I pubblici ministeri sudcoreani non riescono a perseguire il co-fondatore di Terraform, Daniel Shin.

Tim Alper
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I pubblici ministeri sudcoreani hanno visto svanire gli sforzi fatti per arrestare il cofondatore di Terraform Labs, l’azienda crypto nota soprattutto per la stablecoin Terra e per la criptovaluta LUNA. La causa principale risiede nella decisione di un tribunale di respingere la richiesta per un mandato d’arresto nei confronti di Daniel Shin. La decisione è stata accolta con gioia da Do Kwon, collega di Shin e a sua volta cofondatore di Terraform Labs, che non ha mancato di celebrare l’evento sui social media.

A respingere la richiesta per il mandato d’arresto, secondo quanto riportato dal quotidiano Observer Korea, è stato Hong Jin-pyo, il capo della giustizia incaricato dei mandati presso il tribunale del distretto meridionale di Seul. Hong ha motivato il rifiuto affermando che: “anche se la natura del reato attribuito a Shin è molto grave, non sussiste una motivazione sufficiente per l’emissione di un mandato d’arresto nei suoi confronti.”

Da parte sua, invece, Daniel Shin si è difeso affermando di aver lasciato Terraform già da alcuni anni, e di non avere nulla a che fare con il crollo della piattaforma avvenuto quest’anno.
 

L’obiettivo dei pubblici ministeri

Shin non è l’unico a essersela cavata, anche quattro importanti sviluppatori della piattaforma Terra hanno beneficiato della decisione di Hong. I pubblici ministeri avevano infatti sperato di colpire sia Shin sia gli altri quattro personaggi con l’accusa di frode in seguito alle richieste di alcuni investitori di Terra. Nel mirino dei pubblici ministeri era finita anche la società di pagamenti Chai Corporation, della quale Shin è ex-CEO, i cui uffici sono stati perquisiti.

La reazione di Do Kwon

Il collega e socio di Shin, che era stato a sua volta notificato con un avviso e un mandato d’arresto dell’Interpol, non appena è venuto a conoscenza del fallimento dei pubblici ministeri ha festeggiato la notizia con un messaggio su Twitter.
 

Inoltre ha ritwittato il post di un altro utente entusiasta, PB, il quale afferma che “la Terra FUD”, ovvero la campagna di paura, incertezza e disinformazione avviata contro Terra, sta “morendo insieme a tutte le accuse, dimostratesi sbagliate” e che “Terra oggi riguadagna la sua credibilità agli occhi dell’opinione pubblica”
 

Nonostante la battuta di arresto, però, è altamente improbabile che i pubblici ministeri sudcoreani gettino la spugna così facilmente. L’Observer Korea, infatti, ha riferito che l’accusa “sta valutando se sarà il caso di procedere chiedendo o menoo un nuovo mandato dopo aver esaminato con attenzione le ragioni del rifiuto da parte del tribunale.”
Questa tematica sta diventando sempre più delicata in Corea del Sud, dove sia la magistratura sia la polizia hanno aumentato in modo massiccio le risorse destinate al monitoraggio delle criptovalute. 

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