La UE avverte: il 90% del trading crypto è nelle mani di pochi exchange

Christian Boscolo
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L’ESMA – European Security and Market Authrority –  l’organismo incaricato di mantenere la stabilità del sistema finanziario dell’UE, ha messo in guardia gli utenti sull’elevata concentrazione delle attività di trading in un numero limitato di exchange. In particolare, Binance, da solo, controlla circa la metà dell’intero mercato.

L’analisi dell’Autorità europea degli strumenti finanziari ha rivelato che 10 exchange gestiscono  il 90% di tutti gli scambi di criptovalute.

Inoltre, il rapporto ha individuato variazioni significative di liquidità, con una tendenza degli exchange più grandi ad avere livelli di liquidità più elevati.

“Se da un lato tutto questo potrebbe essere vantaggioso dal punto di vista dell’efficienza (grazie alle economie di scala), dall’altro desta notevoli preoccupazioni. Cosa succederebbe al mercato nel caso di un guasto?”, ha dichiarato l’ESMA.

Il regolamento MiCA non ha stimolato l’adozione dell’euro nelle criptovalute


Un esame delle valute fiat utilizzate nel mercato delle criptovalute ha rivelato una forte dipendenza dal dollaro USA e dal won sudcoreano. Insomma, al momento l’euro gioca un ruolo marginale, e viene utilizzato solo nel 10% delle transazioni.

Nonostante l’attuale mancanza di impatto, l’ESMA prevede che il MiCA diventerà un catalizzatore di crescita al momento della sua attuazione, nel 2024.  La previsione deriva dal fatto che il MiCA si concentra sulla protezione degli investitori all’interno del mercato.

L’ESMA contesta lo status di bene rifugio delle criptovalute


L’ESMA ha inoltre messo in discussione l’idea che le criptovalute fungano da rifugio sicuro durante i periodi di difficoltà dei mercati.

Il rapporto ha individuato un certo grado di correlazione tra criptovalute e azioni, evidenziando al contempo l’assenza di una relazione coerente con l’oro, un bene rifugio riconosciuto.

Exchange: sedi poco chiare


Il regolatore ha anche evidenziato che l’opacità intrinseca delle transazioni in criptovalute rende difficile individuarne l’origine.

Eppure, una parte significativa degli scambi di criptovalute risulta essere situata in giurisdizioni caratterizzate come paradisi fiscali.

Secondo l’ESMA, circa il 55% delle transazioni viene effettuato su exchange autorizzati ai sensi del quadro VASP dell’UE. Tuttavia, è probabile che una parte sostanziale di queste transazioni avvenga al di fuori dell’Unione Europea.

Bitcoin, Ether e Tether dominano il mercato delle criptovalute


Il rapporto ha inoltre rilevato che l’aumento del numero di asset crittografici scambiati attivamente dal 2020 non ha attenuato la “concentrazione” del mercato.

A partire da dicembre 2023, solo tre criptovalute – Bitcoin (BTC), Ether (ETH) e la stablecoin Tether (USDT) – valgono il 74% della capitalizzazione di mercato totale, e il 55% del volume degli scambi annuali.

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