Hong Kong assegna la prima licenza exchange ad HashKey

Sauro Arceri
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Secondo un comunicato stampa rilasciato giovedì 3 agosto, HashKey Exchange ha fatto un importante passo avanti come centro finanziario all’avanguardia per gli asset digitali, diventando la prima piattaforma di trading autorizzata a operare nella città di Hong Kong.

La società, che ha ricevuto l’upgrade delle licenze esistenti, potrà ora fornire i suoi servizi agli investitori al dettaglio. La Securities and Futures Commission (SFC) non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale in merito.

Questo è un importante sviluppo per Hong Kong, che a giugno ha adottato un quadro normativo obbligatorio per le criptovalute cercando di attrarre investimenti e consolidare la sua posizione nel settore degli asset digitali.

A differenza degli Stati Uniti, che hanno adottato una politica restrittiva nei confronti delle criptovalute, Hong Kong ha attirato un notevole interesse, ma fino ad ora non ha visto grandi investimenti nel settore a causa delle difficoltà legate al crollo del mercato avvenuto nel 2022.

HashKey Exchange, insieme alla rivale OSL, è stata la prima tra le due piattaforme di scambio di criptovalute a ottenere le licenze nell’ambito del programma di aggiornamento delle precedenti licenze.

L’HashKey Group, con interessi che spaziano dal finanziamento di rischio alla gestione degli asset e al trading, è stata oggetto di notizie riguardo alla possibilità di una raccolta di fondi da 100 a 200 milioni di dollari con una valutazione superiore al miliardo di dollari, secondo rapporti di Bloomberg News a maggio.

Hong Kong apre alle criptovalute, ma nel rispetto delle regole


Le nuove regole di Hong Kong consentono agli exchange di criptovalute di offrire servizi sia ai privati sia alle istituzioni, a condizione che rispettino le licenze che mirano a contenere le pratiche rischiose che hanno portato al crollo del mercato nel 2022 e al collasso della piattaforma FTX.

Gli investitori al dettaglio possono accedere solo a una selezione di monete digitali di maggiore dimensione, come Bitcoin ed Ether, che sono presenti in almeno due indici accettabili e investibili. Inoltre, le aziende devono rispettare rigorosi requisiti di valutazione del rischio, copertura assicurativa e custodia degli asset, il che potrebbe comportare un aumento dei costi operativi.

Dopo il crollo dei prezzi delle criptovalute del 2021 e la conseguente perdita di posti di lavoro, le aziende del settore sono prudenti riguardo ai nuovi investimenti.

Un sondaggio condotto da Bloomberg a maggio ha mostrato che 15 grandi società di asset digitali, tra cui le principali borse con la maggior parte dei volumi di scambio di criptovalute, non hanno ancora sviluppato piani di investimento specifici per Hong Kong. Nonostante ciò, diverse società, tra cui Huobi, OKX e Amber Group, hanno dichiarato di avere intenzione di richiedere le licenze.

Hong Kong, oltre a offrire un mercato locale, potrebbe diventare un canale di accesso alla ricchezza cinese, soprattutto se Pechino dovesse allentare il divieto di trading di criptovalute sul continente.

Mentre l’Asia si sta rivelando una regione di crescente interesse per l’industria degli asset digitali, con Giappone, Singapore e Corea del Sud che stanno affinando le loro normative, altre giurisdizioni come Dubai e l’Unione Europea stanno cercando di attrarre le imprese di criptovalute. Negli Stati Uniti, invece, il panorama delle criptovalute è ancora incerto, con sentenze contraddittorie, conflitti tra agenzie di regolamentazione e controversie sulla legislazione proposta.

 

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