Binance nega le accuse: la Cina non è il suo mercato principale

Marcello Bonti
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Tornano le accuse nei confronti di Binance d’aver operato segretamente in Cina malgrado le restrizioni sulle crypto applicate nel paese. A puntare il dito contro il maggiore exchange al mondo è il Wall Street Journal che con un dettagliato report ricostruisce le principali fonti di entrate del colosso di CZ.

Binance ha continuato a fare profitti da capogiro in Cina malgrado il ban


Binance ha smentito le accuse di un mercato segreto cinese per il valore di 90 miliardi di dollari. La compagnia continua a ribadire a propria difesa di aver smesso di operare in Cina da quando il paese ha imposto il divieto sulle criptovalute nel 2021.

La compagnia ha ribadito che la piattaforma non è disponibile per gli utenti residenti in Cina e quindi di operare una verifica accurata dell’identità degli utenti registrati sulla piattaforma.

Non è della stessa opinione il Wall Street Journal (WSJ) che in un articolo di poche ore fa ha riportato come la Cina rappresenti circa il 20% del volume di trading di Binance per un valore di 90 miliardi di dollari.

A più riprese e anche in questa occasione, la compagnia mantiene la linea ufficiale secondo cui il suo è bloccato in Cina né la piattaforma è disponibile per gli utenti cinesi.

Secondo la ricostruzione del WSJ invece la Cina rimane il più grande mercato di Binance. Solo a maggio il paese asiatico ha contribuito con un volume di trading spot e futures di oltre 90 miliardi di dollari.

L’articolo fa riferimento a una piattaforma interna di Binance denominata “Mission Control”, e spiega che gran parte del volume proviene dal trading di futures.

Altro dettaglio che emerge nella ricostruzione del WSJ, Binance collabora tuttora in maniera attiva con le autorità locali per identificare e affrontare possibili attività illecite tra la sua vasta rete di utenti, che comprende oltre 900.000 account attivi. A maggio, l’exchange aveva 5,6 milioni di utenti registrati in Cina.

D’altra parte, Binance avrebbe anche volumi di trading significativi in Corea del Sud, Turchia, Vietnam e Isole Vergini britanniche.

In che modo Binance avrebbe aiutato gli utenti cinesi ad aggirare le restrizioni


La testata economica statunitense cita documenti interni che dimostrano come Binance avrebbe aiutato i suoi utenti cinesi ad aggirare le restrizioni. Il metodo consiste nell’indirizzare gli utenti verso determinati siti con domini cinesi, per poi essere reindirizzati verso la piattaforma globale dell’exchange.

Dal report emerge inoltre che lo stesso CEO di Binance Changpeng “CZ” Zhao ha promosso un programma per la vendita di documenti di residenza nel paradiso fiscale di Palau, un isolotto del Pacifico, In seguito però l’exchange si è dissociato da questo progetto.

Un altro sistema impiegato per accedere al sito senza venire rintracciati è stato tramite l’uso di connessioni criptate, le reti private virtuali  o VPN.

Binance si è già difeso in passato dalle accuse di operare in segreto in Cina


Binance non ha mai dichiarato quale sia il suo attuale volume d’affari in Cina, ma ha vivamente negato i legami con il Paese asiatico.

A marzo, Binance aveva dichiarato pubblicamente di non operare in Cina e di non avere alcuna tecnologia, compresi server o dati, con sede nel Paese asiatico. Diverse volte la compagnia ha negato, inoltre, di aver mai avuto alcun tipo di legame col paese dove non è mai stata registrata.

Zhao spesso ha ribadito di non aver costituito in Cina la propria attività né di avere qualsiasi tipo di legame con la Cina, malgrado di fatto vi sia nato.

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