore Web3.

Durante lo Staking Summit di Istanbul, una conferenza di due giorni in cui hanno partecipato gli esperti dei protocolli proof-of-stake (PoS), Tencent e Huawei hanno allestito i loro stand insieme ad altri professionisti del settore. Anche il gigante tecnologico cinese Alibaba ha partecipato a diversi eventi crypto in tutto il mondo.

Nonostante  queste aziende operino in un’area di confine tra il Web2 e il Web3, a causa delle restrizioni sugli asset crypto, stanno mettendo a disposizione le loro risorse informatiche per sostenere le startup attive nel settore Web3.

Leggi anche: