Tether congela $5 milioni in USDT per sospetto phishing

Laura Di Maria
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Tether, il più grande emittente di stablecoin al mondo, ha preso una decisione drastica e ha congelato 5,2 milioni di USDT, distribuiti in 12 wallet di Ethereum (ETH). La motivazione è stata mitigare le minacce alla sicurezza collegate al phishing.

Non è la prima volta che Tether interviene col pugno di ferro per combattere i reati finanziari, tra cui il riciclaggio di denaro e le truffe di phishing. La stablecoin è spesso usata per mettere a segno questo tipo di truffe.

La piattaforma di sicurezza blockchain MistTrack ha identificato i fondi poi congelati e ha segnalato i wallet come “Indirizzi USDT bloccati”.

Il responsabile della sicurezza dell’azienda di analisi on-chain SlowMist ha dichiarato in un post su X che gli indirizzi sono stati impiegati per il riciclaggio di denaro proveniente da truffe di phishing. Ha dichiarato:

Sembra che Tether abbia bloccato oggi l’indirizzo di riciclaggio di denaro della banda del phishing

Una lunga storia di interventi contro le attività criminali da parte di Tether


In passato Tether ha collaborato con le autorità per interrompere attività criminali degli indirizzi coinvolti in reati finanziari. Paolo Ardoino, CEO di Tether, ha dichiarato in un post su X:

“Tether ha bloccato più di 1,3 miliardi di dollari sin dalla sua creazione, per lo più legati a truffe, hackeraggi e riciclaggio di denaro. Circa 1,6 milioni di dollari erano legati al finanziamento del terrorismo.”

Lo scorso anno, TRM Labs, una nota azienda statunitense di analisi blockchain che collabora con le autorità internazionali, ha segnalato sul proprio blog che Tether spesso serve come “valuta preferenziale” per il finanziamento del terrorismo.

In risposta, l’emittente di stablecoin ha ribadito il suo impegno nel lavoro a stretto contatto con le autorità di tutto il mondo per combattere il terrorismo e la guerra, finanziati con le criptovalute.

Da allora, Tether ha bloccato diversi indirizzi sospetti per impedire l’utilizzo di USDT per commettere crimini e eludere le sanzioni governative.

Ad aprile, la società della maggiore stablecoin ha bloccato quei wallet coinvolti nell’elusione delle sanzioni statunitensi sulle esportazioni di petrolio venezuelano.

La decisione è stata presa dopo aver ricevuto delle segnalazioni al riguardo. Pare che la stessa azienda petrolifera di proprietà dello stato venezuelano, PDVSA, stesse valutando di usare USDT per aggirare le sanzioni statunitensi. L’azienda aveva usato gli asset digitali per oltre un anno prima di essere stata intercettata e bloccata.

Si prepara un nuovo giro di vite da parte del governo USA?


Lo scorso marzo, Tether ha collaborato con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DoJ) e il Federal Bureau of Investigation (FBI) per sequestrare USDT del valore di 1,4 milioni di dollari da una rete di truffe.

A gennaio 2022, l’azienda ha inserito nella lista nera tre indirizzi Ethereum che contenevano oltre 150 milioni di USDT. A questo è seguito il congelamento di 8,2 milioni di USDT su Ethereum nell’ottobre 2022, con l’aggiunta alla lista nera di 215 indirizzi USDT basati su Ethereum.

Sempre nel 2022, l’emittente di USDT ha congelato oltre 360 milioni di dollari di asset legati ad attività illecite. Mentre a ottobre 2023 ha preso provvedimenti contro il finanziamento di attività terroristica in Ucraina ed Israele, congelando 817.000 dollari in USDT. Ma la lista dei sequestri continua, come i 225 milioni di USDT associati a truffe su app di appuntamenti.

Le contromisure di Tether


Di recente, Tether ha stretto una partnership con Chainalysis per sviluppare strumenti di monitoraggio e analisi al fine di individuare wallet che potrebbero rappresentare rischi o essere associati a indirizzi illeciti o soggetti a sanzioni.

Il recente congelamento degli USDT avviene mentre il governo degli Stati Uniti potrebbe inasprire le norme sulle crypto.

Secondo un’indagine delle Nazioni Unite USDT è la criptovaluta preferita per il riciclaggio di denaro, cosa che potrebbe aver alimentato la soglia di allerta da parte del governo statunitense nei confronti dell’attività della società.

Brad Garlinghouse, CEO di Ripple, ha alimentato il dibattito suggerendo che il governo degli Stati Uniti sta prendendo di mira Tether.

Lo ha detto intervenendo al podcast World Class, dove ha dichiarato: “Il governo degli Stati Uniti sta andando contro Tether, questo è chiaro”. Ha espresso incertezza sulle conseguenze di un’eventuale provvedimento normativa contro Tether nonostante il suo ruolo chiave nell’ecosistema delle criptovalute.

Non si è fatta attendere la replica del CEO di Tether, Paolo Ardoino, che ha criticato Garlinghouse definendolo un “CEO disinformato”.

Ardoino ha ricordato come la stessa Ripple sia al centro delle accuse da parte della SEC e che queste accuse siano costate parecchio ritardo nello sviluppo dell’ecosistema di XRP. Ha quindi insinuato che i commenti di Garlinghouse fossero interessati, visto che presto la società di prepara a lanciare la propria stablecoin che potrebbe competere con USDT.

Ha poi ricordato l’estrema disponibilità di Tether nel collaborare con le autorità competenti per combattere le attività illecite.

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