Entro il 2026 AI e crypto consumeranno il doppio dell’energia usata oggi

Laura Di Maria
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L’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) ha pubblicato il suo report annuale. Secondo le proiezioni il consumo energetico dei data center potrebbe raddoppiare entro il 2026, per colpa delle accresciute esigenze dei comparti crypto e AI.

Questo scenario fa emergere la necessità di diversificare le fonti energetiche, in particolare quelle rinnovabili, per rispondere alle rinnovate esigenze di consumo.

Il report Electricity 2024 dell’AIE dipinge il quadro complessivo della crescita prevista per l’utilizzo di energia fino al 2026, evidenziando che la generazione di energia, anche per il mining crypto, rimane uno dei principali fattori di emissione di carbonio, ma sta guidando la transizione verso l’obiettivo emissioni zero.

Secondo il report, le fonti rinnovabili dovrebbero diventare le principali fonti di energia entro il 2025.

Il consumo di energia da parte di data center, IA e strutture di crypto mining potrebbe superare i 1.000 terawattora (TWh), più del doppio del valore attuale.

AI e crypto sono i settori produttivi più energivori


I data center sono i servizi di archiviazione in cloud dei contenuti digitali, qualsiasi, da quelli privati a quelli pubblici e delle imprese. Oggi, la maggiore quota dello spazio disponibile presso i data center è dedicata alla convalida dei blocchi di Bitcoin e all’addestramento dell’intelligenza artificiale.

Da tempo, il settore crypto è nell’occhio del ciclone per via del suo forte impatto sui consumi energetici e, di conseguenza, sulla sua responsabilità nelle emissioni di CO2. Lo scorso anno, l’oggetto delle critiche è stata l’intelligenza artificiale che si è posizionata tra i maggiori produttori di gas serra. Addestrare i complessi modelli linguistici e ottenere risposte dall’intelligenza generativa richiede un alto consumo di energia computazionale, quindi di elettricità.

Stando ai dati dell’ultimo report dell’AIE, i maggiori responsabili dei consumi elettrici mondiali sono i data center, le criptovalute e l’IA, che nel 2022 hanno rappresentato circa il 2% della domanda globale di elettricità, 460TWh. Di questi, durante il 2022, il mining di criptovalute ne ha rappresentato circa un quarto, 110TWh.

Entro il 2026, il consumo di elettricità da parte dei data center, compresi quelli utilizzati per le criptovalute e l’intelligenza artificiale, potrebbe arrivare a 1.050TWh.

I paesi con più data center potrebbero conoscere il maggiore aumento dei consumi


Gli Stati Uniti sono il paese con il maggior numero di data center, il 33% dei circa 8.000 data center del mondo. È anche il Paese con il maggior numero di centrali per il mining di Bitcoin.

L’AIE prevede una “rapida crescita” del consumo di elettricità dei data center negli Stati Uniti nei prossimi due anni, passando da circa il 4% nel 2022 al 6% entro il 2026. L’espansione delle reti 5G e dei servizi basati sul cloud sono altri fattori di crescita.

L’Irlanda continua ad applicare condizioni fiscali migliori rispetto ad altri paesi dell’Unione Europea per questo ospita un gran numero di società del comparto tech. Questa condizione potrebbe spingere la crescita nei prossimi anni. Nel 2022, i suoi 82 data center rappresentavano già il 17% del consumo di elettricità del Paese. Altri 54 sono in costruzione o sono stati approvati di recente. Entro il 2026, tutti questi data center potrebbero essere responsabili di quasi un terzo della domanda annuale di elettricità del Paese.

Le conseguenze di questa espansione non sono da poco, a Londra, la domanda di elettricità dei data center ha reso più difficile lo sviluppo di nuove abitazioni.

Il Texas, la maggiore sede degli impianti di mining di Bitcoin negli Stati Uniti, ha registrato un picco dei nuovi impianti per il mining, che sovraccaricano una rete elettrica già vecchia e stressata.

I consumi elettrici sono destinati a crescere


In pratica, quello che consuma la maggiore fetta di elettricità è il mantenimento dei computer che servono per immagazzinare i dati da processare, il 40% dell’energia complessiva. Un altro 40% serve per raffreddare le macchine, mentre il resto è costituito da altre apparecchiature IT.

L’ingresso dell’intelligenza artificiale aumenta la domanda complessiva di elettricità per i data center.

Secondo il rapporto dell’AIE, Google Search potrebbe utilizzare fino a dieci volte più elettricità in uno scenario che incorpora completamente l’IA. Allo stesso modo, prevede che nel 2026 l’industria dell’IA potrebbe consumare una quantità di elettricità dieci volte superiore a quella dell’anno scorso.

La domanda di elettricità per le criptovalute dovrebbe aumentare del 40% entro il 2026.

Lo sforzo del settore crypto di puntare sulle rinnovabili


Da tempo, il settore crypto è sotto accusa per gli alti consumi energetici. Quindi da più tempo si dedica alla ricerca di fonti alternative per limitare l’impatto ambientale.

La blockchain di Ethereum è riuscita a ridurre il consumo di elettricità di oltre il 99% passando a un metodo di convalida dei blocchi di nuove transazioni molto più efficiente dal punto di vista energetico.

Bitcoin ha mantenuto invece la sua preferenza per il metodo di convalida Proof-of-Work, nettamente più costoso in termini di calcolo computazionale. D’altra parte, pur essendo il maggiore responsabile di emissioni di carbonio legate al mining crypto, è tra i network più attivi nella ricerca di fonti energetiche più sostenibili rispetto ai combustibili fossili.

La svolta green su scala mondiale


Secondo lo studio dell’AIE nel corso del tempo aumenterà anche lo sforzo per impiegare energie rinnovabili in tutto il mondo. Entro il 2025, le fonti green dovrebbero superare il carbone per generare oltre un terzo dell’elettricità mondiale.

Si tratta di un grosso sforzo, non ancora sufficiente a rispondere le esigenze incalzanti dell’aumento dell’impiego di data center.

È possibile che col passare del tempo l’evoluzione tecnologica permetterà di migliorare l’efficienza energetica, migliorando la capacità di raffreddamento per esempio. L’obiettivo è far sì che la crescente domanda non superi la capacità di accedere a energie rinnovabili.

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