MiCA: dal 30 giugno la stretta su RWA e stablecoin ma Tether non ci sta e sceglie l’oro

Laura Di Maria
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Come previsto dalla rigorosa tabella di marcia è arrivato il momento in cui debutta la prima parte del Regolamento europeo sulle cripto-attività. La Market in Crypto Asset Regulation, il Regolamento europeo n. 1114/2023, si prepara a entrare in vigore il 30 giugno. Ma prima del previsto, in anticipo di sei mesi, entreranno in vigore in via definitiva le regole su stablecoin ed RWA, gli asset il cui valore è ancorato a beni del mondo reale.

Questa sezione del regolamento potrebbe dare filo da torcere ai gestori di progetti il cui valore è ancorato alle valute fiat. Tether e la sua stablecoin UDST sembrano i principali bersagli del prossimo cambio di rotta. La società guidata da Paolo Ardoino non sembra voler restare con le mani in mano e introduce novità il cui impatto potrebbe essere epocale.

Il 30 giugno entrano in vigore le regole del MiCA su RWA e stablecoin


Il termine fissato per l’entrata in vigore ufficiale del MiCA è il 30 dicembre 2024. Fanno eccezione però le regole dei titoli III e IV sui “token collegati ad attività” e “token di moneta elettronica”, che saranno effettivi a partire dal 30 giugno.

Nella prima tipologia ricadono i cosiddetti RWA, real world asset, token archiviati su blockchain il cui valore è legato a un sottostante, cioè beni che esistono nel mondo reale.

I token di moneta elettronica invece si riferiscono direttamente alle stablecoin il cui valore è ancorato direttamente a quello di una valuta ufficiale, come l’euro o il dollaro.

Il regolamento europeo che mira a diventare un punto di riferimento su scala globale, non vede di buon occhio le stablecoin ritenute più o meno velatamente una minaccia allo status quo. In particolare sarebbero colpevoli di delegittimare il valore dell’euro digitale e compromettere la stabilità monetaria.

Perché l’UE si accanisce contro le stablecoin?


Già protagoniste di clamorosi crolli, come nel caso dell’epocale crollo di UST, la stablecoin algoritmica nata dal fallito progetto Terraform Labs, le stablecoin sono spesso sotto il mirino del legislatore.

Le stablecoin vantano anche una pessima fama anche per quanto riguarda il loro impiego per il finanziamento di attività criminali, terrorismo. USDT, per esempio, emerge come la valuta d’elezione per aggirare le sanzioni disciplinari applicate a determinate nazioni come la Russia.

Anche il nuovo regolamento europeo sulle cripto-attività si propone di stringere la vigilanza sulle stablecoin e le società emittenti con l’intento di alzare l’asticella della sicurezza per i consumatori.

Il MiCAR ora prevede che solo gli enti creditizi e gli istituti di moneta elettronica possano emettere stablecoin.

Inoltre, sono previsti obblighi informativi e requisiti molto rigorosi in merito a dispositivi di governance, fondi propri, riserve di attivo e investimenti.

La nuova disciplina diventa rigida nei confronti dei token usati come mezzo di scambio, e impone il divieto assoluto all’applicazione degli interessi legati ai token.

Uno degli aspetti più controversi delle regole previste dal MiCA riguarda i parametri relativi ai depositi per garantire il valore dei token. Gli emittenti di stablecoin, in generale, dichiarano di possedere pari attivo che garantisce il valore dei propri token il cui valore è direttamente ancorato a quello di una valuta corrente.

Il più delle volte il valore è legato a titoli del tesoro non vincolati, quindi pronti a essere convertiti in liquidità all’occorrenza.

La nuova norma prevede invece che il collaterale a garanzia del valore delle stablecoin non possa essere inferiore al 30% del valore di mercato che gli emittenti di stablecoin dichiarano di possedere.

La faccenda si complica nel caso di progetti come Tether la cui capitalizzazione di mercato supera i 112 miliardi di dollari.

Le obiezioni di Tether alle nuove disposizioni comunitarie sulle stablecoin


Essendo la principale parte in causa, non si sono fatte attendere le obiezioni di Tether nei confronti delle nuove regole sancite dall’Unione Europea in fatto di stablecoin. Il CEO Paolo Ardoino ha commentato che non è saggio vincolare le riserve di valore a contanti, soggetti a inflazione.

Le banche, ha ricordato Ardoino, possono fallire come nel caso del crack della Silicon Valley Bank. Il regolamento europeo prevede che i depositi presso le banche siano tutelati dalla Banca Centrale solo fino a 100.000 euro, bazzecole rispetto agli oltre 112 miliardi di capitalizzazione di Tether.

Le riserve di valore di Tether, invece, sono collegate soprattutto a obbligazioni governative statunitensi a breve termine. Si tratta della versione più vicina ai contanti in termini di liquidità ma estremamente più sicure rispetto ai depositi di contanti.

Intanto, Tether non è rimasta con le mani in mano e pianifica da tempo il lancio di una nuova stablecoin stavolta ancorata al valore dell’oro.

Si tratta di Alloy (aUSDT), il cui valore è legato direttamente a quello del prezioso metallo.

L’innovazione sta proprio nel fatto che questa nuova stablecoin sia ancorata alla stabilità della valutazione dell’oro. In questo modo, ogni token aUSDT sarà garantito per eccesso da XAUT e cioè la stablecoin di Tether ancorata al valore del dollaro.

In più, l’ancoraggio tra aUSDT e XAUT non sarà 1 a 1, ma garantito da una quantità di oro che supera il valore effettivo del singolo token.

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