State alla larga da Bitcoin: il consiglio (interessato) degli economisti BCE

Christian Boscolo
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In queste ore sta facendo discutere un articolo pubblicato sul blog ufficiale della BCE (la banca centrale europea) e firmato da Ulrich Bindseil e Jürgen Schaaf. I loro nomi non sono noti al pubblico crypto sebbene il primo sia un direttore generale e il secondo un adviser.

Ulrich Bindseil - Direttore Generale - Fonte: BCE
Ulrich Bindseil – Direttore Generale – Fonte: BCE
Jürgen Schaaf - Adviser BCE - Fonte: BCE
Jürgen Schaaf – Adviser BCE – Fonte: BCE

Nell’articolo, esprimono preoccupazione per i recenti avvenimenti di FTX e, con un collegamento piuttosto fazioso, provano a fare il punto della situazione su Bitcoin.

Le affermazioni sono quelle che siamo abituati a sentire da parte dell’elite finanziaria e in particolare delle banche, probabilmente le più interessate dal fenomeno delle criptovalute. Si tratta dunque di un documento pretestuoso come si evince dalle numerose inesattezze in ogni ambito, oltre a una serie di stereotipi. Qui trovate l’articolo completo, in inglese, pubblicato sul blog della BCE, di seguito vi segnaliamo i passaggi più importanti.

Bitcoin è raramente utilizzato per transazioni legali

Bitcoin è stato creato per superare il sistema monetario e finanziario esistente. Nel 2008, lo pseudonimo Satoshi Nakamoto ne ha pubblicato il concept. Da allora, Bitcoin è stato commercializzato come valuta digitale decentralizzata globale. Tuttavia, il design concettuale e le carenze tecnologiche di Bitcoin lo rendono discutibile come mezzo di pagamento: le transazioni Bitcoin reali sono ingombranti, lente e costose. Bitcoin non è mai stato utilizzato in misura significativa per transazioni legali nel mondo reale.

Insomma un’analisi superficiale che descrive Bitcoin come una Blockchain con transazioni lente e costose (lente può darsi, ma costose non direi visto che Binance ha spostato ieri 2 miliardi pagando appena 40 centesimi di commissione, ndr) e che: “non è mai stato utilizzato in misura significativa per transazioni legali.

Il documento prosegue sottolineando che:

A metà degli anni 2010, la speranza che il valore di Bitcoin salisse a livelli sempre più alti iniziò a dominare il mercato. Ma Bitcoin non è adatto come investimento. Non genera flussi di cassa (come gli immobili) o dividendi (come le azioni), non può essere utilizzato in modo produttivo (come le materie prime) o fornire benefici sociali (come l’oro). La valutazione di mercato di Bitcoin si basa quindi esclusivamente sulla speculazione.

Altre inesattezze. Bitcoin è stato spesso indicato come bene rifugio simile all’oro, e molti analisti considerano Bitcoin addirittura migliore in virtù della sua scarsità progressiva. 

L’attuale regolamentazione delle criptovalute è in parte modellata da idee sbagliate. Persiste ostinatamente la convinzione che si debba dare spazio all’innovazione a tutti i costi. Poiché Bitcoin si basa su una nuova tecnologia – DLT / Blockchain – avrebbe un alto potenziale di trasformazione. In primo luogo, queste tecnologie hanno finora creato un valore limitato per la società, indipendentemente dalle grandi aspettative per il futuro. In secondo luogo, l’uso di una tecnologia promettente non è una condizione sufficiente per dare un valore aggiunto a un prodotto.

Un altro passaggio davvero surreale riguarda il progresso e la tecnologia che, secondo gli economisti della BCE, non dovrebbero essere ricercati a tutti i costi. Inoltre, a loro avviso, l’utilizzo di una tencologia promettente non è una condizione sufficiente per dare valore a un prodotto.

Vale anche la pena notare che il sistema Bitcoin inquina moltissimo. Si stima che il mining di bitcoin consumi in un anno quanto l’intera Austria. In secondo luogo, produce montagne di rifiuti hardware. Una transazione Bitcoin consuma un quantitativo hardware paragonabile a quello di due smartphone. L’intero sistema Bitcoin genera tanto rifiuti elettronici quanto l’intera Olanda. Questa inefficienza del sistema non è un difetto ma una caratteristica. È una delle peculiarità per garantire l’integrità del sistema completamente decentralizzato.

Bitcoin: consumi troppo elevati

E non poteva mancare la solita stoccata relativa ai consumi energetici, condita con paragoni ad effetto. Addirittura viene introdotto il consumo hardware, probabilmente riferito all’attività dei miners e al loro utilizzo di schede grafiche e altro. 

Inutile sottolineare che i consumi di Bitcoin, pur essendo rilevanti, sono pienamente giustificati dalle sue funzioni e ne garantiscono la sicurezza e la decentralizzazione. Vi stupirebbe se vi decessi che lo sntand-by dei dispositivi elettronici nei soli Stati Uniti consuma più di Bitcoin? Eppure è vero, senza che questo spreco porti vantaggio a nessuno.

Poiché Bitcoin non sembra essere adatto né come sistema di pagamento né come forma di investimento, non dovrebbe essere trattato come nessuno dei due in termini normativi e quindi non dovrebbe essere legittimato. Allo stesso modo, il settore finanziario dovrebbe diffidare dei danni a lungo termine derivanti dalla promozione degli investimenti in Bitcoin, nonostante i profitti a breve termine che potrebbero realizzare. L’impatto negativo sulle relazioni con i clienti e il danno reputazionale all’intero settore potrebbe essere enorme una volta che gli investitori in Bitcoin avranno subito ulteriori perdite.

L’ultimo passaggio è una sorta di monito alle banche che si sono dimostrate compiacenti verso Bitcoin. In particolare sottolinea come le perdite di Bitcoin potrebbero creare una danno “reputazionale” al segmento bancario.

Anche in questo caso si potrebbe obiettare che non sempre le banche hanno consigliato ai propri clienti gli asset più sicuri o convenienti, come dimostrano i numerosi scandali che hanno interessato il settore bancario sia in Italia sia all’estero.

Ma se proprio vogliamo dirla tutta, la premessa del crollo di FTX per parlare di Bitcoin è un’operazione che nella migliore delle ipotesi dimostra una scarsa conoscenza del settore e, nella peggiore, la volontà di distorcere gli avvenimenti a proprio vantaggio.

Il fallimento di FTX è infatti paragonabile a quello di un istituto di credito, avvenimento peraltro già verificatosi in passato, ed è dovuto a un errore umano, ovvero dall’attività fraudolenta dei suoi amministratori. Sarebbe come prendersela con l’euro o con il dollaro, solo perché una banca europea o italiana è fallita. 

Per fortuna, come dimostra lo screenshot preso dal blog ufficiale, le opinioni espresse dagli autori non rappresentano necessariamente anche quella della BCE.

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Lo screenshot che scarica le responsabilità della BCE sugli autori – Fonte BCE Blog

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