ChatGPT e la macchina per fare i compiti di Gianni Rodari

Christian Boscolo
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La letteratura e il cinema hanno spesso anticipato temi e tecnologie che in seguito sono diventati realtà, come ad esempio quello dell’intelligenza artificiale, che oggi utilizziamo quotidianamente.

Il successo di ChatGPT ha avuto un impatto dirompente non solo dal punto di vista tecnologico ma anche sociale, con un utilizzo in continua crescita in tutto il mondo.

Una tecnologia così potente ha sollevato anche diversi interrogativi sulla sua pericolosità, tema sui cui si stanno interrogando le maggiori potenze mondiali.

Diventeremo tutti asini con ChatGPT?


Anche la Scuola, intesa come istituzione in tutto il mondo, si è dovuta misurare con l’avvento di ChatGPT, compagno preferito dei giovani di tutto il mondo come supporto strategico per le varie materie scolastiche.

Un supporto che per la verità gli istituti scolastici non hanno apprezzato, decidendo di bandire ChatGPT dalle scuole.

La preoccupazione è che ChatGPT possa essere utilizzato per evitare di studiare visto che fornisce, almeno sulla carta, la risposta a tutti i problemi.

La Macchina per fare i compiti, di Gianni Rodari


Eppure una domanda simile deve essersela fatta anche il famoso scrittore italiano Gianni Rodari che, tra il 1950 e il 1980 ha scritto questo racconto breve: La macchina per fare i compiti, che in qualche modo anticipa i temi dell’IA:

Un giorno bussò alla nostra porta uno strano tipo: un ometto buffo vi dico alto poco più di due fiammiferi. Aveva in spalla una borsa più grande di lui. Ho qui delle macchine da vendere disse. Fate vedere – disse il babbo.

Ecco, questa è una macchina per fare i compiti.  Si schiaccia il bottoncino rosso per fare i problemi, il bottoncino giallo per svolgere i temi, il bottoncino verde per imparare la geografia: la macchina fa tutto da sola in un minuto.

Compramela, babbo!-dissi io. -Va bene, quanto volete? -Non voglio denari-disse l’omino. – Ma non lavorerete mica per pigliar caldo! -No, ma in cambio della macchina voglio il cervello del vostro bambino – Ma siete matto!- esclamò il babbo. -State a sentire, signore –disse l’omino, sorridendo. -Se i compiti glieli fa la macchina, a che cosa gli serve il cervello? -Comprami la macchina. Babbo! Implorai. – Che cosa ne faccio del cervello? Il babbo mi guardò un poco e poi disse: Va bene, prendete il suo cervello.

L’omino mi prese il cervello e se lo mise in una borsetta. Com’ero leggero, senza cervello! Tanto leggero che mi misi a volare per la stanza, e se il babbo non mi avesse afferrato in tempo sarei volato giù dalla finestra. -Bisognerà tenerlo in gabbia- disse l’ometto. -Ma perché? -domandò il babbo. -Non ha più cervello, ecco perché. Se lo lasciate andare in giro, volerà nei boschi come un uccellino, e in pochi giorni morirà di fame!

Il babbo mi rinchiuse in una gabbia, come un canarino. La gabbia era piccola, stretta, non mi potevo muovere. Le stecche mi stringevano tanto che… alla fine mi svegliai spaventato.

Meno male che era stato solo un sogno!  Vi assicuro che mi sono subito messo a fare i compiti.

Gianni Rodari –  Fonte: Collettiva.it

Insomma, Rodari aveva una grande capacità di mescolare fantasia e realtà, creando storie che erano sia divertenti che educative, ed è noto per la sua capacità di scrivere racconti che non solo intrattengono ma educano e ispirano i giovani lettori.

L’ispirazione che viene da Rodari non è repressiva, ma volta a fa comprendere al lettore quale sia la morale della storia.

La caccia alla streghe non aiuta nessuno


Del resto la caccia alle streghe non ha mai giovato a nessuno. Prima dell’intelligenza artificiale anche altri strumenti elettronici erano stati visti con scetticismo, a partire dalla calcolatrice negli anni ’70.

Negli anni ’70 e ’80, l’introduzione delle calcolatrici nelle scuole fu oggetto di dibattito. La loro accettazione variava a seconda dei Paesi, delle istituzioni e dei singoli insegnanti.

Molti educatori erano preoccupati che l’uso delle calcolatrici potesse minare l’apprendimento delle abilità matematiche di base da parte degli studenti. C’era la preoccupazione che gli studenti potessero diventare troppo dipendenti dalle calcolatrici e non imparare a fare calcoli manualmente.

Oggi utilizziamo i computer e le calcolatrici anche scuola, così come in un prossimo futuro utilizzeremo l’intelligenza artificiale in ogni ambito.

Diventerà uno strumento nelle mani dell’uomo e sarà l’uomo a decidere come usarlo. Ma senza paura di perdere il cervello…

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